Con questo messaggio voglio esprimere tutto il mio sdegno contro l’iniziativa del partito radicale, tendente a trovare “adepti per l’eutanasia.”
Ora sia ben chiara una cosa: l’eutanasia in Italia fortunatamente è a tutt’oggi una pratica illegale, i radicali fanno pressione per nuovi adepti disposti a sottoporsi a questa pratica illegale; non mi sembra affatto corretto.
Su Corriere della Sera, di oggi c’è un articolo dal titolo, malati terminali fatevi vivi, si tratta di un appello dei radicali. E la legge sulla privacy, tanto cara a Pannella ed ai suoi seguaci?
Penso che un liberale debba sempre schierarsi per il rispetto assoluto delle leggi dello stato, nonché del diritto alla vita, e non alla cosiddetta buona morte; casomai vale la pena di insistere sulle cure palliative e sulla terapia del dolore, tendenti entrambi alla buona qualità della vita.
Esorto in modo particolare malati gravi e diversamente abili, a far sentire la propria voce in tal senso.
Saluti.
Luigi Gani

Caro Gani,
il tema è uno di quelli che ha sempre coinvolto con passione i Liberali proprio perché riguarda le libertà personali in bilico tra libertà dell’individuo e libertà collettiva. Le risponderò, allora, non tanto come Direttore del giornale ma a titolo personale (anche se frutto di un recente scambio di opinioni proprio su questo tema con l’amico Mauro Chilante, tra l’altro Responsabile welfare del PLI), anche e soprattutto sperando di accendere un dibattito più ampio.
La questione dell’eutanasia ha implicazioni e risvolti che coinvolgono le stesse ragioni del considerarsi uomini ed uomini liberi. Sono ragioni morali, religiose, strettamente personali e riservate perché coinvolgono il volere più intimo dell’uomo. Qual è il valore che ciascuno dà alla propria vita? In quale momento valuta questo valore? Prende lui la decisione o sono altri a farlo? Quando era sano o quando sta soffrendo? Quando era perfettamente cosciente o quando è in stato di ridotta capacità decisionale? O quando è in coma irreversibile? L’imperativo morale vorrebbe che la vita sia sacra e da salvaguardare ad ogni costo, anche quando non è più che una parvenza. Il libero arbitrio vorrebbe invece che sia l’uomo a scegliere e decidere liberamente del proprio futuro. Tra le due cose vi sono tutte le categorie della morale e dell’etica. Di ogni tipo: religiosa, politica, ecc. Per ogni categoria sarebbe giusta una scelta più o meno diversa dall’altra. Come decidere, allora ciò che è giusto? Ciò che certamente appare chiaro è che qualunque scelta si compia si contraddirà la libertà di chi è legato all’altra. Ciascuno, allora, deve poter essere libero di esprimere ciò che pensa perché proprio questo è uno dei principali cardini dell’essere Liberali e chi è Liberale deve combattere contro chiunque voglia impedire la libera espressione.
Fermo restando questo assunto irrinunciabile, lo Stato Italiano non ha una propria legge che definisca la questione. Perciò, al momento, la pratica dell’eutanasia è illegale. I nostri amici radicali ci hanno abituato a battaglie dai toni forti ed all’uso di temi di frontiera in modo spregiudicato mentre tralasciano questioni effettivamente importanti quali quelle dell’assistenza, che apporterebbero magari aiuto e sollievo immediato, alle quali fa riferimento anche lei. Su questioni di questo rilievo, nelle quali la scelta del singolo va lasciata il più possibile libera da vincoli esterni, i Liberali hanno sempre tenuto ad assicurare a ciascuno la propria piena libertà di coscienza. Perché non farlo anche in questa circostanza?
Non sono d’accordo con alcuni punti espressi. Nel primo intervento non sono d’accordo con quanto si afferma in merito ai doveri di un liberale. Il dovere di un liberale, a mio avviso, è di farsi difensore dell’individuo (sia in merito alle sue libertà economiche che civili) nell’assunto di base che egli, in quanto portatore di diritti inalienabili, pur essendo un animale sociale, preceda logicamente qualsivoglia sovrastruttura (Stato, comunità, gruppo sociale); e questo può avvenire anche rispetto e contro allo Stato. Insistere sulle “cure palliative e terapie del dolore, tendenti entrambi alla buona qualità della vita” è contraddittorio: chi decide il limite? Chi decide quale sia la soglia della “buona qualità della vita”? Accettando questa via si avrà sempre la necessità di postulare un legislatore della morale, ovvero una fonte esterna a me che decide sul valore e sul dolore della mia vita.
Per l’intervento del direttore ne condivido l’esito, ma non mi è chiaro un passaggio. Quando si dice “Ciò che certamente appare chiaro è che qualunque scelta si compia si contraddirà la libertà di chi è legato all’altra”. A me non sembra. Soltanto vietando si elimina la scelta. Liberalizzando l’eutanasia non si limita la scelta di chi è contrario; egli ha sempre la possibilità di decidere su di sè, ma non può avere la possibilità di imporre le proprie scelte di vita agli altri.
Il punto politico della questione è invece entrare nello specifico: eutanasia attiva e/o passiva, limiti della legislazione in merito e via discorrendo. Questo sicuramente; ma ci deve essere però la fondamentale premessa condivisa che la dignità della vita non può essere eteroimposta.
E’ naturale che sia così, altrimenti le singole libertà individuali conviverebbero in un “caos anarchico”, mentre ogni libertà deve individuare il suo limite nella libertà dell’altro.
Mi sembra ovvio che la libertà di scelta si possa esercitare solo se c’è l’opportunità di scegliere.
Che cosa ne pensano in merito le associazioni dei diversamente abili e quelle dei malati gravi, che spesse volte a causa dei tagli secchi alla spesa sanitaria viene loro di fatto negato il diritto alla vita?
Ecco cosa ci stà sotto al cosìdetto diritto all’eutanasia, altro che libertàè civili!
C’è il rifiuto di colui che a torto è ritenuto ” diverso,” che è ritenuto un peso sociale, sempre a torto.
Io ad esempio, egregio Simone sono un diversamente abile dalla nascita, cosa che i sostenitori dell’eutanasia, non accettano, perchè vorrebbero sopprimerci tutti, ma io non mi sento affatto diverso, poichè oltre che un buon liberale, sono anche un ottimo centralinista.
Allora, con tutto il mio rispetto liberale, lei se la sentirebbe di proporre per legge la soppressione di fatto di persone ritenute un peso economico, ovviamente a torto, per lo Stato?
Lo trovo assolutamente illiberale, oltre che disumano.
Ringrazio il Direttore per la sua risposta.
Lei potrebbe obbiettare che si tratta di una scelta individuale, ma io penso che in periodi di crisi economica, questo porterebbe inevitabilmente a livello collettivo ad un’abbassamento diagnostico dei livelli assistenziali, e quindi di Welfere di diversamente abili e malati gravi.
E poi ribadisco, l’eutanasia è illegale, ed è quantomeno inopportuno proporre degli spot per una cosa che al momento è illegale, il tutto violando sia il diritto alla vita, che il diritto alla privacy.
Saluti.
Caro Gani, forse si dovrebbe superare il soggettivo per aprirsi all’oggettivo. La sua visione appare un po’ “integralista” ed egoreferente. E lo affermo da normalmente abile che vive su di sé (nel quotidiano domestico della propria vita personale) la realtà del diversamente abile.
Va bene, grazie per la risposta, ma oggettivamente rimane un problema, in presenza di una supposta, e a parer mio, non auspicabile legge che preveda l’eutanasia, chi garantirebbe che in vista di tagli sulla sanità, abbassando la soglia diagnostica sull’assistenza a malati e diversamente abili gravi, dal momento che l’eutanasia risulterebbe conveniente economicamente rispetto ai trattamenti medici di cura, tale soluzione finale, ” anche nei casi curabili con opportuni interventi medici ed assistenziali mirati.”
Questo, e rispondo nuovamente anche a lei, Direttore, non ha nulla a che fare con l’integralismo, ma è un problema che i liberali devono porsi assolutamente per evitare di appoggiare sia pure involontariamente un’eventuale ed illiberale soluzione finale, soprattutto in vista dell’importante appuntamento internazionale, costituito dalla marcia internazionale a sostegno delle minoranze, di cui, malati gravi e diversamente abili, fanno parte; un’iniziativa politica molto importante, questa della marcia, che richiede coerenza sopratutto in termini politici ed ideali,iniziativa alla quale il nostro lungimirante Segretario ha aderito
invitando tutti i veri liberali alla partecipazione.
Saluti.
Mi scuso per l’errore, la frase completa è: in caso ” di tagli sulla sanità, chi garantisce che tale soluzione finale non venga applicata a diversamente abili e malati gravi, ma comunque curabili con interventi mirati medici ed assistenziali.
Saluti.
Non accetto di essere definito integralista, e voglio dire una cosa, in ogni caso, meglio integralista che eutanasista.
Se le sue sono le posizioni politiche del PLI, io lascio immediatamente questo partito.Saluti.
Io credo che qui si stia facendo un pò di confusione. Nessuno qui vuole proporre una legge “per la soppressione di fatto di persone ritenute un peso economico” (e ci mancherebbe! Sarebbe il più bieco totalitarismo!).
Non capisco nemmeno perchè un sostenitore dell’eutanasia dovrebbe volere la soppressione di tutte le persone diversamente abili (più che un liberale o un radicale, lei descrive un hitleriano convinto se mai). Io ho parlato del rispetto per le scelte individuali e del rispetto per una dignità della vita che non deve essere eteroimposta; questo significa proprio una tutela di essa e delle scelte delle persone che nessuna crisi economica, nessuna imposizione di Stato, può mettere in pericolo o può far venir meno.
Inoltre, alla fine del mio commento, ho specificato che l’eutanasia è un dibattito aperto che coinvolge varie questioni. Non esiste La Legge sull’eutanasia e basta; esistono varie questioni a riguardo: eutanasia attiva o passiva, discussione sui limiti di una tale legislazione, per esempio porre il limite di questo diritto solo fino ai malati terminali (oppure no) e così via. Questo per dirle che non esistono gli “eutanasisti”, ma ci sono numerose convinzioni personali riguardo allo stesso essere a favore di una discussione sull’eutanasia.
Per quanto riguarda il PLI si è sempre battuto per la questione dell’assistenza sociale ai disabili (le basta cercare nell’archivio del giornale stesso). Quindi può star sicuro che difficilmente vedrà da questo partito proposte di tagli all’assistenza per le persone diversamente abili; come dice lei sarebbe illiberale perchè minerebbe quel principio delle pari opportunità di partenza che un liberale deve far proprio.
Cari amici, proprio a quelle “numerose convinzioni personali”, che sono anche parecchio divergenti le une dalle altre vuoi per formazione culturale, vuoi per condizioni sociali o personali, mi riferivo quando, nello scambio di opinioni avuto con il Direttore accennavo alla necessità di lasciare libere le coscienze e, quindi, le decisioni personali. Personalmente ritengo che una buona legge sia tale quando lasci libertà di movimento e di scelta chiarendo quali sono i limiti invalicabili. Non credo poi che sia possibile neppure lontanamente pensare alla possibilità di eliminare tutti coloro che sono diversi dai cosiddetti normali. Tuttavia è un fatto che questa “società del rischio” stia sempre più ponendo l’accento verso le responsabilità dell’individuo anziché su quelle dello Stato. Questo comporta una tendenza sempre più concreta verso la riduzione dei diritti, molto chiara in alcuni documenti del Ministro Sacconi (Libro Bianco e Libro Verde “La vita buona nella Società attiva”) nei quali si legge in chiaro la locuzione “diritti sostenibili” con la diretta asserzione che i diritti sociali possano essere fatti valere soltanto quando lo Stato ha i soldi per riconoscerli. Il che equivale a negarli come diritti individuali ed esigibili. Su questo i liberali del PLI si stanno impegnando direttamente.
Dibattito interessante, nel quale si è forse introdotto un elemento che può portare fuori strada, e cioé che qualche liberale del PLI (degli altri sedicenti tali non rispondo) possa (oggi o domani) proporre una legge sul “fine vita”, che imponga qualcosa ovvero che consenta qualcosa d’altro (col che implicitamente si finirebbe per vietare ciò che non è consentito).
Se c’è una materia dalla quale la legislazione (che discende inevitabilmente da scelte maggioritarie) dovrebbe tenersi rigorosamente lontana è proprio questa, che invece per un liberale deve restare riservata alle scelte individuali che ciascuno deve potere liberamente esercitare (ed ovviamente su sé stesso e non sugli altri), nelle forme e con le cautele che egli stesso deciderà di adottare.