Continuano gli scontri in Mali. Ultime mossa dei francesi: l’entrata a Timbuctu senza resistenze da parte dei ribelli. La guerra si spinge verso nord, sabato è stata conquistata Gao, la città più popolata del Paese e roccaforte del gruppo degli islamisti.  Ora non ci sono solo le truppe francesi, si aggiungeranno 240 militari inglesi.

È utile chiarire chi sono oggi i ‘ribelli’: gruppi salafiti e wahabiti (il movimento più importante è quello dei ‘difensori della fede’) insieme alla componente dei Tuareg (rappresentano il 10% delle popolazione in Mali) organizzata nel movimento MNLA ( Movimento nazionale di Liberazione dell’Azawad). La posizione del movimento è radicalmente cambiata a partire dal dicembre 2012 periodo in cui i separatisti tuareg sono passati al fronte governativo.

La ‘battaglia’ sembra già vinta da Hollande, che ha recuperato in poco tempo tutto l’orgoglio del colonialismo francese dell’Ottocento. L’operazione ‘Serval’, che ha impiegato un contingente di quasi tremila soldati francesi sa tanto di ’nuovi conquistatori che questa volta sono i socialisti. La comunità internazionale sostiene ampiamente la Francia, la risoluzione militare dell’Onu, approvata il 19 gennaio all’unanimità non lascia spazio a equivoci: il Mali sarà il nuovo teatro di guerra.

L’Europa, quella ‘in crisi’ che conosciamo noi, si è mobilitata economicamente: 15 milioni di euro dalla Germania più contributi logistici,  l’appoggio dell’Inghilterra con armi e contingenti, l’Unione Europea ha reso noto il suo impegno pari a 50 milioni di euro.

Se fossimo stati uno storico, o uno studioso di politica internazionale ci saremmo affrettati a paragonare questa nuova guerra ai vecchi colonialismi, ai vecchi ‘vizi’ mai abbandonati delle potenze europee. In realtà la questione è un po’ più complessa. Non il solito scontro Occidente-Africa che sa tanto di colonialismo vecchio stile, la comunità internazionale ha posto sotto l’ombrello della sua missione anche l’Unione Africana: Nigeria, Burkina Faso, Benin invieranno le loro forze in Mali. Gli stessi stati africani combatteranno tra di loro, uccideranno civili della loro stessa regione, interverranno per l’ennesima volta contro i ‘ribelli religiosi’. Ma quando mai la repressione di una religione e quindi di un sentimento quasi a-razionale, ha contribuito alla pace tra i popoli?

© Rivoluzione Liberale

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