Le elezioni presidenziali in Venezuela hanno confermato le previsioni politiche degli analisti: il Paese è dalla parte del socialismo di Chavez, che stravince con il 54.4% dei voti. La vittoria del presidente, al potere dal 1998 e oggi al quarto mandato, riconferma la strada del ‘socialismo del XXI secolo’ intrapresa dai venezuelani. Quasi 19 milioni i votanti, ma la percentuale degli indecisi pari al 19-20% sarebbe stata l’ago della bilancia in queste presidenziali. L’alternativa a Chavez sarebbe stato Henrique Capriles, che pure ha ottenuto il 44% dei voti, un centrista moderato a capo del MUD (Mesa de Union Democratica) già Governatore dello Stato di Miranda, ma con il sospetto di essere troppo tendente a destra per il Venezuela. Si vociferava che lo scontro elettorale tra i due candidati si sarebbe prefigurato come ‘Davide contro Golia’, è impossibile immaginare il Paese senza il chavismo, nonostante la lunga malattia (Chavez è stato operato tre volte a causa di un tumore) del presidente che gettava un’ombra sul futuro politico; il leader ha spazzato via ogni dubbio con la sua dichiarazione ai venezuelani: “ giuro che vivrò e vi accompagnerò verso nuove vittorie ”.
La vittoria del socialismo anti-imperialista e statalista ha rallegrato anche i vicini del Venezuela: tutti gli Stati che si affacciano sul Mar dei Caraibi hanno ora un alleato dal punto di vista commerciale e politico. Si deve a Chavez la creazione dell’ALBA nel 2004 (Alianza Bolivariana para América Latina y el Caribe) promossa insieme al leader cubano Fidel Castro e come contraltare all’ALCA, (Area di Libero Commercio delle Americhe, promossa dagli Stati Uniti). Una cooperazione, quella di Chavez, economica e sociale, in omaggio a Simon Bolivar, eroe dell’indipendenza di molti paesi sudamericani dalla dominazione spagnola. La politica di Chavez, dal 2000 ad oggi, continua a investire fortemente nelle organizzazioni regionali, come il Mercosur, facendo del Venezuela uno stato partecipe a pieno titolo a tutti i progetti che valorizzano il Sud America, riaffermando l’indipendenza dagli Stati Uniti.
Il modello socialista del presidente, per quanto acclamato dal popolo e resistente alle tentazioni imperialiste provenienti dagli Stati Uniti, sembra oggi dover fare i conti con il vicino Brasile. Mentre in Venezuela lo statalismo e la nazionalizzazione forzata di alcune imprese sono hanno tentato di ridurre le diseguaglianze sociali e a diminuire il tasso di povertà dal 47 al 27%, in Brasile le politiche hanno investito soprattutto in un aumento considerevole della spesa pubblica, originr dello sviluppo esponenziale che l’Europa sta seguendo con molta attenzione. Che il socialismo di Chavez prenda esempio dal nuovo modello del brasiliano Lula? Certamente, il socialismo dovrà convincersi di dover fare i conti con il gigante brasiliano e, più in generale, con una nuova e più moderna ‘ricetta’ di crescita.
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