«Concezione mortificante del welfare». È con queste parole che il Segretario Nazionale del Partito Liberale Italiano Stefano de Luca ha definito le odierne forme di assistenza sociale, ieri mattina, durante la seconda giornata del Consiglio Nazionale del PLI in corso a Cesenatico e presieduto da Renata Jannuzzi.
Una giornata incentrata su welfare ed economia, temi caldi del dibattito politico attuale. Il welfare, in particolare: «Se ne parla poco nel nostro partito» ha sottolineato Mauro Chilante, Responsabile welfare del Partito Liberale Italiano «ma è venuto il momento di affrontare questo tema». Un tema su cui, sovente, destra e sinistra si scontrano a colpi di retorica. Chilante critica sia le logiche stataliste, tipiche della concezione vetero-comunista del welfare, sia la logica iperliberista, tipica della destra conservatrice. E afferma che «occorre che la società si prenda cura dell’individuo. In modo che esso possa assumersi i suoi rischi in prima persona». La società, nella concezione liberale espressa da Chilante, non deve fornire inutili sussidi economici alle fasce di popolazione più svantaggiate. Ma non deve neanche lasciare le fasce meno abbienti abbandonate al proprio destino, perché è da questa filosofia che si crea l’insicurezza sociale. La virtù, come sempre, sta in mezzo. Lo Stato deve porsi il compito di fornire servizi, non di elargire somme di denaro che alimentano anche solo l’idea stessa dello Stato assistenzialista. «L’attuale concezione del welfare e del sistema di sicurezza sociale implica grandi costi e tanta inefficacia. È un sistema che superprotegge chi è già protetto e sovraespone i più esposti». «Inoltre» prosegue Chilante «è un sistema che incoraggia fenomeni di “alea morale”: gente che conosce i meccanismi e ne approfitta». È il caso dei falsi invalidi, ma anche di quanti vivono coi sussidi vita natural durante. Si tratta di un sistema che Chilante definisce “de-moralizzante”, cioè che spinge verso un imbarbarimento delle regole morali su cui la società moderna è costruita.
Il problema dello stato sociale, per Mauro Chilante, risiede anche nella scarsa organicità con cui lo Stato affronta il problema. «Occorre dare rigore scientifico, logico e amministrativo al sistema di welfare. Spesso le competenze sono confuse e sovrapposte tra più enti previdenziali. Col risultato che alcuni enti scaricano i problemi sugli altri». Il solito problema italiano dell’eccessiva burocratizzazione. Alla cui risoluzione, secondo Chilante, dovrebbero partecipare sia agenzie pubbliche che private. «Anche la Chiesa potrebbe avere un ruolo in questo frangente» ha concluso Chilante.
Sulla stessa linea il segretario Stefano de Luca, che stigmatizza, tuttavia, il ruolo delle istituzioni ecclesiastiche. La concezione mortificante del welfare è dovuta, nelle parole del segretario de Luca, anche al retaggio dell’esperienza cattolica: «L’Italia è un Paese che ha subito troppo il peso della concezione cattolica. Quella, per capirci, della cassetta delle elemosine, del sussidio e della gestione monopolistica. Si trasforma il welfare in una sorta di carità e lo si lega ad una struttura di potere colossale».
Nel corso della mattinata hanno portato il loro saluto alcune delegazioni politiche: Maria Grazia Bartolomei, Capogruppo UDC nel Consiglio provinciale di Forlì-Cesena, Elisa Petroni, Responsabile regionale FLI per sport, welfare e politiche femminili, Renato Lelli, Segretario regionale del PRI, Luigi di Placido, Capogruppo PRI nel Consiglio Comunale di Cesena e Massimiliano Girolami di Base Liberale.
«C’è una vicinanza tra i nostri due partiti» ha affermato Renato Lelli (PRI), sottolineando anche che «al di là di tutto, chi ha idee condivise ha il dovere di ritrovarsi e dialogare» come già avviene in Emilia-Romagna. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Maria Grazia Bartolomei (UDC), che ha annunciato che solleciterà il suo leader Pier Ferdinando Casini per chiedergli di costituire un tavolo comune tra UDC e PLI. Elisa Petroni (FLI), in linea con gli interventi di chi l’ha preceduta, ha anche sottolineato l’importanza delle donne nel mondo del lavoro in generale e imprenditoriale in particolare, nonché la crisi del credito che affligge il tessuto produttivo emiliano romagnolo, aggravandone l’involuzione.
Alla ripresa dei lavori nel primo pomeriggio, il Consiglio Nazionale del PLI ha ricevuto il Sindaco di Cesenatico Roberto Buda (PdL) che ha salutato con soddisfazione la scelta del Partito Liberale Italiano a svolgere i lavori del Consiglio Nazionale nella sua città e ha ricordato il ruolo che il PLI ha saputo ritagliarsi in questi anni: a Cesenatico è all’opposizione «Ma è un’opposizione costruttiva. I confronti sono spesso aspri, ma sento che siamo guidati dalla stessa battaglia per la difesa dei valori fondativi della Stato italiano».
La parte economica della giornata è stata curata da Lorenzo Pecchi, economista e alto dirigente Unicredit, che ha spiegato come l’unica strada per il salvataggio dell’Italia è il taglio del costo sociale del 25 per cento, oltre ad una revisione della struttura industriale, ancora formata da piccole e medie imprese a conduzione familiare, poco inclini ad investimenti in ricerca e sviluppo. «Si rende necessario, inoltre, un approccio “cooperativo” nella zona dell’euro, che fino a questo momento è mancato» ha affermato Lorenzo Pecchi, infilando il proverbiale dito nella piaga. «La Germania dovrebbe inoltre rivedere il suo sistema di mercato: puntare meno alle esportazioni e più allo sviluppo del mercato interno». Una soluzione, questa, che se da un lato è auspicabile, dall’altro appare assai poco percorribile. «In ogni caso» ha spiegato Pecchi «c’è una percezione errata della crisi dell’euro: tutti pensano che sia una conseguenza della crisi dei subprime del 2007. Ma questa ha solo accelerato il processo di cancrena». Presto o tardi, insomma, l’Europa sarebbe arrivata alla crisi con le proprie gambe, senza bisogno dell’ingerenza americana.
Di rilievo anche l’intervento del Presidente nazionale del PLI Enzo Palumbo, che ha sottolineato la necessità di un ritorno alle regole che stabilivano una differenziazione netta tra banche commerciali e banche d’investimento, sparita in Italia a partire dal 1992. «Era un sistema» ha spiegato Palumbo «che garantiva sia gli investitori che i risparmiatori. Oggi non è più così».
I lavori del Consiglio Nazionale del PLI si concluderanno nella mattinata di oggi domenica con il dibattito politico e le conclusioni del Segretario Nazionale.
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