Si è da poco conclusa l’undicesima edizione di Art Basel di Miami, che ha avuto luogo da giovedì 6 a domenica 9 Dicembre. La fiera commerciale d’arte di XX e XXI secolo di più grande rilevanza del continente americano, che ha visto più di 260 gallerie leader da Nord America, America Latina, Asia ed Africa, con più di 2.000 artisti affermati ed emergenti. Tra queste vi sono stati anche astri nascenti nel panorama delle gallerie d’arte e possibilità d’appagamento per tutti i gusti (dai dipinti, i disegni, le sculture, le installazioni, le stampe, alle fotografie, i film, i video e l’arte digitale).
Art Basel è così risultata divisa in più settori specializzati: Art Galleries, Art Nova, Art Positions, Art Kabinett, Art Public, Art Video, Art Film, Art Basel Conversations, Art Salon. Art Galleries ha raggruppato il nucleo più numeroso di gallerie (più di 200) ed artisti (più di 2 000), dagli artisti emergenti a quelli quotati milioni di dollari. La sezione Art Nova ha offerto invece gallerie che esponevano esclusivamente opere realizzate negli ultimi tre anni di due, massimo tre artisti. Art Positions ha ospitato appena 16 gallerie focalizzate su un solo artista, con l’intento di far emergere nuovi talenti. Art Kabinett ha vissuto poi un percorso in parallelo, dove alcune gallerie presenti nel settore Art Galleries sono state parzialmente suddivise all’interno del proprio stand e curate su base tematica, storica o ancora selezionando un artista emergente d’interesse. Art Public ha presentato sculture ed installazioni all’aperto, risultato di una collaborazione con il Bass Museum of Art e concentrate a Collins Park. Art Film ha presentato il film “Painters Painting” (1973) di Emile de Antonio ed Art Video si è configurato all’interno del Miami Beach Convention Center ed all’esterno nel SoundScape Park, con artisti giovani oppure affermati nel mondo della video art, come si può facilmente intuire. Infine, Art Basel Conversations ed Art Salon sono state sede di dibattiti e discussione con tema l’art market e casi particolari nel mondo dell’arte, ad esempio le nuove prospettive dell’arte araba e la gestione dei beni artistici tra pubblico e privato.
In concomitanza vi è stato un tripudio di kermesse, quali Design Miami, oltre 20 fiere collaterali, collezioni private aperte per l’occasione (e.g. La Rubell Family Collectione e la Marguelis Collection) ed eventi vari in musei e non solo, che hanno ridato lustro alla mitica Miami Beach ricordata prima della crisi, forse in un eccesso di mondanità, al punto che l’attenzione venisse distolta dal fulcro del business. Il bilancio finale si è rilevato tuttavia del tutto positivo, con un miglioramento nel campo delle vendite rispetto all’anno scorso. Tra ormai numerosissime fiere commerciali l’allestimento di Art Basel a Miami si riconferma conveniente per i galleristi sempre in cerca di nuove clientele e contatti, in quanto vi sono affluiti 50 000 visitatori di provenienza altamente eterogenea (soprattutto Stati Uniti, Canada, Sud America, Russia, Azerbaijan).
Oltre a collezionisti ed a visitatori, vi sono stati curatori e direttori di importanti musei ed istituzioni, valore aggiunto alle vendita di opere in prevalenza nella fascia media dei prezzi a detta dei galleristi italiani, parere discordante rispetto a quello degli altri espositori che sostengono che si siano riusciti a concludere anche affari per cifre elevate. Ad ogni modo questa anacronistica Miami, status symbol del Sunshine State, sembra quasi accogliere amorevolmente, con le proprie elevate temperature da clima tropicale, tutti i galleristi ed i visitatori in un luogo designato in placito accordo. In una singolare identità, ciò che conviene alla domanda è ciò che conviene all’offerta, che ci sia alla base una passione sincera o più probabilmente il desiderio di investire in un bene di lusso. Il mondo dell’arte continua dunque ad essere mantenuto vivo da questa speculazione, nel pieno assenso liberistico.
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