L’uragano Sandy ha sconvolto gli Stati Uniti quando Obama e Romney erano al culmine della loro lunga corsa alla Casa Bianca. Già nel 2008 un altro evento aveva scosso la campagna elettorale poco prima del voto: la caduta di Lehman Brothers, che aveva allora giocato a favore di Obama. La storia sembra ripetersi.
2012, il vento dell’”Obamamania” che soffiava forte nel2008 ha perso di intensità, spazzato dalla crisi economica, dagli alti e bassi di un Congresso bloccato dai Repubblicani, le bufere scatenate da una destra dura che non riconosce più il suo Paese. Ma ecco che arriva Sandy a rimescolare le carte. Siamo abituati ai “surprise events”, quegli eventi che possono far oscillare un risultato a poche settimane dalla fine di una campagna elettorale. Nel 2004, Osama Bin Laden si autoinvitava nella campagna attraverso un video: un punto a favore per il Presidente uscente Bush che si pose come garante della sicurezza nazionale di fronte alle minacce terroristiche. Nel 2008 questa “sorpresa” della quale l’intero pianeta avrebbe fatto volentieri a meno, si annunciava come un vero tsunami, ma non aveva neanche lei nulla di climatico. Si è scatenata a sei settimane dall’elezione e il suo nome era: Lehman Brothers. Sulla scia della caduta della Banca di investimenti, dichiarata ufficialmente in fallimento il 15 Settembre, tutto un sistema finanziario crollava come un castello di carte: caduta libera della borsa americana prima e delle borse mondiali subito dopo il cataclisma. “Regalo” fantastico per il candidato Obama, che, ricordiamo, aveva accusato per tutto il mese di Agosto un leggero ritardo sul suo rivale Repubblicano John McCain. La raffica di accuse di McCain contro il “socialista” Obama, quando aveva lui stesso votato – così come il candidato Democratico – il piano di salvataggio delle Banche (piano Paulson) al Senato il 1° Ottobre gli si ritorce contro e il candidato Repubblicano affonda letteralmente durante l’ultimo dibattito televisivo.
Quattro anni dopo, l’evento sorpresa è questa volta una vera catastrofe naturale e “grazie” all’uragano Sandy, a pochissimi giorni dalle elezioni (situazione inedita), Obama riesce finalmente ad ottenere il famoso consenso (bipartisanship) promesso durante la campagna elettorale del 2008, che l’ostruzionismo sistematico del campo Repubblicano aveva impedito di portare a termine. Sembrerebbe che il clima ce l’abbia con i Repubblicani, visto che il riscaldamento climatico legato all’attività dell’uomo è per loro un mito sinistroide e che la tempesta Isaacaveva già fatto vacillare la loro Convention di fine Agosto. In aggiunta, le dichiarazioni di Romney, riesumate dagli archivi, lo mettono in cattiva luce e fanno sì che venga etichettato come “Flip Flopper”, un candidato che cambia opinione come cambia camicia. Nel Giugno del 2011 aveva dichiarato (durante un dibattito per le primarie) che la FEMA (Federal Emergency Management Agency) doveva essere chiusa. “Ogni volta che si può sottrarre qualcosa allo Stato Federale per renderlo agli Stati, è sempre la cosa giusta da fare. E se potete andare più lontano e restituirla al settore privato è ancora meglio” aveva detto. Ricordiamo che la gestione disastrosa dell’Amministrazione Bush dell’uragano Katrina del 2005 aveva portato alla disfatta dei Repubblicani alle elezioni di mid-term del Novembre 2006. Oggi, sono gli stessi consiglieri di Romney ad affermare che è sua volontà mantenere aperta la FEMA, insistendo però sul ruolo degli Stati nella gestione di questo tipo di catastrofi. E Romney? Romney si rifiuta di rispondere a questa domanda.
Obama? Lui ha indossato bene l’impermeabile di commander-in-chief, non lo si può negare. La sua gestione della crisi è stata approvata all’unanimità: tutti i governatori – Democratici e Repubblicani – salutano l’azione del governo federale, cosa che non passa inosservata per quanto riguarda i Repubblicani, che sembrano non avere in mente nei loro programmi altro che il taglio dell’intervento del suddetto governo federale, questo big government di Washington che odiano con tutte le loro forze. Perfino Chris Christie, il Governatore del New Jersey, uno dei più feroci oppositori di Obama ha dichiarato alla CBS che “non avrebbe mai potuto ringraziare abbastanza il Presidente” per aver decretato lo stato di catastrofe naturale nel suo Stato, che gli si “deve rendere omaggio” e che “il lavoro dell’Amministrazione era stato fantastico”. Nessuno credeva alle proprie orecchie, e ad onor del vero gli “addetti ai lavori” pensano che l’ex fedelissimo di Romney abbia visto in questa occasione, l’occasione della sua vita. In fondo è un astro nascente della politica, perché non prendere il treno di una futura possibile vittoria?
Tornando ad Obama, il suo ruolo di Presidente aiuta innegabilmente il “candidato” Obama. Da qui ad assicurarli una raccolta a man bassa di consensi al momento del voto, non è cosa pensabile. Ma questo grande colpo di vento, affascinante gioco del fato, potrebbe essere quel “quid” che gli mancava per arrivare al traguardo e alla vittoria. A questo va aggiunta un’altra “sorpresa” arrivata inaspettata ad Obama, la dichiarazione del Sindaco di New York, l’indipendente Michael Bloomberg, che ha annunciato il suo sostegno al Presidente uscente. “Il nostro clima cambia (…). Abbiamo bisogno di una guida da parte della Casa Bianca”. Così Bloomberg ha annunciato il suo sostegno a Barack Obama, salutando il coinvolgimento del candidato Democratico e Presidente uscente nella lotta (spesso e volentieri ostacolata dalle fronde di senatori Repubblicani) contro il riscaldamento climatico. Sul suo sito internet, colui che è stato Democratico fino al 2001, poi Repubblicano dal 2001 al 2007, non nasconde che l’uragano Sandy ha avuto un peso importante nella sua decisione. Il Sindaco, che aveva sostenuto George W. Bush nel 2004, ma non si era esposto per nessun candidato nel 2008, si è congratulato con il Presidente Democratico per le sue posizioni sull’aborto, l’istruzione e il matrimonio omosessuale e ha dichiarato che avrebbe potuto votare per Romney ma nel 2003, non oggi. Bloomberg ha tenuto a precisare che Romney si è purtroppo rimangiato “tutte le dichiarazioni sensate” che aveva fatto quando era Governatore del Massachusetts, soprattutto nei confronti dell’immigrazione, delle armi illegali, l’aborto e l’assicurazione sanitaria. Il sostegno di Michael Bloomberg, personalità molto apprezzata dagli americani, potrebbe rafforzare il voto degli indipendenti per il Presidente Obama.
Occultato dall’inizio della campagna, il tema del cambiamento climatico si è riaffacciato con prepotenza dopo il passaggio di Sandy. Già messo in difficoltà dalla crisi legata al passaggio dell’uragano, Romney (che non ha mai nascosto i suoi dubbi nei confronti del riscaldamento climatico) non aveva sicuramente voglia che il tema si riaffacciasse nei dibattiti pubblici. Ma ora, stretto tra le dichiarazioni di Bloomberg e dalla rabbia di chi è stato colpito dalla forza devastatrice della natura, dovrà, obtorto collo, affrontare l’argomento. Previsioni per le elezioni? Mai come questa volta il risultato rimane un’incognita che le rende ancor più appassionanti.
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