Bruxelles – Lo scorso giugno il Consiglio europeo ha concluso il difficile negoziato in riferimento al sistema brevettuale unitario dell’UE. Tale accordo, hanno spiegato dal Consiglio, getta le basi per una tutela brevettuale meno costosa, più semplice e più efficace a beneficio delle imprese, specie le piccole e medie imprese, nell’UE.
Il nuovo sistema brevettuale europeo comporta anche un tribunale unificato dei brevetti che avrà competenza esclusiva per le azioni riguardanti la validità o la violazione di un brevetto unitario dell’UE. Dunque creando un sistema unico di risoluzione delle controversie in materia di brevetti, si annulla sia il rischio che siano avviati in diversi Stati membri più procedimenti su uno stesso brevetto, così come il rischio che le sentenze emesse sulla medesima vertenza possano differire da uno Stato membro all’altro. Il sistema unico, inoltre, ridurrà sensibilmente i costi processuali a carico delle imprese, la Commissione europea ha calcolato che, con il tribunale unico, sarà possibile ridurre di circa 289 milioni di EUR ogni anno le spese di contenzioso sostenute dalle imprese europee.
I costi per l’accesso alla tutela brevettuale saranno ridotti anche in relazione al fatto che le lingue di lavoro saranno soltanto tre ovvero l’inglese, il francese e il tedesco. Su questo punto si sono verificati i principali screzi tra Stati membri. La lotta contro il trilinguismo brevettuale ha visto in prima linea Spagna e Italia, che, basandosi sulle norme del Trattato, le quali garantiscono parità di trattamento a tutte le lingue ufficiali dell’Ue, hanno portato avanti la loro battaglia fino ad arrivare alla Corte europea di giustizia di Lussemburgo. Il tribunale lussemburghese ha annunciato, qualche giorno fa, che le conclusioni, sul ricorso italo-spagnolo, dell’avvocato generale Yves Bot, verranno presentato il prossimo 27 novembre, conclusioni che ovviamente potranno anche non essere accolte dai giudici europei.
Il ricorso dell’Italia, come spiega Ivo Caizzi, corrispondente del Corriere della Sera da Bruxelles, è stato ispirato, tra gli altri, anche dall’attuale Ministro delle Politiche Comunitarie, Enzo Moavero, lui stesso ex giudice della Corte di Giustizia europea. Moavero ha sempre sostenuto l’importanza di difendere la lingua italiana presentando come esempio il comportamento di Francia e Germania impegnate nell’imporre il tedesco e il francese; anche se c’è da sottolineare che Francia e Germania partivano sicuramente avvantaggiate nell’impresa, essendo il francese e il tedesco lingue ufficiali, insieme all’inglese, dell’Ue. La valutazione del Ministro aveva rassicurato il fronte italiano, sulle tesi proposte agli eurogiudici, che puntano a mettere sotto accusa l’approvazione del trilinguismo varata dal Consiglio dei governi (su pressione della Germania e della Francia).
Ora non resta che aspettare il contenuto delle conclusioni dell’avvocato generale e l’esito della sentenza della Corte di giustizia europea, nel frattempo il tempo scorre verso l’entrata in vigore del sistema del brevetto unico europeo, costituito da due regolamenti, data prevista, inizio 2014.
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Questo ricorso da parte dell’Italia è espressione di un campanilismo bigotto che non dovrebbe trovare spazio presso un governo tecnico. Al contrario, se il governo italiano avesse avesse fatto ricorso affinché i brevetti si scrivano in una sola lingua (l’Inglese) avrebbe dovuto avere il nostro plauso.
Cordialmente