Nel settembre scorso, da queste pagine, ipotizzavo per il dopo Monti una ipotesi di governassimo Pd-Pdl affidato al ministro dello sviluppo economico Corrado Passera. Prevedevo infatti un voto che non definisse un chiaro vincitore ed una maggioranza omogenea tra Camera e Senato, cosa che si è effettivamente verificata.

In questi giorni noto come l’ipotesi Passera sia formulata addirittura da Beppe Grillo, che evidentemente non vede l’ora che Pd e Pdl prendano in mano la patata bollente del governo per poterci poi marciare con una opposizione parlamentare comoda comoda. Lo stesso Corrado Passera non ha mai nascosto le sue velleità ed ha sempre cercato di accreditarsi verso entrambi gli schieramenti, anche in queste ore le sue dichiarazioni in tono berlusconiano a favore del progetto del Ponte sullo stretto di Messina, a mio avviso, vanno lette in tal senso.

Certo non sarebbe semplice se il centrodestra dovesse spiegare ai suoi elettori l’appoggio ad un premier che è un banchiere vero, dopo che s’è gridato al lupo per mesi contro un banchiere presunto, Mario Monti, ma sappiamo che l’elettorato del Pdl necessita di ben poche spiegazioni.

E’ quindi quella di Passera una ipotesi ancora valida? Molto dipende da Pieluigi Bersani e dal Pd che in questo momento ha il pallino dell’iniziativa in mano, e forse non vorrebbe averlo. L’elettorato del Pd infatti è molto meno adattabile di quello berlusconiano e l’alleanza col grande avversario provocherebbe non pochi problemi e rischierebbe di favorire una ulteriore emorragia di consensi dal Pd a Grillo.

Bersani per ora esclude governissimi, ma la necessità e l’assenza d’alternative potrebbe fargli cambiare presto idea, e forse quella di oggi è solo tattica, per far ingoiare nel modo meno doloroso possibile la pillola alla sua base. Berlusconi dal canto suo ha fretta, le sentenze dei suoi processi in corso incombono ed è certo che sul piatto di un accordo col Pd ci sarebbe una qualche forma di impunità per l’ex premier o quantomeno un blocco dei processi, insomma l’ennesima leggina ad personam. Alcuni “portavoce” del cavaliere, come il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, hanno già chiaramente esplicitato la richiesta anche in televisione.

Che all’Italia serva un governo è cosa ovvia, che questo governo abbia un orizzonte comunque limitato è altrettanto evidente e che, alla fine, sarà sostenuto da Pd e Pdl è altrettanto inevitabile se la compagine di Grillo insisterà nella decisione di non prendersi le responsabilità che invece, secondo me, il primo partito, come voti, del Paese avrebbe il dovere di prendersi.

Ci potrebbe quindi aspettare un governo tecnico-politico che scimmiotterà quello di Mario Monti, con grosso modo la stessa maggioranza politica che sosteneva il governo uscente e con un banchiere alla guida. Personalmente a Passera preferirei ancora Monti e credo che i limiti del governo del professore saranno solo amplificati da un esecutivo analogo a guida del banchiere, anche perché la pressione populista grillina all’opposizione sarà molto più pesante di quella di facciata che fecero Lega e Idv l’anno scorso e non aiuterà certo a fare quelle riforme necessarie e urgentissime, a partire da quella elettorale che l’Italia e l’Europa aspettano.

Lo scopo di Grillo infatti è di avere davanti un governo paralizzato, che si incarti in pochi mesi e che apra le porte ad un futuro trionfo del suo movimento, un movimento dai connotati ancora vaghi, confusi e non poco inquietanti.

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