Essendo liberali, l’essere contro il proibizionismo è naturale. Perché i liberali fondano la convivenza tra cittadini diversi sulla libertà di ciascuno nell’ambito delle regole da loro stessi scelte. Secondo i liberali queste regole devono essere coerenti con il principio di libertà e adeguate di continuo, per rendere possibile ad ognuno di esprimersi al meglio. Non sono invece coerenti le regole che stabiliscono i (supposti) comportamenti giusti da tenere. La logica proibizionista presume appunto di sapere quale sia il modo giusto di comportarsi in società e vuole imporlo. E’ una logica opposta a quella dei liberali.

Il proibizionista è il tipico conservatore (di destra o di sinistra fa lo stesso) che vuole il mondo sia come lo intende lui. I liberali stanno ai fatti del mondo e pensano che la convivenza debba fare i conti con quei fatti. Per questo vogliono la libertà. Perché ciascuno cerchi sempre il modo di affrontare i fatti al meglio. Tra i più ancestrali modi di rapportarsi al mondo esterno, vi sono quelli del mangiare e del bere cibi e bevande capaci di rinvigorire e di soddisfare. In quest’ambito, e ancor più in quello dei prodotti medicinali, vi sono sempre state sostanze più o meno commestibili ed assumibili secondo i gusti e le necessità, che tendono a regolare la disponibilità di energia e ad influire sulle condizioni organiche di chi le assume con effetti più o meno profondi e duraturi. In proposito, per la civiltà liberale quello che davvero importa è che ognuno sia il più possibile informato circa i reali effetti di ciascuna di quelle sostanze sull’organismo di chi le usa. Poi spetta al singolo decidere come comportarsi. Qui il proibizionista insorge gridando al pericolo per la sicurezza degli altri cittadini, minacciata dalla libertà. E, sbandierando questo pericolo, propone regole per imporre un dato comportamento restrittivo che secondo lui garantirebbe la sicurezza. Solo che l’esperienza storica mostra in modo inequivoco una cosa opposta. Che così facendo la sicurezza è molto relativa ed al fondo illusoria, mentre la restrizione della libertà individuale irrigidisce le istituzioni e genera di certo un tenore di vita più disagiato per gran parte dei conviventi. Quindi è l’atteggiamento proibizionista a costituire un pericolo effettivo per il cittadino.

Vanno poi considerate le conseguenze della lotta proibizionista dal punto di vista della spesa pubblica. La spesa europea complessiva nella guerra alla droga oscilla tra i 28 e i 40 miliardi di euro-anno, quella italiana è stimata in circa 5-6 miliardi. Il risultato di questo impegno poderoso sono: un elevato livello di criminalità, la prosperità delle organizzazioni criminali, migliaia di giovani vite stroncate o rovinate in modo irreparabile, la persistenza del traffico degli stupefacenti nonostante la proibizione, le immense rendite di posizione degli alfieri della guerra agli stupefacenti.

È morale spendere i soldi in questo modo? Davvero non c’è un modo migliore di spendere i soldi? Davvero i nostri diritti di cittadinanza sono così tanto meno importanti del dovere che ci siamo dati di insistere in quella costosa proibizione? È morale spendere quasi sei miliardi di euro all’anno nella repressione del commercio e del consumo della Canapa quando abbiamo ospedali con i malati messi a letto nei corridoi? Mi è difficile pensare che non ci sia un modo migliore di spendere soldi, anche moralmente migliore.Giuseppe Ayala affermava che per combattere la mafia e la criminalità organizzata è necessario legalizzare le sostanze stupefacenti ora illecite. Le mafie traggono la maggior parte della loro ricchezza dal narcotraffico, e non si può contrastare il narcotraffico senza politiche di legalizzazione. In questo modo si sottraggono le droghe al mercato illecito per affidarle ad un sistema regolamentato. Molti si chiedono: può lo Stato permettere la vendita delle droghe leggere? Anche ammesso che nell’uso di Canapa vi sia qualcosa di immorale, sappiamo che non si tratta di una di quelle immoralità che giustificano la proibizione o la punizione, come avviene invece per l’omicidio o per il furto. La revoca della proibizione indebolirebbe le organizzazioni criminali sottraendo loro una grande fonte di ricchezza, e mi pare che questo non possa certo essere definito immorale. Per di più, comporterebbe due vantaggi per lo Stato: un risparmio, perché i soldi adesso destinati a una lotta alla droga senza speranza potrebbero essere destinati per altri scopi, come cercare di rimediare un po’ delle situazioni disastrose che sono sotto gli occhi di tutti; e un guadagno, perché il mercato delle droghe illegali, immenso e florido, sarebbe tassato come avviene per ogni mercato legale, con benefici immediati per l’erario. Forse il “quesito morale immenso” ha a che fare con l’obiezione che, in questo modo, lo Stato farebbe cassa sulla pelle dei cittadini ma, se il problema è questo, allora si tratta di un quesito morale che si spazza via con facilità. La legalizzazione non inventa il consumo di stupefacenti, ma si limita a renderlo legale. Anche sotto la proibizione, infatti, le droghe leggere si vendono e si consumano, perché la proibizione non funziona, e non ha mai funzionato.

Chi ha a cuore la salute pubblica dovrebbe guardare alla legalizzazione della canapa come a una soluzione auspicabile e urgente, perché permetterebbe di effettuare controlli di qualità sulle quantità in commercio, come succede per tutto quello che viene posto in vendita sul mercato legale, con benefici immensi per i milioni di persone che, proibizione o non proibizione, sono forti consumatori di droghe leggere. Credo che tutti siano consapevoli che non esiste nessuna giustificazione per proibire l’uso della canapa e dei suoi derivati, e meno che mai per punirlo. È invece incredibile come anche le forze politiche che si propongono come innovative, ad esempio il Movimento Cinque Stelle, non abbiano nel loro programma l’intenzione di risolvere il problema. Forse l’origine di tutti i mali italiani siamo proprio noi cittadini che non sappiamo mai riconoscere e discernere tra chi ha delle idee veramente utili per il bene della società e tra chi, invece, predica un mero populismo finalizzato al nulla.

Il PLI ha avviato da subito una raccolta firme per la presentazione di una Proposta di Legge di Iniziativa popolare per la legalizzazione della Canapa e dei suoi derivati da presentare in Parlamento dimostrando con i fatti che per i liberali occorre investire di più sull’informazione e sulla responsabilità e meno sulle indiscriminate strutture punitive di divieto.

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6 COMMENTI

  1. Ottimo articolo voglio farvi i miei complimenti. Non vi conoscevo se avete il coraggio di parlare delle questioni difficili come questa avete la mia solidarietà e il mio appoggio.

  2. Ottimo. Sottoscrivo ogni cosa. Sottolineo la necessità di una campagna informativa che si avvalga di continui spunti di discussione e di approfondimento… ad esempio importante anche confrontarsi nell’ambito delle diverse possibilità attuative di riforma del codice attuale in materia, come: depenalizzazione della produzione per uso proprio, legalizzazione,liberalizzazione…

  3. Condivido tutto quanto, i liberali devono seguire questa realtà da vicino perchè non c’è nessuno che ha l’onere di portare in porto queste iniziative che tutelano la libertà individuale dei cittadini. Sono felice di scoprire che finalmente qualcuno ha il coraggio di esporsi e di parlarne apertamente. Bravi.

  4. Personalmente condivido tutto l’articolo ed aggiungo che in una società che si definisce Liberale, personalmente farei una campagna informativa su tutti i tipi di droga, dalla nicotina all’eroina evidenziando particolarmente i danni enormi che fa l’alcol che come il tabacco è di fatto legale. Questi ultimi ( Tabacco ed Alcol ) abusati, causano un danno enorme a chi ne fa uso, dunque alla collettività e al servizio sanitario nazionale che sappiamo come è messo.

  5. L’articolo che avete pubblicato racconta due verità: una ideologica e una reale. Non posso non essere d’accordo su tutto quanto esposto in modo dettagliato da chi l’ha scritto. Certo che è un balzo enorme per il partito liberale allinearsi alle esigenze dei cittadini. Inizierò a seguirvi in modo assiduo confidando di trovare altri articoli che affrontano questi problemi e introducono soluzioni. Molto bene, state dimostrando di entrare in sintonia con tanti cittadini.

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