Nessuna smentita ci risulta sia ancora giunta alla notizia uscita il 2 agosto scorso a firma Matteo Pandini, sul quotidiano di centrodestra Libero, a proposito di una presunta e già ben avviata trattativa che sarebbe in corso tra Oscar Giannino, ed il suo nascente movimento, e la Lega Nord di Roberto Maroni.

L’ex direttore di Libero Mercato ed editorialista economico di varie testate, tra cui Panorama, ha presentato nei giorni scorsi un “manifesto politico” di impronta liberista i cui contenuti sono per i liberali ampiamente condivisibili, ma i misteri che circondano la sua eventuale discesa in campo, ed a capo di cosa, lasciano ancora molto perplessi. Certamente da liberali siamo anche noi convinti sia necessario che si coaguli in Italia un’area politica che finalmente rappresenti lo  schieramento laico e liberale e che questa area sia la più vasta possibile, ma notizie come quella diffusa da Libero, e mai  finora smentita da alcuno, sembrano in antitesi con i buoni propositi del “manifesto”.

Di certo la Lega  Nord non ha mai rappresentato istanze liberali e negli ultimi anni in cui è stata al governo s’è sempre opposta a tutte le più importanti riforme in senso liberale dello Stato. Non solo, ma dopo gli scandali dei mesi scorsi il partito di Bobo Maroni sembra essersi ancor più arroccato nelle posizioni secessioniste e populiste, riscoprendo gli aspetti razzisti ed estremisti più funesti della sua “sottocultura” politica. Cosa ha a che fare il secessionismo leghista con un manifesto liberale? Nulla, a meno che il manifesto liberale non nasconda altri e meno nobili e dichiarabili fini.

Alcuni dei personaggi coinvolti nell’operazione Giannino infatti lasciano purtroppo immaginare un altro scenario possibile, ovvero che almeno una parte del movimento d’opinione che si muove dietro al giornalista economico (erroneamente presentato come economista) sia in realtà formata da sherpa del cavaliere di Arcore inviati per  recuperare una parvenza liberale al Pdl, ormai a mio avviso irrimediabilmente perduta, e lanciare al contempo un ponte verso la Lega nell’intento di tornare quindi alla vecchia alleanza crollata a fine 2011.

Se così fosse, il dovere di ogni vero liberale sarebbe non solo di dissociarsi da tale disegno, ma di cercare di impedirne il compimento ad ogni costo. E’ stata infatti proprio l’appropriazione indebita dell’etichetta politica liberale da parte di Lega e Pdl, che liberali non sono mai stati, ad impedire che in Italia si formasse, come in gran parte d’Europa, uno schieramento moderato liberaldemocratico serio, decoroso ed affidabile.

Naturalmente questo è pensar male, e forse è peccato, ma come diceva Andreotti è anche facile che il pensar male porti  vicino al vero. Personalmente, spero di sbagliare perché in fondo reputo Giannino una risorsa per i liberali che sarebbe un peccato fosse bruciata in uno dei soliti trucchi per rilanciare politicamente uno stracotto Berlusconi. Quello che quindi, da Liberali fiduciosi, chiediamo a Oscar Giannino è di chiarire le sue intenzioni, di dichiarare pubblicamente che non è sua intenzione fare accordi con la Lega; dichiari che quella stagione penosa per l’Italia è definitivamente tramontata e che quello che si vuol costruire oggi è un nuovo fronte politico distante e lontano da quei fantasmi; dica di voler davvero riportare le istanze liberali sui tavoli di discussione di Parlamento e Governo e di volerlo fare coi Liberali. Che Giannino dica allora con chiarezza con chi vuole applicare il programma del suo manifesto e sappia che, per un tentativo serio e onesto, i Liberali potrebbero essere disponibili a collaborare ma certo mai per vendere l’anima al diavolo in cambio di qualche seggio parlamentare.

© Rivoluzione Liberale

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