Da Cernobbio a Berlino, passando per l’Aia e Strasburgo, si è levato nei giorni scorsi un forte e rinvigorito sentimento europeista che, in un certo senso, ha concluso nel migliore dei modi una settimana di vitale importanza per la sopravvivenza dell’euro e dell’Europa, iniziata con la decisione di Draghi di comprare titoli di Stato potenzialmente in modo illimitato. Partendo dall’Ambrosetti Forum di Cernobbio, classico appuntamento economico di fine estate, gli speaker, uno dopo l’altro, hanno confermato l’irreversibilità della moneta unica e sottolineato come il costo dell’uscita di anche un solo paese dalla zona euro sarebbe proibitivo e va evitato in tutti i modi.

Da Cernobbio fino a Strasburgo l’eco europeista non è svanita, e non poteva essere altrimenti, ma si è anzi rinvigorita con le parole pronunciate dal Presidente della Commissione Barroso davanti al Parlamento europeo riunito in seduta plenaria. Barroso ha, infatti, parlato addirittura di “Federazione degli Stati-Nazione”, invitando i partiti a designare il suo successore e auspicando una revisione dei Trattati per un’Europa più unita e più democratica.

Passiamo ora agli europeisti che non ti aspetti. Dall’Europa del nord, quello della tripla A, ovvero Germania e Olanda, è arrivato forse il segnale più importante. Che Monti sia europeista e che Barroso nel suo discorso sull’Unione parli di più Europa e più coesione non è certo un evento che smuove spread e tassi d’interesse. La decisione della Corte costituzionale tedesca sulla legittimità del fondo dell’ESM (European Stability Mechanism) e le elezioni in Olanda, erano invece eventi sui quali si era concentrata l’attenzione e che potevano, se entrambi positivi, dare una bella spinta verso una maggior coesione europea.

Così è stato, la Corte di Karlsrhue ha dato il via libera, anche se condizionato, all’ESM, dotando di fatto l’Europa di 500 miliardi di euro in più per affrontare la crisi, mentre intanto in Olanda il partito degli euro-scettici è stato sconfitto e si profila una coalizione tra liberali, con il Primo ministro uscente Mark Rutte, e il partito laburista, entrambi filo-europei.

Ora abbiamo tutto quello che serve per procedere verso una rotta tracciata ormai da tempo: unione bancaria, unione di bilancio, coordinamento fiscale europeo e infine Unione politica. Fantascienza? Forse, ma intanto – ora che la strategia di Draghi è stata svelata e che l’ESM (European Stability Mechanism) ha ricevuto il nulla osta della Corte costituzionale tedesca – la situazione sul fronte dei mercati sembra essere un po’ più tranquilla.

La concentrazione e l’impegno, a questo punto del gioco, devono essere profusi da altre parti. Come spiega il corrispondente da Bruxelles de La Repubblica, Andrea Bonanni, non si deve abbassare la guardia, anzi, la sfida continua e sarà più dura che mai. Ora che si hanno gli strumenti finanziari adatti, spiega Bonanni, gli Stati devono tenere fede, a livello di politica economica, ai propri impegni presi con Bruxelles e,  a livello di politica nazionale, dare tramite le elezioni i propri endorsement a Bruxelles perché possa continuare ad agire sulla strada che ha intrapreso.

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1 COMMENTO

  1. Giustissimo. I segnali venuti dall’Olanda e dalla Germania sono chiari e importanti. Aggiungo che mi ha gradevolmente colpito che, in Italia, il “ragazzino prodigio” del PD, Matteo Renzi, abbia messo l’Europa (col merito) al centro del suo messaggio, segno che c’é una sinistra che non rincorre gli umori della gente, ma cerca di guidarli. E certo, la guardia non va affatto abbassata: l’Europa e l’euro hanno nemici potenti e non troppo occulti, a Londra, Oltreatlantico, e nella stessa Europa: speculatori al ribasso,colla complicitá forse involontaria, ma altrettanto colpevole, di movimenti di estrema destra o estrema sinistra, di populisti, demagoghi, finti economisti Tremomti, e qualche sindacalista irresponsabile. Occorre, come in ogni momento chiave dell’integrazione europea, visione ideale coniugata a volontá salda da parte dei principali Governi, perché la carovana passi tra il latrare dei cani. L’Italia non puó, da sola, fare tutto, ma il suo suolo nel momento attuale, con il Governo Monti, é importante e sarebbe davvero cruciale in senso distruttivo se smettessimo di fare le cose che stiamo facendo e rimettere in ordine i nostri conti, perché un’esplosione finanziaria italiana, per le sue dimensioni, farebbe saltare tutto. Profittando del clima attuale, penso che non sia affatto fantascienza prevedere passi in avanti sul piano del controllo bancario comune e di una piú coordinata politica economica. Quanto all’unione politica, é assai piú difficile e non credo sia conveniente metterla adesso all’ordine del giorno, perché le reazioni autodifensive delle sovranitá locali sarebbero tanto forti da bloccare tutto. Nel mio lungo servizio europeo, l’ho vista profilarsi e spegnersi molte volte e, se un giorno si fará, potrá essere solo il frutto, non di uno slancio, sia pur nobile (l’esperienza della fallita Costituzione europea lo insegna) ma di uno sviluppo naturale, quasi fisiologico, di una integrazione compiuta in tutti gli aspetti rilevanti, compresa, s’intende, la politica estera, di sicurezza e di difesa, che é il passaggio obbligato per il quale non siamo ancora transitati sul serio..

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