Dopo il prologo della scorsa settimana, continua la cronistoria della Lega.

A seguire il primo passo falso verso il degrado politico del partito ne arriva un secondo. Con l’alleanza del 1994 Bossi compie l’altro errore. Questo tipo di identificazione non si addice di certo ad un partito autonomista ed indipendentista, soprattutto se nella coalizione sono presenti partiti come l’MSI (futura Alleanza Nazionale) che hanno sempre fatto del centralismo e dell’unità nazionale i loro caposaldi. E tali scelte costarono a Bossi innumerevoli emorragie tra le fila del partito che aveva già iniziato a perdere di vista lo scopo per cui era nato.

Per tutti gli anni novanta comunque la Lega s’impegnò nel tentativo di ridistribuire tra i vari enti il potere dello Stato centrale ed ottenne nelle regioni del Nord risultati elettorali strabilianti. Ma il primo cambiamento d’intenzioni non tardò ad arrivare e già nel primo Governo Berlusconi gli interessi elettorali prevalsero su quelli ideologici.

Sul tentativo di dotare il nostro paese di un sistema pensionistico più sostenibile, Bossi pose il veto facendo cadere dopo pochi mesi il nuovo governo. Da qui la storia comincia a cambiare: inizia il valzer delle alleanze politiche. Prima l’appoggio al governo tecnico col centro-sinistra, poi da soli e poi di nuovo con Berlusconi.

L’anno chiave però è il 2004 quando inizia il lento ed inesorabile declino della Lega, dove i cani sciolti, prima tenuti a bada da Bossi, si lasciano andare a deliri di ogni genere trasformando quell’accettabile folclore tipico dei partiti territoriali in sceneggiate di pessimo gusto. L’ictus che colpì Umberto Bossi in quell’anno è lo spartiacque che segna la fine della sua leadership. Troppo debole per far rispettare la sua legge ha lasciato che i personaggi che fino ad allora camminavano nell’ombradi reUmberto, ora venissero allo scoperto.

Ricordiamo benissimo le “mille imprese di Calderoli”, dalle magliette con insulti all’islam, alle passeggiate con un maialino sul terreno dove avrebbero dovuto costruire una moschea.

Abbiamo assistito alle proteste di Borghezio, alle bandiere italiane bruciate dai militanti e a festeggiamenti in Parlamento a pane e mortadella dopo la caduta del Governo Prodi.

Ma lo stesso Bossi, persa la trebisonda, ha inaugurato gli ormai celebri e più volte citati dito medio e celodurismi, segno di un degrado politico e morale di un partito in completo sbando. Il movimento padano inizia così una lenta caduta.

Lo si nota quando nel 2008 stringe un patto elettorale con l’MPAdi RaffaeleLombardo. In questo caso la giustificazione dell’alleanza è data dalla natura autonomista dei due movimenti, che – sulla carta – intendono perseguire assieme per le rispettive aree geografiche. Dopo anni passati a denigrare meridione e meridionali, a tratti con note xenofobe, Bossi decide di “allearsi con il nemico”. Certamente, se dal punto di vista elettorale poteva sembrare una buona strada, di certo questo atteggiamento non è piaciuto a gran parte dei militanti e dei dirigenti stessi.

L’inesorabile scivolamento verso il basso rimane praticamente sommerso fino alla caduta dell’ultimo governo Berlusconi nel novembre 2011.

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1 COMMENTO

  1. Grazie per aver messo in evidenza tutte le miserie di un movimento politico rozzo e volgare, responsabile maggiore dell’imbarbarimento del costume politico, poi malmenato da Berlusconi e ora ridotto in polvere dai Grillo, Di Pietro e co. Speriamo che il declino sia irreversibile e releghi la Lega a quello che deve essere, un partito locale atto tutt’al più a governare piccoli e medi comuni.

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