Nella Repubblica Islamica dell’Iran, l’alcool è proibito tanto che i consumatori rischiano di essere fustigati, messi in prigione o addirittura condannati a morte in caso di recidiva. Ciò nonostante (gli iraniani sono grandi bevitori), sembrerebbe che alcoolismo e traffico di alcolici devastino il Paese.
Il divieto di bere alcolici ha fatto nascere un mercato nero di dimensioni incommensurabili. Le stime indicano più di 200 mila trafficanti e sembrerebbe che 800 milioni di dollari vengano spesi ogni anno in questa economia parallela. La polizia ha anche registrato un aumento del 70% delle quantità di alcool confiscate. In Iran, ai tempi dello Shah, l’alcool era consumato dalla popolazione persiana tanto quanto gli occidentali. Nel 1979, la Rivoluzione ne ha vietato la vendita per confermare e rafforzare i legami con la cultura islamica. Oggi, vengono organizzate dalle élites di Teheran feste “segrete”. Le classi meno abbienti sono invece costrette a consumare distillati “caserecci” fatti con alcool di pessima qualità mischiato a prodotti chimici altamente tossici. Decine di persone muoiono per questo ogni anno.
Il traffico è molto remunerativo e la richiesta altissima, per questo i rivenditori percorrono in lungo e largo il Paese. Molti di loro lavorano alla luce del sole, utilizzando per le “consegne” espedienti degni di un film di spionaggio di tutto rispetto. La notte, la polizia morale pattuglia le strade per intercettare le ronde di trafficanti. Alcuni di loro sono ex professionisti, che nulla hanno a che vedere con il profilo del criminale tipo. Se fossero presi, rischierebbero la vita.
In Iran, il violare la legge del bere può arrivare a multe salatissime, una pena da scontare in prigione e dei colpi di frusta per aver deriso le regole dell’Islam. Qualcuno però viene anche condannato a morte perché il governo considera il consumo di alcool non solo un crimine, ma anche un peccato. La “tolleranza” ha i suoi limiti, alla terza condanna per consumo di alcolici, non c’è scampo, si arriva alla pena capitale. Ma se da una parte questa pena estrema sembri eccessiva, dall’altra dimostrano la presa di coscienza di un problema di salute nazionale. Non si nega più l’evidenza, l’alcoolismo e soprattutto la fabbricazione senza controllo di alcolici sofisticati sono diventati un vero dramma nazionale. Il co-ministro della Sanità, Baqer Larijani ha dichiarato poco tempo fa, “riceviamo a volte dei rapporti dagli ospedali e dai medici sul consumo di alcolici nei quartieri a sud di Teheran. Lì vivono persone con redditi bassissimi, e questo per noi è fonte di preoccupazione”. Questo tipo di annuncio è eccezionale per un Paese come l’Iran. Un altro responsabile riconosce pubblicamente un problema legato al consumo di alcool. E non un altro funzionario qualunque: Larijani è anche il fratello del Presidente del Parlamento, una delle più alte cariche della Repubblica islamica. A margine di una cerimonia che si è tenuta perla Giornata Internazionalecontro gli Eccessi di Droga e Traffici Illeciti, il Ministro della Sanità Marzieh Vahid Dastjerdi ha dichiarato che il Governo aveva “preparato un piano per trattare il problema dell’alcolismo e ridurre il consumo di alcolici nella società”.
Secondo Hossein Ghazian, eminente sociologo iraniano, incarcerato nel 2002 per una “vasta campagna di propaganda controla Repubblica Islamicadell’Iran”, l’aumento del consumo di alcolici è legato al potere islamico. Secondo il professor Ghazian, se molte persone consumano alcool, significa che la popolazione non è poi così islamizzata come vuol far credere il Governo. Viene da chiedersi, allora perché tollererebbe questo tipo di Governo? Alla base ci sono veri e propri problemi sociali, non semplici problemi teologici. Per lo specialista, l’islamizzazione della società è rimessa in questione, in un certo senso è l’ammissione di un fallimento da parte del Governo. L’Iran è anche toccato da grandi problemi di dipendenza da droghe. Vicino all’Afghanistan dove transitano papaveri ed eroina destinati alla Russia, le statistiche ufficiali riportano che in Iran ci sarebbero 1,2 milioni di consumatori di oppio e di eroina. Alcune ONG stimano che queste cifre siano sottovalutate.
Per i detrattori dell’Iran, queste sarebbero le prove che la teocrazia iraniana è imposta con la forza e non genera che problemi sociali. Ma questa presa di posizione va smussata. I Paesi occidentali o la Russia hanno gli stessi problemi in proporzioni ancora più inquietanti. Inoltre, i sociologi affermano all’unanimità che la crisi finanziaria che coinvolge le economie occidentali provoca un impoverimento che contribuisce all’aumento del consumo di droga. Droga e alcool in Iran sono un male moderno comune a molti Stati.
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