«La contessa o marchesa non ricordo, quella famosa per aver passato in letti vari i suoi primi quarant’anni, ritorna in libreria. Nel senso che pubblica un suo libro, il secondo. Una notizia così ti cambia la giornata e, dopo averla archiviata tra quelle di cui non te ne frega un tubo, ti dà sprint come un caffè.
In un clima di piombo ma senza pallottole da far impallidire gli anni settanta, una notiziola così innocua alleggerisce il cuore. Fa per un attimo dimenticare tutte le dichiarazioni dei personaggi e interpreti del film “Il cavalierone della Ciociaria”, scritto e interpretato da una serie di gentiluomini nostrani.
Penso alla contessa o marchesa perché altrimenti mi verrebbe voglia di gesti insani, di insulti pesanti, di mazzate alla cieca. Ma poi, questo tipone fiorito, che si ride? Sempre sorridente, ma cosa c’è da ridere? Io spero che gli inquirenti trovino prove a suo carico per sbatterlo in galera; gli farebbe bene come andare da Messeguè e sarebbe pure gratis. Comunque in queste situazioni il pezzo migliore sono i commenti delle opposizioni. Tutti caduti dal pero.
Ne escono tutti come caciocavallari senza con questo voler mancare di rispetto al caciocavallo. Le dichiarazioni drammatiche di alcuni degli interpreti del film non devono però sconfortarci. Ulisse ha dichiarato che si ricandicherà; è il suo lavoro, dice, perché non ricandicarmi, si chiede scuotendo il capino.
Mi piacerebbe vedere, nel caso questo accadesse, quanti voti prenderebbe. Ma temo che ne prenderebbe, eccome.
Questo perché penso che gente come loro ha elettori come loro; abituati al clientelismo come meccanismo sociale, all’imbroglio come mezzo antiburocrazia, alla pacca sulla schiena come sigillo notarile di accordo illecito.
E allora saremo alla deriva sulla zattera delle nostra civiltà, cullati dai cori da osteria, da tifosi di squadre di calcio che nemmeno pensavamo esistessero: penseremo a quello che avremmo potuto essere, a cosa avremmo potuto arrivare.
Poi, davanti agli asili chiusi per mancanza di fondi e ai portatori di handicap senza sostegni, ricorreremo al suicidio della nostra integrità morale e diventeremo tutti come loro: ladri, grassi, sorridenti e circondati da mignotte! E fumatori di cubani o di cubane.»
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