“Uno sforzo senza precedenti” per una manovra “portatrice di risanamento”. Così l’Eliseo ha definito la nuova legge finanziaria presentata la scorsa settimana in concomitanza con il piano di bilancio 2013, portatore di pessime notizie per il popolo francese.

L’obiettivo del pareggio di bilancio, fissato per il 2017, non sarà raggiunto, stando all’attuale rapporto deficit/Pil (4,5%), ai livelli del debito pubblico (91,3% del Pil, +1,7% dal trimestre scorso) e alla crescita (letteralmente) zero registrata nel secondo trimestre del 2012.

La nuova finanziaria, avendo l’obiettivo di far quadrare i conti reali con le promesse all’UE, inietterà una buona dose di austerity nell’economia francese: 37 miliardi di euro entreranno nelle casse dello Stato, in prevalenza tramite un aumento della tassazione, proveniente dalle tasche dei cittadini (10 miliardi) e delle imprese (10 miliardi), cui si sommeranno i tagli già stabiliti a giugno (per un valore di 4,4 miliardi) e 2,5 miliardi di nuovi tagli alla spesa previdenziale.

Circa 4 milioni di famiglie con redditi medio-alti saranno colpite dall’incremento dell’imposta di solidarietà sui patrimoni, che porterà la pressione fiscale al 46,3% del Pil nel 2013 contro il 44,9% dell’anno corrente.

Le aziende invece dovranno fronteggiare una stretta sulle deduzioni fiscali per gli oneri finanziari e un inasprimento delle tasse sui capitali, ovvero i dividendi, che saranno tassati come gli altri redditi (e non più al 19-24%), misure che intaccheranno notevolmente la loro capacità di finanziarsi ed investire.

I risultati previsti dal Governo come output della finanziaria risultano molto poco credibili: +0.8% del Pil nel 2013, disavanzo al 2,2% nel 2014, all’1,3% e allo 0,6% nei due anni successivi, per una manovra che è già stata unanimemente definita recessiva dagli operatori del mercato.

Con una bilancia commerciale in così fortemente negativa, 70 miliardi di passivo contro i 200 di attivo tedeschi e il sostanziale pareggio in Italia, questo giro di valzer sulle teste degli imprenditori francesi verosimilmente avrà più effetti negativi che positivi, con buona pace delle misure per la crescita promosse da Hollande in campagna elettorale.

Non sorprendono quindi gli esiti dei recenti sondaggi (Tilder-LCI-OpinionWay) che segnalano un aumento del malcontento diffuso (dal 45% di giugno al 62% odierno) e una diminuzione dei “soddisfatti” dal 53% ad un misero 37%.

Questa finanziaria, ancora una volta, evidenzia la resistenza delle Nazioni europee a promuovere misure volte allo snellimento della macchina pubblica, che viene solo in parte intaccata dalla manovra. Ancora una volta, i costi della crisi si scaricheranno sui cittadini e sul sistema produttivo, già fortemente minato, favorendo quella spirale recessiva che ha portato tante, troppe altre Nazioni sull’orlo del fallimento.

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