Aperti ieri a Cesenatico i lavori della prima giornata del Consiglio Nazionale del Partito Liberale Italiano presieduto da Renata Jannuzzi, alla presenza del Presidente e del Segretario nazionali, Enzo Palumbo e Stefano de Luca, e dei Consiglieri nazionali del Partito.
Il disastro in cui versa la politica di oggi è stato l’argomento centrale della prima giornata di questo Consiglio Nazionale. «Sono disgustata dal Lazio-gate» ha affermato la Presidente del Consiglio Nazionale Renata Jannuzzi. «Questo è certamente il periodo più basso della politica italiana». E non solo per gli scandali: «Noi liberali» ha proseguito la Presidente Jannuzzi«abbiamo il dovere di schierarci contro questa ondata di antipolitica». E ha lanciato la provocazione: «Rottamiamola!» citando e adattandolo alla sua visione politica il “dolce stil novo” del giovane sindaco di Firenze in quota PD.
Stefano de Luca ha colto la palla al balzo. «Non è l’avvento dell’uomo del destino la soluzione politica di questo Paese» ha commentato il Segretario nazionale. «Non è Grillo e non è Renzi. E non può essere neanche Montezemolo o quel venditore di scarpe arricchito» ha detto de Luca, facendo riferimento alla polemica sorta in questi giorni tra l’imprenditore Diego Della Valle e l’Amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne. Un modo come un altro per rimarcare la lezione del berlusconismo: l’uomo della “provvidenza” che arriva e risolve la situazione non esiste. Impossibile aver creduto a questa favoletta per quasi vent’anni.
De Luca si dichiara preoccupato anche per la brutta piega che sta prendendo la riforma elettorale: «Anche se abbiamo fatto la lotta per le preferenze, forse è quasi meglio tenersi il porcellum che il superporcellum che i partiti stanno cercando di fare per assicurarsi il posto in Parlamento». Partiti che, nella lucida analisi di Stefano de Luca hanno ridotto il gioco politico ad uno scambio di poltrone, ad un mezzuccio per fare soldi. Nulla a che vedere con la tradizione storica del liberalesimo italiano, che da questo Consiglio non potrà che uscire rafforzato.
Il PLI intende presentare liste autonome con il proprio simbolo alle prossime elezioni politiche ma è anche aperto al confronto con altre forze di ispirazione liberale: questa la proposta di de Luca e del Presidente nazionale Enzo Palumbo. Una grande sfida che solo un partito dalle forti tradizioni può affrontare. Ma è proprio da queste forti tradizioni che Stefano de Luca vuole ripartire. «So bene» ha affermato il Segretario nazionale «che la nostra non è una formazione molto numerosa. Ma proprio per questo deve restare unita».
«Di recente» ha proseguito il segretario Stefano de Luca «abbiamo avuto a che fare con persone che hanno usato il nome della Costituente Liberale per fare altro rispetto al nostro concetto di liberalismo. Queste persone si sono legate a qualche “elegantone” che non si sa bene da chi sia stipendiato». Il riferimento, tra l’ironico e il caustico, è al giornalista Oscar Giannino, organizzatore, nei giorni passati, di un evento dai toni vagamente liberali. Ma, a prescindere dall’appeal di Giannino, de Luca è preoccupato dell’attività professionale del redattore del Foglio, che potrebbe far precipitare nuovamente il Partito Liberale nella destra berlusconiana. «Nel ’94 fui io ad avvicinarmi a Berlusconi» ricorda de Luca«ma me ne separai dopo appena un mese, perché non potevo sacrificare un Partito come il nostro, che la libertà la porta persino nel nome, alle logiche “padronali” della formazione che Silvio Berlusconi aveva messo in piedi. Altri liberali non fecero quella scelta. Si illudevano di contare qualcosa in un partito gestito come un’azienda».
Parole forti, quelle del Segretario de Luca, ma nonostante ciò espresse con tutta la diplomazia del caso. Diplomazia alla quale il senatore Enrico Musso – ispiratore di Costituente Liberale – non ha potuto far altro che rispondere con tono conciliante. «La politica “tradizionale” è alla frutta. Il Lazio-gate lo dimostra. Ma allora perché non riusciamo ad emergere? Forse perché siamo troppo chiusi e invece dobbiamo aprirci, far conoscere le nostre idee liberali. Per questo ho contattato Oscar Giannino». «Tuttavia» ha proseguito Musso «non voglio fare azioni concorrenti al Partito. Condivido la scelta di andare per conto proprio alle prossime elezioni. E rimarco la mia scelta liberale. Resterò nel PLI, se avrete voglia di farmi rimanere». Un atto di conciliazione, dunque. Senza prostrazione. Una mediazione in cui il senatore Musso ha raccolto l’apertura del Segretariode Luca, portando avanti le sue istanze, ma senza mettere in dubbio leadership, programma e linee guida del Partito: «Ho le mie idee ma questo Partito è molto importante per me».
Il lavori del Consiglio Nazionale del PLI proseguono oggi nella seconda giornata che assumerà un profilo seminariale con gli interventi di Mauro Chilante su “Welfare, ultima frontiera” nella mattinata e di Lorenzo Pecchi dedicato all’economia su “Aspetti internazionali della crisi e impatto sul sistema bancario italiano” nel pomeriggio.
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