In questi giorni è in discussione il contenuto della legge delega sul fisco: una riforma che, a costo zero, dovrebbe rendere il sistema tributario meno oppressivo, semplificare i rapporti tra cittadini e Pubblica Amministrazione e dare più certezze alle imprese.

Tra le novità principali si annovera l’inserimento del contrasto di interessi come criterio per fare emergere la base imponibile attraverso “l’emanazione di disposizioni per l’attuazione di misure selettive e indirizzate alle aree maggiormente esposte al mancato rispetto dell’obbligazione tributaria”.

In altre parole, si tratta della possibilità di dedurre dalla dichiarazione dei redditi scontrini e ricevute, incentivando così i consumatori a farne richiesta.  Anche se dovrà essere poi il Governo, attuando la delega, a disciplinare la misura prevedendo le “opportune fasi applicative”.

In linea di principio il meccanismo potrebbe rivelarsi l’asso nella manica dell’amministrazione tributaria che troverebbe in ogni cittadino un “alleato” nella lotta all’evasione.

I buoni propositi, però, devono fare ancora una volta i conti con la lenta macchina legislativa italiana. Lo scorso 27 novembre, infatti, il testo della legge delega licenziato dalla Commissione competente è stato respinto dal Senato e rimandato all’esame in commissione.

I tempi strettissimi prima dello scioglimento delle Camere e il clima politico già da campagna elettorale mettono seriamente a rischio la sua approvazione. Nonostante ciò, ci auguriamo che la lodevole iniziativa contenuta nella legge delega non sia costretta ad arenarsi nelle secche del bicameralismo all’italiana e che il provvedimento possa essere approvato in tempi brevi in modo da consentire al Governo di renderne operativi i principi più significativi.

Più seria è invece la necessità di dissipare i dubbi sollevati sull’efficacia del contrasto di interessi. Uno strumento di lotta all’evasione che per funzionare dovrà certamente prevedere uno sconto sulle tasse tale da invogliare davvero il contribuente a chiedere la documentazione, ma che potrebbe anche annullare il beneficio dell’emersione del nero in termini di gettito fiscale qualora lo sconto concesso risultasse fin troppo generoso. Ciò in quanto il contrasto di interessi potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio: se le detrazioni concesse fossero maggiori del nero emerso, gli effetti netti sul gettito fiscale sarebbero negativi per l’erario.

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2 COMMENTI

  1. Ulteriore burocraia e quindi ingerenza della Amministrazione Pubblica e possibilità per i furbastri. L’evasione si combatte ( gradualmente) con la eliminazione delle 250 tasse, la semplificazione delle due o tre necessarie , zero imposte su redditi basi e controlli bancari, patrimoniali e sui redditi maggiori.

  2. Speravo che questo fosse il primo passo, verso un sistema di tassazione indiretta, ma il buon Befera l’ha subito stroncato con una dichiaraziane che lascia pochi dubbi sul vero spirito del Direttore dell’Ufficio delle Entrate: “Trovo immorale, come principio, che l’evasione fiscale, venga combattuta con il contrasto di interessi”.
    Infatti immediatamente l’iter della delega si è arenata.
    Fino a quando sarà lo Stato a dover fare il poliziotto, gli evasori, quelli a sei zeri, possono dormire sonni tranquilli.

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