Il progetto nucleare iraniano è diventata la spina nel fianco della comunità internazionale: da quando gli Stati Uniti sono venuti a conoscenza dei progressi energetici dell’Iran (iniziati già negli anni Cinquanta), il Paese è stato messo sotto la lente di ingrandimento delle agenzie specializzate e degli esperti. Controllo e monitoraggio: queste le regole affinché l’Iran potesse fare la sua scelta energetica (nucleare), in un mondo di potenze che hanno potuto farla in piena autonomia. Oggi, 31 paesi di quattro continenti diversi possiedono il nucleare; nessuno di questi è stato soggetto, come lo è oggi l’Iran, alla ‘gogna internazionale’.

L’AIEA (Agenzia Internazionale Energia Atomica, agenzia specializzata delle Nazioni Unite) ha più volte sottolineato nei suoi reports il bisogno di chiarezza da parte del governo di Tehran; l’agenzia non è stata soddisfatta dal comportamento del Paese che ha ostacolato i controlli effettuati sugli stabilimenti in loco di arricchimento di uranio. Le difficoltà nel controllare la situazione nucleare iraniana contribuiscono sempre di più ad alimentare una nube di oscurità e segretezza intorno al progetto di Akhmadinejad. Perché nascondere un progetto dichiarato dallo stesso leader ‘pacifico’?

Se da un lato il progetto iraniano appare ambiguo, le reazioni degli stati vicini sono state assai chiare: le sessioni dell’Assemblea Generale  pongono la questione iraniana all’ordine del giorno, il premier israeliano Netanyahu non manca di ricordare la minaccia di una guerra nucleare qualora gli scopi di arricchimento iraniani non siano ‘ a scopi civili e pacifici’. Lo spauracchio del terrorismo nucleare non risparmia nessuno. Gli Stati Uniti si sono mostrati sempre sospettosi nei confronti della prima centrale nucleare iraniana (2002 Natanz) , soprattutto perché  i progressi iraniani erano stati tenuti nascosti; fugato ogni dubbio e con il bene placet  dell’allora Presidente dell’AIEA El Baradei, l’Iran ha continuato a crescere nuclearmente fino al 2009, anno in cui è entrato in funzione il secondo impianto di arricchimento di uranio a Isfahan.

I riflettori sull’Iran costringono anche Cina e Russia a mostrare i loro interessi nella regione: Cina e Russia sono fortemente contrarie sia alla crescita incontrollata della potenza nucleare iraniana (rappresenterebbe una grossa minaccia regionale) sia ad un intervento americano o israeliano (l’Iran esporta 543.000 barili di petrolio al giorno verso la Cina!). Finora le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza sono state definite come ‘spazzatura’ dal governo di Tehran che rifiuta di sospendere l’arricchimento di uranio e rivendica la sua autonomia energetica. Non resta che chiedersi: possono le potenze oggi avere ancora dei segreti fra loro?

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