Inizia con un’accusa in piena regola ai nemici di Chavez la presidenza ad interim del delfino chavista, Nicolas Maduro. Convinto che la malattia di Chavez (cancro) sia stata inoculata appositamente al presidente storico del Venezuela, Maduro avverte che la prima cosa che farà dopo le elezioni del 14 aprile sarà quella di istituire una commissione di inchiesta formata da scienziati internazionali.
Un clima totalmente diverso da una damnatio memoriae post –regime , si direbbe. Tante definizioni di Chavez sono state date dalla stampa internazionale: progressista, socialista, comandante, dittatore. Eppure, il suo popolo e il suo braccio destro vogliono giustizia per il loro leader.
Ma chi sarebbero questi ‘nemici’? Gli Stati Uniti, invidiosi dell’indipendenza energetica del Venezuela? Qualcuno, quale il colpevole che sia, ha voluto far ammalare Chavez per impedire che arrivasse a compiere la ‘ Rivoluzione Popolare’; ma il caudillo l’aveva già ampiamente attuata: basta ricordare i programmi sociali a favore dell’istruzione e la lotta alla povertà, tutti programmi socialmente strepitosi e largamente accettati dal popolo venezuelano che si è messo nella mani del suo lìder maximo senza mai dubitare.
Oggi, in attesa dell’appuntamento elettorale, la politica venezuelana appare divisa in conservatori e progressisti; ma questi ultimi non sono più i ‘chavisti’, quelli, ora, possono ben dirsi conservatori. Quelli che sembrano voler davvero cambiare e passare la palla all’ opposizione sono coloro che voteranno Henrique Capriles. Il leader della ‘destra venezuelana’ intende ricostruire i rapporti con gli Stati Uniti ( sembra che fra lui e Obama scorra buon sangue e si rispettino reciprocamente), allargare il programma di istruzione ai meno abbienti (quello che è stato il cavallo di battagli di Chavez) e diminuire le nazionalizzazioni economiche, in favore di privatizzazioni.
Chissà se il Venezuela è pronto ad accettare il cambio di prospettiva: dal paese che si era reso indipendente dagli Stati Uniti, forte della sua autonomia e orgoglioso, a Paese che entra nella scena internazionale e diplomatica come un ‘nuovo amico’ dell’America. Forse l’immagine che il popolo venezuelano ha nella mente, vale a dire quella della Republica Bolivariana, sarà più forte della tentazione di ritornare nelle grazie della Casa Bianca.
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