Si è concluso a Mosca il processo alle tre ragazze del gruppo musicale chiamato Pussy Riot che ebbero l’ardire di contestare platealmente il premier russo Vladimir Putin, con una canzoncina dissacrante, durante una cerimonia religiosa in una chiesa ortodossa a Mosca. Le tre ragazze sono state condannate, nonostante le prese di posizione a loro favore da tutto il mondo, ad una pena pesante di ben due anni di reclusione. A nulla sono servite le clamorose manifestazioni di solidarietà di personaggi internazionali famosi, tra cui Madonna in turnè proprio in Russia, né le manifestazioni di tanti Russi davanti al tribunale, dove è stato fermato dalla polizia tra i manifestanti anche il famoso scacchista Kasparov.
L’episodio però è un grave colpo d’immagine per il premier russo, perché ricorda al mondo che dietro a quell’immagine accuratamente costruita a tavolino c’è in fondo sempre l’ex capo del KGB sovietico. L’origine del potere di Putin infatti ha ancora le sue radici ben piantate nella storia dell’impero sovietico e del regime comunista, da cui derivano anche i suoi personali interessi economici in colossi industriali come ad esempiola Gazprom. C’è infatti nel rapporto che Putin ha tra potere politico e potere economico una singolare similarità col conflitto d’interessi che caratterizzava la condizione del Silvio Berlusconi premier in Italia, forse non a caso grande amico del leader russo. In effetti le proprietà dei leader politici russi – ed ex dignitari sovietici – deriva da una spartizione tra ex membri del partito comunista di quote “privatizzate” delle aziende pubbliche dell’URSS.
La vicenda delle Pussy Riot evidenzia anche il rapporto di assoluta insofferenza che Putin ha verso l’opposizione, o meglio la contestazione, al suo potere. Certamente non è questa la vicenda più clamorosa in merito, assai più inquietante fu l’omicidiodi AnnaPolitkovskaia, giornalista russa molto esposta nelle accuse degli eccessi perpetrati da Putin nella guerra in Cecenia e finita assassinata da un killer, ancora ignoto, che la freddò nell’ascensore della sua casa a colpi di pistola. Eppure il mondo occidentale ancora guarda a Putin come ad un partner, o quantomeno ad un interlocutore democratico e pacifico, nonostante difenda ancora despoti indifendibili coma il siriano Assad o dopo cruente guerre lampo d’invasione nei confronti di stati vicini, come la Georgia, che ricordava nei modi l’invasione di Hitler della Polonia. Forse sarebbe più prudente e più giusto prendere Putin, ed il suo sistema di potere, per quello che è, ovvero qualcosa ancora assai lontano dalla democrazia come la si dovrebbe intendere.
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Il lupo perde il pelo ma non il vizio, e un vecchio agente del KGB resta sempre un agente del KGB, nonostante il maquillage democratico.Peró attenti: Putin rappresenta, che ci piaccia o no, la Russia maggioritaria e profonda, e la Russia é una delle grandi potenze mondiali colle quali dobbiamo convivere e con cui dobbiamo avere rapporti economici importanti e fruttuosi. Tutti deploriamo la Guerra Fredda ma, in fondo, siamo tentati di ritornarvi. Ma quanto é necessario – difficile – convivere. Ancora una volta, dobbiamo mentenere un giusto equilibrio tra il generale interesse alla pace e alla collaborazione economica e la giusta antipatia per regimi intolleranti del dissenso. Deplorevole é, casomai, la cieca, acritica amicizia, che é una forma di assorvimento, alla Berlusconi (ma l’aveva dimostrata anche a Gheddafi!). Poca simpatia per Putin, molta per la Russia,´dunque, e poca anche per le Pussi Riot, non per il dissenso che legittimamente esprimono e che in tutto il mondo occidentale sarebbe rispettato e acclamato, ma per la maniera che hanno scelto per manifestarlo: l’offesa ai simboli della religione, che é gratuito insulto ai sentimenti e alle convinzioni di milioni di persone, e sa di deliberata ricerca di provocazione e vittimismo. Quelle brave ragazze, se vogliono manifestare un pensiero politico, lo facciano nelle forme civili che persino in Russia sono possibili e lascino stare crocifissi e chiese.
Non sono del tutto d’accordo con Giovanni Jannuzzi, non si tratta di poca simpatia per Putin, ma di denuncia di un regime che a tutt’oggi non è nè democratico nè lontanamente liberale. Ennesima dimostrazione viene, come ho riportato nell’articolo, il fermo ed il pestaggio dell’ex campione di scacchi Kasparov che stava solo rilasciando una intervista. Questo video dimostra come protestare pacificamente in Russia non sia ancora una cosa possibile (http://corriere.it/russia-nuovo-video-scagiona-kasparov-/07642122-eac9-11e1-844e-2ddbe2183fb0)