Una buona legge elettorale è l’immagine di un Paese in sicurezza, che funziona. Il Capo dello Stato ha lanciato il suo ennesimo monito, auspicando “una costruttiva conclusione della legislatura” con la messa a punto di una legge elettorale che sia finalmente in grado di creare “condizioni favorevoli ad una migliore rappresentatività e governabilità del sistema politico-istituzionale”. Non si può attendere oltre, al massimo entro la prossima settimana la partita deve essere chiusa. Il premier tecnico Mario Monti, a sua volta, chiede ai partiti una legge elettorale “che dia voce ai cittadini” e, nel contempo, “consenta il formarsi di governi in grado di governare”.

La situazione è comatosa e i partiti sono divisi (da mesi) su due nodi duri da sciogliere: premio al partito o alla coalizione e preferenze o collegi. I fattori in comune, invece, sarebbero: parità di genere; soglia di sbarramento (5% nazionale e 8% in 2/3 macro-regioni); modifica dei regolamenti parlamentari con norme anti-trasformismo. In pratica il gioco dell’oca della riforma elettorale si estende tra il doppio turno alla francese, preferito dai democratici, e il modello tedesco adattato (75% di collegi uninominali a base proporzionale e 15% di liste bloccate corte più premio al partito del 10%), preferito dai pidiellini. Il modello tedesco (con sbarramento e preferenze) è il più gettonato e sembra che centristi e pidiellini siano ormai decisi a rinunciare al Porcellum introducendo, anche a colpi di maggioranza, un sistema proporzionale. Sono previsti inoltre collegi elettorali ridotti alla Camera e ancora più piccoli al Senato, una soluzione che troverebbe d’accordo anche i leghisti. “Non possiamo attendere all’infinito – ammonisce il leader Udc – il Porcellum va cancellato, non possiamo tirarla ancora per le lunghe dopo i richiami del Capo dello Stato: la soluzione migliore è il sistema tedesco con preferenze”. I piedillini, dal canto loro, approfittano del clima favorevole con i centristi mentre il Pd, diviso al suo interno, sembra relegato in un angolo. Una situazione controversa, quindi, che rischia di ripercuotersi severamente anche sugli equilibri della maggioranza che sostiene il governo Monti, tantoché il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Carlo Vizzini, sottolinea che “occorre un compromesso politico alto e il tedesco rappresenta una mediazione possibile, a patto che ognuno faccia un passo indietro”.

In questo frangente così burrascoso e decisivo la coerenza e il buonsenso liberale – segni indelebili ma labili della tradizione politica del nostro Paese – sono, senza dubbio, degli ingredienti decisivi per la buona riuscita della riforma ma sono, prima di tutto, doti essenziali di politici responsabili che si impegnano a fare il bene del Paese nel pieno rispetto del proprio mandato. Il Paese reale, a sua volta, esige un cambiamento di sistema ma continua a cedere al tranello dei sondaggi, che riducono le scelte di voto ad un mero giudizio di popolarità, con la convinzione che tanto già si sa chi siederà nella stanza dei bottoni. Occorre restituire fiducia a questo Paese.

“Non posso credere che un Paese non sia in grado di esprimere un leader politico in grado di governarlo”, ha commentato il premier in carica di fronte agli amici di Bruxelles e di Berlino con la volontà di rassicurarli e di calmierare i mercati. Al di là dell’ipotesi di un Monti bis, il Professore assicura all’Europa che il cammino intrapreso dal governo tecnico non sarà interrotto e che la riforma elettorale si farà. Tutto ciò serve all’Italia per imporsi all’attenzione europea come un Paese ‘coerente’ schivando, nel contempo, il rischio di aprire una frattura nella tradizione liberaldemocratica italiana.

Il cosiddetto “buonsenso”, ciò che il grande John Locke non esitava a definire “judgment”, ossia la capacità di discernimento – che molto spesso si oppone ad una logica stringente ossia astratta – la capacità di mediare posizioni contrastanti superando in maniera produttiva i punti critici della situazione reale – e quindi contemperando esigenze contrapposte – è ciò che serve a proposito di riforma della legge elettorale (e non solo).

In fondo “il grande merito dei governi liberi in confronto a quelli tirannici – affermava l’illustre presidente liberale Luigi Einaudi – sta appunto nel fatto che, nei regimi di libertà, discussione e azione procedono attraverso il metodo dei tentativi e degli errori”. Occorre però sottolineare e aggiungere – ciò che il buonsenso di Einaudi consapevolmente ometteva, ritenendolo implicito – che nei regimi liberali ‘discussione’ e ‘azione’ procedono sempre di pari passo; i tentativi sono orientati all’interesse generale (e mai agli interessi particolari) ed infine gli errori non rimangono mai tali, ossia sterili, ma si rivelano, al contrario, funzionali ad un continuo e costante miglioramento della politica  e della società, ciò di cui l’Italia ha davvero bisogno.

Occorre restituire al nostro Paese la fiducia nel futuro a partire, ad esempio, dalla partecipazione politica che, al di là delle più moderne e rivoluzionarie forme di partecipazione che la tecnologia ci ha concesso, rappresenta la base fondante del nostro ‘patto di civiltà’, l’unico espediente – come sottolinea John Locke – per cui gli uomini accettano di riunirsi in società e di assoggettarsi al potere politico, “in vista della conservazione della comunità”. “Tuttavia – sottolinea l’illustre padre liberale – essendo il potere legislativo solo un potere fiduciario inteso a certi fini, resta sempre al popolo il potere di destituire o mutare il legislativo quando ritiene che esso agisce in modo contrario alla fiducia in esso riposta. Infatti ogni potere affidato in vista del conseguimento di un fine, è limitato da quel fine; e quindi ogniqualvolta viene manifestamente trascurato o contrastato, la fiducia deve necessariamente venire meno e il potere ritornare nelle mani di coloro che l’hanno conferito, i quali possono di nuovo collocarlo dove giudicano meglio per la loro tutela e sicurezza”. Tale passo del Secondo Trattato sul Governo (1690) sembra diagnosticare le patologie dell’attuale sistema Italia, in cui è forte l’esigenza di restituire ai cittadini il potere di scegliere i propri rappresentanti ma è altrettanto forte l’esigenza di liberarsi di coloro che, minando il suddetto ‘patto di civiltà’, e quindi ‘la conservazione della comunità’, pongono il Paese in uno stato di ‘insicurezza’.

© Rivoluzione Liberale

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1 COMMENTO

  1. Il governo Monti è l’unico esecutivo legalitario della storia della prima e della seconda repubblica italiana.
    Per questo motivo non è stato eletto dal popolo italiano, poiché il popolo sovrano che ama l’illegalità è maggioranza nel paese.
    Gustavo Gesualdo
    alias
    Il Cittadino X

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