Il forte aumento del carburante pesa sulle tasche di tutti. In molti però pensano che i rincari siano dovuti alla smodata voglia di profitto delle compagnie petrolifere e dei gestori delle aree di servizio. Ma non è proprio così.

Un’analisi dalla CGIA di Mestre descrive la forte influenza esercitata dalle accise sull’oscillazione del prezzo della benzina. Secondo il report in Italia si pagano le tasse sul carburante più alte d’Europa.

“E’ vero – afferma il segretario della CGIA di Mestre Giuseppe Bortolussi – che abbiamo ancora un sistema distributivo troppo parcellizzato ed un numero di stazioni di servizio self service al di sotto della media europea, tuttavia è indubbio che registriamo il prezzo del carburante più caro d’Europa perché il peso delle tasse ha raggiunto in Italia un livello record non riscontrabile altrove”.

Quando facciamo il pieno alla nostra autovettura a  guadagnarci di più è lo Stato. Infatti, i dati emersi dalla comparazione effettuata dalla CGIA di Mestre (riferiti allo scorso luglio) mostrano come su ogni litro di benzina verde il peso delle tasse raggiunto in Italia sia pari a 1,033 euro, ben il 58,1% del prezzo alla pompa. In termini assoluti, salgono sui gradini più bassi del podio anche l’Olanda, con 1,016 euro di imposte su ogni litro ela Grecia, con 1,008 euro/litro.

Anche con riferimento al gasolio la musica non cambia: è sempre il nostro Paese a guidare la graduatoria con 0,905 euro/litro di tasse (53,8% del prezzo alla pompa), seguito da Irlanda (0,791 euro/litro) e Finlandia (0,749 euro/litro).

“Tenuto conto che il 90% delle nostre merci viaggia su strada – prosegue Bortolussi – non è da escludere che nel prossimo autunno ci ritroveremo con un aumento significativo dei prezzi dei principali beni di consumo. Inoltre – conclude Bortolussi – l’ aumento del gasolio avvenuto in queste ultime settimane è un vero e proprio salasso che  sta mettendo in ginocchio tantissimi autotrasportatori italiani. Se a questa situazione si aggiunge il rincaro delle polizze assicurative registrato in questi ultimi anni, la concorrenza sleale praticata dai vettori provenienti dall’Est Europa e il ritardo con cui vengono pagati i trasportatori italiani, con tempi medi che oscillano tra i 180 e i 240 giorni, lo scenario per i nostri camionisti si fa sempre più preoccupante”.

Siamo pienamente coscienti della condizione di difficoltà in cui versano le finanze pubbliche, ma scaricare così pesantemente il costo della crisi sui singoli cittadini potrebbe avere effetti fortemente recessivi e, di conseguenza, controproducenti.

Ci auguriamo che l’allentarsi della morsa dei mercati internazionali a seguito dell’intervento della Bce possa consentire al Governo di alleggerire il carico fiscale (diretto e indiretto) che grava sugli italiani.

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