Le società pubbliche locali sono inefficienti e producono performance antieconomiche!
Non si tratta dello slogan figlio di un pensiero ultra liberista, ma dell’amara realtà italiana fotografata dalla banca dati CONSOC: un database gestito dal dipartimento della Funzione Pubblica che è stato istituito dalla Legge Finanziaria 2007 per censire il mondo delle partecipate degli enti territoriali.
Nel 2011, stando alla mappatura CONSOC, le aziende comunali hanno lasciato sul campo 1,5 miliardi e hanno prodotto perdite che sfiorano il miliardo di euro.
L’analisi dei risultati economici di 5.458 aziende in cui i sindaci italiani hanno una partecipazione mostra come solo il 56% di queste abbia fatto registrare un utile a chiusura di esercizio. Utili comunque scesi dai due miliardi del 2010 ai 470 milioni dello scorso anno con un’erosione dell’avanzo di gestione pari al 77 per cento.
Questi dati vanno però incrociati con i provvedimenti introdotti dalla manovra estiva del 2010. Entro il 30 settembre 2013, infatti, i 7.784 Comuni fino a 30mila abitanti (il 96% del totale) dovranno liquidare o cedere le proprie partecipate con esclusione di quelle società che al 31 dicembre 2012 abbiano chiuso in utile gli ultimi tre esercizi e non abbiano subito perdite di capitale e ripiani obbligatori.
Con grande sollievo possiamo quindi prevedere un importante sfoltimento delle partecipate pubbliche per il prossimo anno e una significativa riduzione del perimetro d’azione dello Stato nell’economia con sicuro vantaggio per le casse statali, le tasche dei cittadini e l’efficienza economica dell’intero sistema-Paese.
© Rivoluzione Liberale

E ricordiamo che non è un lavoro dei politici saper fare impresa. La facciano le aziende sul mercato, in vera e trasparente concorrenza,
E laddove ci sono “monopoli naturali” (rotaie, aeroporti, coste, autostrade, porti) vi siano connessioni aperte. Se qualcuno, avendone i requisiti, fa una migliore offerta, la concessione passa di mano.