Non è un grande segreto il fatto che molti, nell’attuale panorama politico italiano, confidino che anche dopo le elezioni del 2013 ci siano le condizioni per una prosecuzione delle “larghe intese” su cui si basa il governo attualedi MarioMonti.
Nonostante le smentite infatti è nelle speranze di troppi che dalle prossime elezioni non esca un vero vincitore e si ripresenti di nuovo la necessità della grande ammucchiata, un po’ per garantire l’ingresso nelle sale dei bottoni anche a chi sa già di perdere, come il centrodestra, e un po’ per dividere le responsabilità di una situazione economica che potrebbe quantomeno non migliorare, e questo pare essere il caso del centrosinistra.
Emblematica è la posizione del Pdl sulle larghe intese, Frattini e Pisanu le auspicano, La Russa e Cicchitto le aborrono, Alfano le esclude, Berlusconi forse no. Lo stesso quotidiano di centrodestra “Libero”, ben informato sulle cose del Pdl, ha palesato nei giorni scorsi il gradimento dell’ex premier per questa soluzione. La parte di Pdl-exAN, ma non solo – che invece questa soluzione non la gradisce affatto – sa che sarebbe la tomba politica per molti di loro, e per il partito in generale, anche se probabilmente consentirebbe per un’altra legislatura a Berlusconi di poter difendere in parlamento efficacemente i suoi personali interessi e siccome la vera mission del Pdl, in fondo, è assecondare l’interesse personale del suo padre-padrone credo che i protestatari avranno pochissima voce in capitolo.
Le larghe intese – con un governo più o meno tecnico, magari non proprio un Monti-bis ma quasi – toglierebbero parecchie castagne dal fuoco anche a chi le elezioni potrebbe anche vincerle, ovvero il centrosinistra. A Bersani in fondo l’idea di andare al governo nel bel mezzo di una crisi economico-finanziaria come quella attuale, tutt’altro che in fase di risoluzione, non fa fare salti di gioia e poter continuare a dividere con gli avversari le responsabilità di politiche di “lacrime e sangue” potrebbe essere anche la soluzione meno scomoda.
Resta la posizione di Casini, da sempre entusiasta sostenitore di Supermario, che da buon democristiano nelle grandi ammucchiate ci sguazzerebbe volentieri, trovandovi lo spazio politico di manovra che gli occorre per non prendere mai una posizione chiara, ma quella che di volta in volta fa più comodo.
Paradossalmente la grande ammucchiata farebbe comodo pure a Beppe Grillo, garantendogli la comoda possibilità di restare opposizione rumorosa, a cui non verrà richiesto di passare dall’ingiuria alla proposta.
Davanti a questo scenario l’area liberale, laica e repubblicana, magari con ciò che resta di Fli, dovrebbe cominciare a pensare ad organizzarsi e far quadrato, perché ad un’altra stagione di governo ABC probabilmente non sopravvivrebbe, come del resto non sopravvivrebbe, con molta probabilità, pure il Paese.
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Per una volta non sono d’accordo: primo, non chiamerei con il termine spregiativo di “ammucchiata”, quella che é e potrá essere in futuro, una non ignobile convergenza diretta a sostenere l’unica linea possibile in una situazione di crisi; secondo: non credo si possa uscire dalla crisi con ricette e maggioranze di destra e meno che mai di sinistra, mentre il Paese necessita per vari anni ancora di un’azione di risanamento non facile, persino dolorosa, che per questo richiede la compartecipazione delle maggiori forze politiche e non il ritorno a una rumorosa e letale contrapposizione come quelle che abbiamo avuto fino a novembre scorso; terzo: non vedo perché, in una situazione sostanzialmente “centrista” e con politiche vicine a quelle liberali, debbano sparire proprio le forze liberali e di centro, al di lá di meri calcoli di forza parlamentare. In realtá, guardando al governo futuro, mi vengono i brividi a pensare che potrebbe essere nelle mani di un Bersani ostaggio di Vendola e della Camusso, o di un PDL ostaggio della Lega. Ma le esperienze del bipolarismo con Berlusconi e Prodi non ci hanno davvero insegnato niente? Penso che l’Italia e l’Europa intera starebbero piú tranquille se al timone rimanesse una persona come Mario Monti, poco importa se con un governo tecnico o (come preferirei) “politico”, colla partecipazione di esponenti seri e capaci delle tre forze maggiori; o magari come garante dal Quirinale di un governo e di un programma veramente “nazionali” guidato da un Primo Ministro di grande spessore: che impulso darebbe alla nostra ripresa, che rispetto ci varrebbe in Europa e nel mondo! Francamente, non capisco perché la democrazia, che é “governo del popolo”, debba necessariamente identificarsi col “governo di una parte”, che spesso é maggioranza nel Parlamento. ma non nel Paese, per il gioco perverso di premi di maggioranza, alleanze fasulle e legge elettorale ad hoc, e non con un Governo che sia espressione di un ampio spettro di forze politiche, capaci di collaborare per un periodo determinato nell’interesse del Paese, e cioé sia rappresentanza di un buon 60 o 70% di cittadini: come avviene di regola nella civilissima Svizzera e, quando occorre, nell’altrettanto civile Germania. Del resto, vedremo cosa produrranno le elezioni: se una chiara e coesa maggioranza di parte, in grado di governare con efficienza, amen! Altrimenti la grande coalizione non sará figlia della volontá e degli interessi di questo o quell’altro leader politico, ma dell’elettorato nel suo insieme e non si potrá che rispettrarne le conclusioni se non si vuole gettare il Paese nelle braccia dei vari avventurieri all’agguato.
Non volevo esprimere nessun rimpianto del bipolarismo, anzi semmai l’opposto. Ma credo che una situazione di larghe intese, teoricamente utile in caso di crisi, con questi stessi protagonisti, (Berlusconi, Bersani e Casini) non è certamente l’auspicio migliore per il Paese. Abbiamo visto in questi mesi come il punto debole del governo Monti è stata proprio la sua maggioranza, sempre interessata più a spartirsi posti di potere che a fare riforme per il Paese e assai poco liberale. I liberali devono adoperarsi perchè i protagonisti futuri, anche di possibili larghe intese, siano diversi e possibilmente proprio più liberali…altrimenti il loro ruolo diverrà sempre più marginale.