«È morto Riccardo Schicchi. A me era simpatico. Aveva fatto del sesso un business, promuovendo le pruderie di alcune super zoccole e facendole diventare star internazionali. A me piaceva perché, al contrario di molti, non voleva sembrare altro. Siamo da tempo abituati a integerrimi padri di famiglia in pubblico che poi in privato amano i trans, oppure a dignitosissime donne politiche dall’allegra mutanda, ma sempre pronte a criticare gli usi e costumi di altre.
Responsabile, con la sua scuderia, della cecità di un paio di generazioni, Schicchi ha sdoganato il porno. Non più roba da cinema di quart’ordine dove entrare vergognandosi, ma roba alla luce del sole, della serie, se siete un po’ attratti non vergognatevi, meglio un’orgia di una rapina!
Belle anzi bellissime le sue icone: Moana, Cicciolina. Chi, maschio adulto o semi adulto negli anni 80 e 90, non le ha sognate? Erano sexy, perverse, promettevano piaceri inimmaginabili.
Ora il porno è ovunque: è pornografico l’atteggiamento di chi non ha coraggio della propria sessualità; di chi è omosessuale ma non lo dichiara, di quei mandrilloni che usano il loro ufficio in parlamento per smistare bande di professioniste.
Schicchi almeno non voleva sembrare diverso e tantomeno le sue ragazze, diventate nel tempo anche star televisive; una sorta di banda delle puttane oneste.
È incredibile pensare che si possa rimpiangere una tale limpidezza di comportamento! Ormai nel dilagante malcostume siamo portati a dire: ah però che puttana onesta! Chiediamoci come siamo arrivati a questo! Forse abbiamo tollerato in silenzio un degrado morale che alla fine ha minato tutti i nostri principi, il nostro essere persone perbene.
Io non voglio sembrare una fustigatrice di costumi perché non lo sono! Sono una nostalgica delle vecchie cose, dei vecchi ruoli; quando un politico era un politico, una puttana una puttana. Niente scambio di ruoli, ciascuno il suo.
Ma sono considerazioni amare che mi portano a rimpiangere il buon Schicchi. Riposa in pace Riccardo, nell’Hard di là!»
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