Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto legge sui costi della politica. Una netta presa di posizione contro quella che il Premier Mario Monti ha definito in conferenza stampa «un’Italia vecchia, che preferiremmo non vedere in futuro» .

Il decreto contiene importanti disposizioni in materia di funzionamento e finanziamento degli enti locali (a lungo attese da buona parte dei cittadini italiani), quali l’estensione a Regioni, Province e Comuni dell’obbligo di perseguire il pareggio di bilancio previsto dall’articolo 81 della Costituzione, oltre alla l’eliminazione dei vitalizi e l’introduzione del metodo contributivo per le pensioni di chi ha ricoperto cariche pubbliche.

La bozza licenziata giovedì scorso prevede, inoltre, il «controllo preventivo di legittimità» sulle spese delle Regioni, compreso «il piano sanitario regionale ed il piano di riparto delle risorse destinate al finanziamento del Servizio sanitario regionale», da parte dalla Corte dei conti le cui sezioni regionali dovranno anche verificare «con cadenza trimestrale, la legittimità e la regolarità delle gestioni nonché il funzionamento dei controlli interni ai fini del rispetto delle regole contabili e del pareggio di bilancio di ciascun ente locale».

Ma il provvedimento che salutiamo con maggior favore è quello sull’incandidabilità dei condannati. Gli amministratori che saranno riconosciuti «anche in primo grado, responsabili di aver contribuito con condotte, dolose o gravemente colpose, sia omissive che commissive, al verificarsi del dissesto finanziario – si legge nel testo – non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati. I sindaci e i presidenti di provincia ritenuti responsabili ai sensi del periodo precedente, inoltre, non sono candidabili, per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo. Non possono altresì – prosegue il decreto legge – ricoprire per un periodo di tempo di dieci anni la carica di assessore comunale, provinciale o regionale nè alcuna carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici. Ai medesimi soggetti, ove riconosciuti responsabili, le sezioni giurisdizionali regionali della Corte dei conti irrogano una sanzione pecuniaria pari ad un minimo di cinque e fino ad un massimo di venti volte la retribuzione dovuta al momento di commissione della violazione».

È tempo di “sacrifici” anche per la cosiddetta casta. Finalmente la politica prova a dare il buon esempio. Ancora una volta  in Italia gli scandali più crudi si trasformano in fenomeni catartici. Paradossalmente i Fiorito & Co. hanno prestato un grande servizio per il nostro Paese: hanno reso totalmente inaccettabile e odiato dall’opinione pubblica un comportamento tipico di quegli appartenenti ad una specie tutta italica: l’homo politicus vulgaris.

Il Governo tecnico è corso ai ripari cercando di scoraggiare l’uso irresponsabile di risorse pubbliche, diamo atto di questo importante passo avanti.

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