Non tutta l’Europa è in crisi; o meglio, non tutta l’Europa affronta la crisi scegliendo l’austerità. È quanto dimostra il voto islandese del 28 aprile che ha visto l’alleanza dei due partiti di centro destra anti austerity vincente.

Il Partito dell’Indipendenza di Bjarni Benediktsson, ha ottenuto il 25%, ottenendo 19 seggi. Il Partito del Progresso (centrista e agrario) di David Gunnlaugsson si è attestao al 22% dei voti, con 18 seggi. L e due forze politiche hanno ottenuto la netta maggioranza nel Parlamento islandese, composto da 63 seggi.

Entrambi leader giovanissimi (43 e 38 anni), sono accumunati dall’idea che l’Europa non sia per l’Islanda una scelta di campo vincente. Euroscetticismo, resistenza ai piani di austerity e ritorno alla moneta nazionale; queste le parole chiave che escono dalle urne di Reykjavik. La maggioranza degli islandesi ha scelto lo slogan “basta austerità e moneta unica” mentre la coalizione di sinistra, al governo fino al 2009, ha incassato l’amara sconfitta.

Le politiche aspre che hanno caratterizzato il periodo di centro sinistra sono già un ricordo e la politica islandese non vede l’ora di smarcarsi dalla tendenza del rigore che sembra aver “contagiato” l’Europa intera.

Infine, in Islanda, non finiscono le sorprese: per la prima volta in Parlamento entrano  tre deputati del “Partito dei pirati”, fautore della libertà del web senza restrizioni di sorta (ad esempio nel file sharing); in più, ospitando la sede di Pirate bay, il Paese sembra aver preso una netta posizione a favore della più ampia liberalizzazione del web e dei suoi contenuti. Il piccolo partito aveva già un deputato in europarlamento, con le elezioni del 28 aprile ha raggiunto quota 5,1 % di voti.

Una tendenza, quella del rifiuto dei piani di austerità, in forte aumento, che dovrebbe far riflettere non solo la “Troika” ma anche tutti gli altri membri della Comunità Europea.

© Rivoluzione Liberale

 

 

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1 COMMENTO

  1. La direzione e’ netta,
    la strada e’ tracciata.
    Solo chi ha convenienza a non voler vedere… non vede.
    Ormai di questa opinione e’ la maggioranza degli stati membri della comunità europea.

    I tedeschi ed i francesi, o mollano la presa sugli altri paesi, aprendosi ad una politica
    di investimenti e crescita economica;
    soprattutto sul rilancio del lavoro giovanile
    Oppure andiamo allo scollamento fisiologico per causa
    di una europa che vede figli e figliastri.
    Facciamo presto, e’ solo questione di tempo

    grazie

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