Barack Obama ha regalato una performance energica durante il secondo dibattito contro Mitt Romney martedì scorso, ma una domanda rimane in sospeso: il Presidente riuscirà a riprendere saldamente in mano la situazione e frenare lo slancio del suo rivale Repubblicano?

Questo secondo dibattito ha tranquillizzato il campo di Obama che ha preso la sua rivincita sulla deludente prestazione del suo primo dibattito. Questa volta è stato definito  “battagliero e appassionato”. I commentatori, così come i primi sondaggi, sembrano confermare questa tendenza e accordano la vittoria di questo secondo round ad Obama. Romney aveva sorpreso tutti aggiudicandosi il primo dibattito, e Obama doveva assolutamente mettere un punto fermo alla piega positiva che avevano preso i sondaggi riguardanti l’avversario. Ed è  nella sua missione. Si è dimostrato combattivo, pungente e a volte provocatorio. Ha finalmente tirato fuori le armi che i suoi simpatizzanti aspettavano denunciando il programma di Romney, dipingendolo come un multimilionario che non si interessa che al destino dei multimilionari, ricordando le sue posizioni estremiste durante le primarie repubblicane (tanto da coniare poche ore dopo il termine “romnesia”  per evidenziare  i  tanti “vuoti di memoria” dell’avversario) o ancora citando – alla fine del dibattito, quando Romney non poteva più rispondere – il famoso commento sul 47% degli Americani che sarebbero degli “assistiti”. Romney da parte sua non è stato male ma, sempre sulla difensiva, il fascino che aveva stregato molti nel primo dibattito era sparito. Non è riuscito ad attaccare e far cadere Obama sulla questione dell’attentato a Bengasi, caso ancora imbarazzante per l’Amministrazione e non completamente risolto. Obama ha dominato questo scambio, vestendo alla perfezione i panni di Presidente degli Stati Uniti, di fronte ad un Romney che è ha esagerato con le critiche. Gli osservatori dichiarano che questo argomento non sia però riuscito a scalfire l’immagine di Romney tanto quanto sperava la squadra di Obama perché affrontato tardivamente nel dibattito e che se si considera quanta importanza davano i conservatori a tale argomento pensando che potesse essere il fulcro delle ultime settimane di campagna, la sua gestione da parte di Romney è stata sicuramente sotto le aspettative. La politica estera in generale è stata comunque poco presente e sempre affrontata con il contagocce: l’attacco a Bengasi, la concorrenza sleale della Cina contro la quale bisogna dimostrarsi intransigenti, il raid contro Bin Laden. Ma sarà in effetti il terzo dibattito presidenziale, lunedì 22 Ottobre, ad essere completamente dedicato alle questioni internazionali. Per ora le continue e violente critiche fatte da Romney alla diplomazia di Obama, e il suo reiterare più volte le sue accuse sulla debolezza del Presidente nell’affrontare le grandi questioni internazionali, non sembra essere stata una strategia vincente. Come convincere gli elettori che Obama sia un leader senza spina dorsale e indeciso, quando ha eliminato Bin Laden con un raid forse audace, ma riuscito, e decimato buona parte della gerarchia di Al Qaeda a suon di droni in Pakistan e Yemen? Romney rema controcorrente, cosa inusuale in questo campo. Mai i Democratici avevano dominato così su questioni di politica estera dagli anni del Vietnam. Sebbene non sia la politica estera a pesare direttamente sulla scelta degli elettori, da comunque un’impressione d’insieme dei due candidati, e Romney questa volta ha completamente  fallito le sue prestazioni, soprattutto nel suo tour internazionale dei mesi scorsi.

Barack Obama e Mitt Romney hanno poi, obtorto collo, sotterrato l’ascia di guerra per qualche ora giovedì sera a New York, durante la cena di gala annuale organizzata dalla Fondazione Alfred E. Smith Memorial, passaggio obbligato per molti uomini politici americani dalla seconda guerra mondiale ad oggi, scambiandosi  pungenti e anche divertenti battute che hanno dato una piega ironica alla Campagna elettorale. L’evento era supervisionato dal Cardinale Timothy Dolan, capo spirituale dell’arcivescovato di New York e Presidente della Conferenza episcopale americana, che era entrata in contrasto con l’Amministrazione Obama sulla questione della contraccezione nel nuovo piano della sanità Obamacare. Barack Obama aveva già preso in giro il suo rivale mercoledì, dopo lo scontro televisivo. In campagna nell’Ohio, il Presidente uscente, che indossava un nastro rosa in sostegno della lotta contro il cancro al seno, aveva deriso la triste uscita di Mitt Romney durante il dibattito di martedì dichiarando: “non abbiamo bisogno di ‘un mucchio di schedari’ per trovare donne talentuose e qualificate!”. Parlando di parità e di quanti sforzi avesse fatto per assumere delle donne, il candidato Repubblicano aveva dichiarato di aver ricevuto uno “schedario pieno di donne” invece di uno “schedario pieno di curriculum vitae di donne” quando stava formando il suo Gabinetto di Governatore del Massachussetts. Al di là del gioco di parole, sembrerebbe che le affermazioni di Romney non siano del tutto vere. Alla fine del suo mandato come Governatore, c’erano leggermente meno donne, che detenevano posti di prestigio nella sua Amministrazione, di quando aveva cominciato il suo mandato. I Democratici sperano che questa incresciosa espressione di Mitt Romney sia dannosa per la sua reputazione presso le donne. Negli Stati Uniti le elettrici sono più numerose degli elettori.

Ancora non sappiamo chi vincerà il 6 novembre. Come abbiamo affermato più volte le elezioni presidenziali americane sono una maratona che si corre fino alla fine, i sondaggi lasciano il tempo che trovano. Ma quello che possiamo affermare è che se Romney avesse “vinto” anche questo dibattito, Obama sarebbe stato veramente in pericolo. L’ultimo incontro televisivo sarà interamente dedicato alla politica estera e si terrà stasera a Boca Raton, in Florida. Ci saranno poi ancora 15 giorni prima dello scrutinio finale.

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