Francoforte – Si è svolto ieri il Consiglio direttivo della BCE, al termine del quale il Presidente Draghi ha annunciato che la Banca Centrale Europea acquisterà titoli di Stato senza limiti di ammontare ad una condizione: che la scadenza dei bond sia raccolta tra gli 1 e i 3 anni; molto bene la reazione dei mercati finanziari. Il concetto fondamentale attorno al quale ruota tutta la manovra è l’irreversibilità della moneta unica; secondo Mario Draghi, presidente della BCE, è ormai giunto il momento di sostenere quei paesi il cui differenziale tra i propri titoli di Stato e i Bund tedeschi è ormai fuori controllo, non tanto per la poca credibilità del singolo paese, ma piuttosto a causa di un mix di speculazione e di instabilità della moneta unica.

Proprio la stabilizzazione dell’euro è l’obiettivo di Draghi, che intende in questo modo dare finalmente un po’ di tranquillità agli Stati più in difficoltà perché attuino in modo più incisivo i propri programmi riguardanti la crescita. Ovviamente, un tale programma di acquisto dei titoli di Stato, alla maniera tedesca, sarà accompagnato, giustamente, da un controllo sulle riforme strutturali e sui budget dei paesi cui verranno acquistati i titoli.

La strategia di Draghi di cui si parla da molto tempo e che ieri è arrivata al suo culmine con il Direttivo, non è stata però immune dalle critiche, nella scorsa settimana, specialmente da parte della Bundesbank. La banca centrale tedesca – la quale si è detta contraria all’acquisto di bond da parte della BCE – si è spinta a dire, nelle scorse settimane, che un tale comportamento potrebbe essere considerato come un finanziamento diretto agli Stati e che la BCE dovrebbe concentrarsi soltanto sulla price stability. In realtà, Draghi, ha precisato, durante la sua audizione a porte chiuse, al Parlamento europeo di qualche giorno fa, che l’acquisto di titoli di stato da parte della BCE ricade sotto una determinata interpretazione giuridica, che considera l’acquisto un elemento di stabilizzazione della moneta unica.

Questa divergenza di interpretazioni, si dice abbia addirittura portato il Presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, sull’orlo delle dimissioni, anche perché il rappresentante tedesco all’interno del board della BCE, il bocconiano Jörg Asmussen, è in linea con il Draghi-pensiero, dunque è possibile che, visto anche le ultime aperture del Cancelliere Merkel all’intervento della BCE, il Presidente della Buba si sia trovato isolato nella sua posizione. In realtà qualche giorno fa la Merkel è intervenuta riguardo a certe voci che volevano la BCE pronta a comprare titoli di stato in maniera illimitata. Ad una riunione del suo partito, la Cdu, Angela Merkel si è detta disposta ad accettare soltanto un piano temporaneo, ma che non preveda acquisti di titoli senza limiti, evidentemente, visti gli esiti del Direttivo della BCE, Draghi non ha risentito delle pressioni tedesche.

La posizione della Cancelliera è in definitiva una conseguenza della più generale visione tedesca del problema, secondo cui un acquisto prolungato di titoli provocherebbe inflazione, in quest’ottica il governo tedesco è e sarà contrario ad ogni tentativo di ammorbidimento dei controlli dei paesi che facciano richiesta di aiuti. Dall’altro lato, invece, favorevoli al piano della BCE sono naturalmente Italia e Spagna, ma anche la Francia di Hollande, che nel bilaterale dei due giorni fa con Mario Monti ha rinsaldato una linea comune su tutti i fronti, Grecia, scudo anti spread e crescita.

Salvare la moneta unica però non sarà soltanto questione di spread, ma significherà, per i leader europei, combattere su più fronti: stabilizzare gli istituti di credito, controllare il deficit e il debito degli Stati membri, stimolare la crescita economica e infine dare fiducia ai mercati finanziari e ai cittadini europei che ci sia una vera e propria prospettiva di successo per uscire dalla crisi.

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