I Giovani del Fondo Ambiente Italiano propongono un’iniziativa al passo coi tempi e particolarmente attuale: le Primarie della Cultura, per 3 settimane fino al 28 Gennaio ai voti 15 temi selezionati con la possibilità per ogni cittadino di sceglierne 3. In accordo con i propri principi ormai ben consolidati, il FAI propone tematiche di arte, cultura, paesaggio ed ambiente, con lo scopo di comunicare i risultati ottenuti e resi pubblici ai partiti ed ai candidati alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio.
È questa l’occasione a cui deve partecipare un popolo aderente ai luoghi comuni “In Italia abbiamo il 70% del patrimonio artistico mondiale”, “Il nostro patrimonio artistico-culturale va salvaguardato”, “La cultura e l’arte salveranno l’Italia dalla crisi”, “La cultura è un bene comune”, “L’arte italiana è unica, straordinaria e tutti ce la invidiano”. Non viene chiesto molto, se non fare il grande sforzo di sfruttare una chance per dire la propria.
Entrando nel sito Primarie della Cultura, effettuare la propria registrazione e scegliere 3 dei 15 temi proposti. Magari sbizzarrirsi per condividere la campagna sui social network. È innegabile che trascorriate online tra lavoro, studio e svago una quantità esorbitante del vostro tempo, come del resto state facendo anche in questo momento. Quindi, non siate pigri!
Il cittadino chiede dialogo e possibilità d’espressione, così nulla può essere migliore del rispondere dalla propria casa, il proprio ufficio, la propria università o meglio ancora direttamente dal proprio smartphone o tablet. Solo l’inerzia di fronte a cotanta multimedialità può fermare l’Italiano insofferente. Ecco la modalità all’insegna della trasparenza per cercare di ovviare almeno su questi temi alla Legge Calderoli, il porcellum (definizione su cui concorda Calderoli stesso), così che i candidati possano integrare i propri programmi con punti a misura del cittadino, da sostenere in caso di vittoria.
Il FAI risponde al punto “sensibilizzare ed educare” presente nella propria missione, quando i candidati alle elezioni non hanno quasi nemmeno inserito nulla in merito alla questione cultura o, se hanno affrontato la questione, l’hanno fatto in modo sommario. Questo è un momento di necessità di soluzioni reali o quantomeno di nuove idee, in quanto, crisi a parte, lo sfacelo di arte e cultura italiane avanza ed la fusione del nocciolo di non-ritorno è vicina. Si dice che questa sia la nostra anima, ciò che ci rende unici; perché allora non farne un reale punto di forza? Tra tutti i benefici che il Paese potrebbe trarne, si pensa ai meri proventi economici legati al turismo; perché allora non provare a sfruttare anche solo questa visione parziale e miope? Fatto sta che i flussi irregolari nel campo del turismo sono una realtà ed è nel nostro interesse attuare migliorie e creare nuove fonti d’impiego.
In Italia lo 0,19% del denaro pubblico viene destinato alla cultura, mentre nella sola Inghilterra la cifra è 5 volte maggiore: una quota minima dell’1% viene infatti proposta come stanziamento alla cultura. Poi l’argomentazione no profit e no tasse per coloro che intervengono nei beni culturali; politiche economiche a favore dei prodotti a km 0 e del turismo; misure per la sicurezza idrogeologica e contro il consumo di suolo e paesaggio; piani triennali per chi opera nei settori del teatro, del cinema, della musica e della danza; finanziamenti per lo studio e la formazione di restauratori ed individui creativi; agevolazioni per i giovani e le loro start up. Queste sono alcune delle tematiche sulle quali l’Italiano viene chiamato a cliccare, alcune più specifiche e precise, altre più generiche. Ottima richiesta quella d’attualizzarsi al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, come quella di tutela dei centri storici e dei tesori delle biblioteche, per quanto tocchi punti a volte isolati ed i toni con cui è presentata siano sul retorico.
Dopo la prima settimana oltre 36 mila hanno dato il proprio contributo, prediligendo i propositi in materia di sicurezza, consumo del territorio e destinazione di almeno l’1% del PIL nazionale alla cultura. Il riscontro è stato finora sicuramente positivo, tuttavia non è detto che i risultati ottenuti verranno poi effettivamente presi in considerazione dai candidati.
© Rivoluzione Liberale

A quando una seria legge sul consumo di suolo agricolo? Noto con rammarico e dispiacere come in questa campagna elettorale si parli troppo poco di temi importanti come la sostenibilità ecologica (non c’è sempre modo per tornare indietro, o si fanno delle scelte coraggiose oggi o…), le problematiche di dissesto, il consumo di suolo e molti altri ancora.
Non è demagogia, sono tematiche molto più concrete di tante altre.
A quando una seria proposta per una sistemazione idrogeologica del nostro territorio? Smettendola una buona volta di gridare alla disgrazia, alla “punizione divina”, per ogni tragedia che si abbatte nel nostro territorio, frutto di una mancata gestione della prevenzione al dissesto.
Un opera di sistemazione nazionale, che porterebbe lavoro alle imprese e ci salverebbe dall’andare ad aumentare tasse ed accise dopo ogni calamità (paghiamo ancora le accise per il terremoto di messina e dell’irpinia).
Se ne parlasse almeno…