L’episodio accaduto a Caserta, e documentato da un eloquente video, che ha visto il prefetto di Napoli Andrea De Martino redarguire pesantemente e con un tono di arroganza inusitato un parroco perché si rivolgeva alla collega prefetto di Caserta chiamandola “Signora”, anziché con appellativi ritenuti più deferenti, è simbolico di un rapporto tra istituzioni, o meglio tra burocrati dello Stato e cittadini che non è più accettabile.

Ancor più significativo è il fatto che nella circostanza il parroco stesse manifestando ai rappresentanti istituzionali i problemi gravissimi dei suoi cittadini in un’area pesantemente controllata dalla camorra. La reazione spropositata ed arrogante del prefetto di Napoli ha dato evidente dimostrazione di come dei problemi dei cittadini importasse poco o nulla ai rappresentanti dello Stato, anzi l’esposizione li innervosiva e infastidiva, e come invece importasse loro parecchio la deferenza con cui il cittadino avrebbe dovuto rivolgersi a loro.

Non solo, ma l’evidente irritazione dei funzionari era chiaramente dovuta al fatto che i cittadini, ed il prete come loro portavoce, stessero testimoniando come lo stato nel loro territorio mancasse totalmente di svolgere ai propri doveri e quindi mettesse a nudo loro precise responsabilità nel mancato adempimento dei loro compiti istituzionali. Un esempio paradigmatico di una burocrazia ormai autoreferenziale che si considera al di sopra del cittadino a livello tale da ritenere d’essere degna, a prescindere, di un rispetto e di una deferenza che invece andrebbero altrimenti guadagnati. Uno Stato che pretende dai propri cittadini-sudditi una preventiva genuflessione ed un rapporto di sottomissione totale, ma che dimentica di guadagnarsi il rispetto facendo prima di tutto il proprio dovere, è uno Stato che merita di crollare sotto il peso stesso della sua arroganza.

Questo atteggiamento della burocrazia statale non è purtroppo un’eccezione in Italia, anzi è la regola contro cui ogni cittadino si scontra nel momento in cui si rapporta, volente o nolente con le istituzioni. Dal funzionario comunale al Prefetto, per non parlare di politici, parlamentari e ministri, l’atteggiamento, e quindi la mentalità, è la medesima, tu sei il semplice cittadino-suddito e quindi devi chiedere col cappello in mano, chinando il capo e supplicando che siano rispettati quelli che dovrebbero essere invece i tuoi sacrosanti diritti. Non solo, ma tu cittadino-suddito non devi mai permetterti di mettere in discussione il burocrate per la qualità del suo lavoro.

Per questo, necessaria più che mai in Italia è una rivoluzione, in senso liberale, che porti nuovamente il cittadino ad essere attore protagonista della vita pubblica, padrone dei suoi diritti costituzionali, e riconduca la pubblica amministrazione a quel ruolo di servizio al cittadino che è l’unico ruolo che ne giustifichi davvero l’esistenza. Rivoluzione liberale sia dunque, ovvero una rivoluzione democratica, pacifica e rispettosa dei diritti dei cittadini, ma pur sempre una rivoluzione e nelle rivoluzioni, si sa, normalmente rotolano delle teste. Personalmente mi sarebbe piaciuto veder rotolare quella del prefetto di Napoli dopo la sua indecorosa scenata dell’altro giorno.

© Rivoluzione Liberale

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1 COMMENTO

  1. Quanto é vero! Ho passato anni della mia vita, da titolare di uffici diplomatici, a cercare di correggere il senso di superioritá e di fastidio verso i cittadini, che i miei dipendenti, specie negli uffici consolari, mostravano e continuano a mostrare. Come se loro fossero i “conducenti”, che il semplice passeggero non ha il diritto, né di criticare, né di disturbare. É la sindrome, non so se di origine sabauda o borbonica, di chi sta dalla parte buona del tavolo, o dello sportello e guarda con degnazione e irritazione la gregge che sta dall’altra parte. Dico subito che i miei richiami, le mie circolari scritte e anche molte azioni disciplinari sono caduti il piú delle volte nel vuoto. Spero, senza grandi illusioni, che almeno il Prefetto di Napoli sia redarguito severamente dalla (signora) Ministro dell’Interno, a cui penso che l’episodio vada segnalato direttamente, se giá non ne é al corrente. (Tra parentesi: come voleva che il sacerdote si dirigesse alla prefettessa? Chiamandola Eccellenza, titolo abolito in Italia dal 1946?)

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