La critica più feroce arriva all’ex premier Berlusconi da una sua ex fedelissima, la deputata modenese Isabella Bertolini che, alla conferenza stampa in cui ha annunciato la fuoriuscita sua e di quattro altri colleghi dal Pdl, ha detto: “Berlusconi è come Schettino, quando la nave ha cominciato ad affondare è sceso e ci ha abbandonato.” E questo sembra oggi essere un sentimento diffuso in un Pdl ormai allo sbando totale, dove persino l’ultima spiaggia delle primarie sembra nuovamente affossata dalle bizze del suo padre padrone.

Nei giorni scorsi Silvio Berlusconi ha convocato ad Arcore un gruppetto di fedelissimi, dalla Santanchè a Verdini, per passare dal fido Bondi, e pare abbia deciso di abbandonare definitivamente il suo ormai ex partito al proprio destino per fondare una nuova lista di pretoriani con cui tentare di riconquistare uno spazio, senz’altro fortemente ridimensionato, ma al contempo a sua totale immagine e somiglianza, in Parlamento. La massima perfidia però è che pure l’annuncio ufficiale di un simile sviluppo è rinviata a data da destinarsi lasciando i pidiellini in un limbo che è assai peggio dell’inferno. L’indecisione infatti impedisce qualunque mossa e pure i fedelissimi, che sarebbero pronti a seguire il capo nella nuova compagine, non sanno se e quando potranno rivelarsi, timorosi di essere lasciati in mezzo al guado da un ennesimo ripensamento e senza ciambella di salvataggio. Solo questa incertezza, diabolicamente voluta, impedisce inoltre lo scatenarsi del fuggi fuggi generale in cerca di nuove collocazioni di parlamentari ed esponenti del partito che fu.

Tutti già oggi, e molti già da tempo, stanno lavorando infatti per trovarsi nuovi alloggiamenti, anche nel centrosinistra (magari renziano), ma nessuno può farlo apertamente nel timore di essere spiazzato da un’altra spericolata e improvvisa inversione a U dell’ex premier. Lo stesso Alfano, fino all’altro ieri delfino fedele, si trova impotente e inerme, svuotato di ogni legittimazione e capace solo di dire: “Vedremo cosa deciderà Berlusconi”, senza poter dire né quando né quanto.

Inevitabile che anche lo zoccolo più duro dell’elettorato cominci a dar segni di cedimento. Se infatti l’insuccesso del governo Berlusconi, la sua caduta, gli scandali, la crisi ed il sostegno controvoglia a Monti avevano praticamente dimezzato i consensi del Pdl nei sondaggi in questi mesi lo stato di caos totale di queste ultime settimane sta minando anche le ultime roccaforti di elettorato. La stessa Bertolini alla conferenza stampa dell’altro giorno ha ammesso che i sondaggi reali, quelli anche in mano a Berlusconi, danno ormai il Pdl tra il 10 e il 12%.

La mossa del Cavaliere di mollare il Pdl però non è follia, anzi, è risultato di un lucido calcolo. L’ex premier preferisce avere una pattuglia ridotta di parlamentari, ma assolutamente fedeli e disposti a assecondare qualunque sua necessità di difesa di interessi propri, piuttosto che un partito che con, per lui assurde, velleità di democrazia interna non è ormai più il monolite al suo totale servizio che fu quando, per esempio, votò compatto avallando la storia di Ruby nipote di Mubarak.

Il cavaliere inoltre conta molto su un risultato elettorale che non dia una maggioranza chiara e limpida a nessuno (magari con l’aiuto di una legge elettorale ad hoc) e spera ancora in un eventuale Monti bis (magari senza Monti) a cui dare il proprio appoggio al momento opportuno, tornando a riproporre la maggioranza spuria che ha retto il governo in quest’anno di transizione e che gli consenta di tornare a mettere comunque un piede nel governo del Paese. Una maggioranza incapace di fare vere riforme, soprattutto di stampo liberale, e sottoposta a continui ricatti incrociati in base a interessi particolari. Una simile prospettiva dovrebbe inorridire qualunque vero liberale, ma più in generale qualunque cittadino italiano.

Solo la nascita di uno schieramento di centro solido, pragmatico e realmente  liberaldemocratico può giungere ancora in soccorso dell’Italia e mandare a monte i piani berlusconiani, e forse anche quelli di Bersani e Vendola, oggi apparentemente unica alternativa al governissimo di tutti e di nessuno. Un Partito Liberale, e più in generale uno schieramento di centro liberaldemocratico, dovrebbe oggi aprire le porte ai tanti elettori delusi in fuga dal Pdl, ma tenere i ponti levatoi ben alzati verso eventuali parlamentari in fuga che si dovessero ammassare alle porte all’ultimo minuto.

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1 COMMENTO

  1. Giustissimo. Accogliere, a braccia aperte, anzi apertissime, gli elettori delusi dal PDL, ma chiudere la porta ai transfughi e opportunisti in cerca di salvarsi la pelle politica dopo avere per anni avallato le peggiori nefandezze del cavaliere.

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