Abbiamo incontrato Umberto Croppi, Direttore Generale della Fondazione Valore Italia, giornalista, docente alla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università La Sapienza di Roma, membro del Consiglio Superiore delle Comunicazioni. Tra una presentazione e l’altra del suo ultimo libro “Romanzo comunale”, ci ha ricevuto nella sede della Fondazione che dirige per rivolgergli alcune domande in merito alla sua recente disponibilità ad una candidatura a Sindaco di Roma Capitale. Una disponibilità che il PLI ha salutato con favore anche in coerenza con la linea proposta al recente Congresso Nazionale di apertura e dialogo con una più ampia area politica di centro, anche nella logica di un superamento dell’attuale asfittico bipolarismo.
Domanda – Abbiamo appreso da alcune Agenzie della sua possibile candidatura a Sindaco di Roma. Come è iniziato questo percorso che lo ha portato a prendere questa decisione – oltretutto sollecitata da molti – e chi ritiene saranno i suoi compagni di viaggio e chi già sostiene apertamente la sua candidatura?
Risposta – Da mesi ricevo una grande quantità di sollecitazioni in questo senso, da parte di personalità che contano nello scenario romano, di gruppi organizzati, di semplici cittadini. Ho resistito finora all’idea di sottopormi ad una prova difficile e impegnativa. Tuttavia l’abbandono di Nicola Zingaretti (candidato naturale del Pd come antagonista di Alemanno) che ha preferito la facile corsa sulla Regione, lo stallo sostanziale di altre candidature autorevoli, il rischio che in questa situazione si imponesse una candidatura legata ad interessi estranei alla città, sono tutti fattori che mi hanno indotto ad assumermi il rischio e la responsabilità di una verifica in prima persona. Prima che la mia candidatura diventi concreta debbo verificare se quanti mi hanno spinto verso questa direzione sono realmente intenzionati a sostenerla; per farlo era però necessario che mi esponessi e formalizzassi la mia disponibilità.
A seguito del mio gesto si stanno già manifestando sostegni, anche inattesi – al di là di quanti (come il Partito Liberale Italiano con il quale già dialoghiamo da alcuni mesi) lo hanno fatto in forma pubblica – ma è opportuno attendere tutta una serie di conferme prima di renderli noti.
D. – Quali sono le linee guida ed i principi fondamentali che ritiene uniscano i suoi sostenitori, che sappiamo essere assolutamente trasversali dal punto di vista politico?
R. – Sono persone e ambienti che avvertono urgente la necessità di aprire una nuova stagione, dando mandato a governare a persone che uniscano una reale esperienza ad una capacità di autonomia rispetto alle nomenclature di partiti che hanno clamorosamente fallito. I dati delle elezioni siciliane sono l’ulteriore dimostrazione che più della metà degli elettori non vogliono rinnovare il mandato a chi ha tradito le loro aspettative.
D. – Lei ha scritto un libro (“Romanzo comunale”, evocativo anche nel titolo e di cui abbiamo già parlato sul nostro giornale) che denuncia i risultati della cattiva politica della giunta Alemanno, di cui ricordiamo è stato compagno d’avventura elettorale e consigliere. Quali sono i principi inderogabili, secondo lei, per potersi candidare alla guida di una città come Roma?
R. – Il mio tentativo va oltre, io ho voluto utilizzare la mia esperienza per spiegare quali sono i metodi e gli atteggiamenti che paralizzano le amministrazioni locali, i casi delle Regioni Lazio e Lombardia vanno lette in questa stessa ottica. Considero questo mio lavoro una sorta di manuale ma anche un “Certificato” rispetto a futuri impegni. Avendo rese note le regole non scritte del consociativismo e della politica affaristica spero di aver contribuito ad interrompere un metodo: onestà, trasparenza e assunzione di responsabilità sono le prerogative su cui dovrà poggiare una seria azione di governo che porti la città (e l’Italia) fuori dalle attuali secche.
D. – Lei è nel Comitato promotore di RomaSìMuove, che il PLI ha appoggiato e sostenuto anche nelle piazze per la raccolta delle firme. Gli 8 punti referendari saranno messi nel programma che presenterà ed insieme a quali altri?
R. – Considero la campagna referendaria, anche se ha fallito per pochissimo il suo obiettivo, una sorta di “primarie delle idee”, che – con 44.000 sottoscrizioni – rappresenta una chiara indicazione. Gli otto temi sottoposti al giudizio dei romani costituiscono il cuore di un articolato programma. Il mio libro li completa per gli aspetti metodologici. Ora si tratta di articolare quei temi in un progetto che li trasformi in indicazioni dettagliate, ci stiamo già lavorando con professionisti ed esperti che ne condividono le prospettive.
D. – Come si immagina Roma Capitale nel futuro e come vorrebbe consegnarla alle future generazioni di cittadini romani?
R. – Difficile rispondere con una formula sintetica. Ci sono due indicazioni parallele, da un lato la vivibilità per i residenti, che deve partire da cose minime quali il decoro e un impulso per i servizi che metta Roma al livello delle capitali europee, nonché l’attivazione di meccanismi di partecipazione che coinvolgano costantemente i cittadini. Sull’altro versante vanno riattivati quei processi di internazionalizzazione che corrisponda alla vera vocazione della nostra città.
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