Il mondo è frantumato dalla prevaricazione degli uni sugli altri, dagli egoismi.

È crisi dei valori e decadimento degli ideali; e vincono il materialismo ed il consumismo, purtroppo anche nei rapporti umani.

Sono enormi i passi fatti dalla scienza e le innovazioni portate in ogni settore, e ciò è positivo e coincide con il bene ed il progresso dell’umanità.

Ma, per converso, l’uomo ha abbandonato i valori innati connessi alla sua sfera spirituale. Ha reciso pure il rapporto con la natura, perché costretto a rincorrere l’evoluzione, quella però tecnologica e scientifica.

Una rincorsa vana, perché i rapidi ritmi dell’evoluzione dettati dalla scienza non corrispondono a quelli spirituali dell’uomo. E in questa ricerca affannosa finiscono col prevalere l’inquietudine, l’incertezza e l’impotenza.

Se si mettesse finalmente al centro l’uomo, con le sue aspirazioni, con le sue necessità e potenzialità. Se cioè vi fosse un nuovo umanesimo.

Se si ponesse la priorità di salvaguardare, soprattutto in ogni atto legislativo, la dignità dell’uomo. Se si responsabilizzasse il cittadino, da un lato riconoscendogli, sostanzialmente e non solo formalmente, i diritti civili e sociali fondamentali, e dall’altro chiedendogli di rispettare regole giuridiche e di mercato, poche ma certe. Se si garantisse la piena certezza del diritto, sanzionando effettivamente la delinquenza, salvaguardando il garantismo ed evitando inutili, ingiuste e deleterie carcerazioni preventive in attesa di un giudizio che forse neppure verrà.

Se si tassasse il giusto e si pagasse con la civica consapevolezza che vi sia un ritorno in termini di servizi istituzionali e sociali. Se vi fosse una Stato che facesse rispettare le regole del mercato, che creasse infrastrutture e intervenisse con correttivi tendenti ad assicurare chi è socialmente ed economicamente più debole, senza sfociare nell’ improduttivo cronico assistenzialismo.

Quanti “se” e quante implicite domande! Che, se trovassero una risposta positiva, provocherebbero nella nostra società una vera rivoluzione, una Rivoluzione Liberale.

© Rivoluzione Liberale

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1 COMMENTO

  1. Voglio partecipare con alcune considerazioni che sono nate nel leggere la nota il cui contenuto
    mi è capitato, in alcuni momenti della mia esistenza, di dibatterlo, talora con poca fortuna.
    Là dove non ci sono idee e valori da confrontarsi, autonomia ed intransigenza dei principi etici, ma difettano senso civico e tolleranza,non c’è responsabilità nelle scelte, nè rispetto dei ruoli, manca il rapporto con la gente, ma si constata solo la prevalenza d’interessi egoistici per pre- valere sul proprio simile con tracotanza, il cammino umano per raggiungere obiettivi decisamen- te positivi e paritari non si può fare.
    Deve entrare in gioco allora la meditazione che è un vero atto necessario che ogni uomo do- vrebbe adottare per uscire fuori dalla quotidianità, dagli affanni,dalle passioni, anche se per un attimo. Meditare significa svuotare la mente, prendere le distanze da sè stessi, distaccarsi dal
    proprio ego, anche momentaneamente, per essere più presenti dopo una immersione di pen- siero nella e per la società civile per offrire un contributo positivo a sè ed agli altri. E ciò può avvenire mentre cammini per la strada, o stai fermo seduto su una panca assorto e fuori dal tempo, o coricato con le braccia intorno al capo, o davanti ad un computer, o addirittura,cosa che accade spesso, poggiato con le membra sul sedile del cesso per liberare l’intestino.
    La meditazione non è mai senza significato,senza convinzione,ma con la speranza che c’è qualcosa a noi superiore che ci riconosce, ci aiuta e talvolta ci riempe di gioia, per cui i se
    ed i ma potrebbero elidersi e diluirsi in effetti positivi per fondare un nuovo umanesimo.
    La teoria deve lasciare,però, il passo all’azione politica con la partecipazione attiva e fattiva di tutti in modo da potersi configurarsi come: rivoluzione liberale.

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