Un Rapporto dell’Onu, pubblicato di recente, denuncia l’arruolamento di bambini reclutati da gruppi islamisti e di ribelli Tuareg in Mali. La Siria è anch’essa presa di mira dal rapporto, che la accusa di utilizzare i bambini come scudi umani. Nel Sud Est asiatico i bambini portatori di handicap sono vittime “invisibili” della guerra del Vietnam e in tutto il Mondo, a milioni di bambini l’infanzia viene rubata per sfruttamento, che si tratti di lavoro, prostituzione o tratta di esseri umani.

Il Mali appare per la prima volta in questo Rapporto annuale che redige una “lista di infamie” causate dai responsabili di estorsione verso dei bambini. In questo Paese in crisi, l’ONU denuncia lo sfruttamento e il reclutamento massiccio di centinaia di bambini – soprattutto maschi tra i 12 e i 15 anni – da parte di islamici appartenenti  al Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad ( MNLA), al Movimento per l’unicità e la Jihad in Africa dell’Ovest (Mujao), a Ansar Diné e ad AlQaeda nel Maghreb Islamico (Aqmi). Stessa costatazione per quanto riguarda le milizie pro-governative: nella Regione di Mopti-Sevare, controllata dal Governo, sono arrivate informazioni che segnalavano il reclutamento di bambini da parte delle milizie Ganda Izo, Ganda Koy e le Forze di Liberazione del Nord. “Visto che alcune di queste milizie sono parte integrante delle forze armate del Mali, è urgente rintracciare questi bambini affinché escano dai ranghi”, sottolinea il Rapporto. Munizioni inesplose hanno ucciso 24 bambini nel Nord del Mali tra Marzo e Agosto del 2012 e l’esercito regolare ha portato avanti diverse rappresaglie interetniche contro dei bambini di origine araba o Tuareg. Il Rapporto recensisce anche 211 casi di sevizie da parte di MNLA, Mujao, Ansar Diné e Aqmi (stupri, schiavitù sessuale, matrimoni forzati) nei confronti di bambine. Infine, nel Febbraio del 2013, 86% dei ragazzi in età scolare che si trovavano ancora nel Nord, venivano privati dell’accesso all’istruzione a causa della distruzione di numerosissime scuole. La rappresentante speciale delle NU per i bambini e i conflitti armati, Leila Zerrougui, ha auspicato che la nuova missione delle Nazioni Unite in Mali (Minusma) permetta di risolvere questa situazione divenuta ormai drammaticamente insostenibile. Anche l’esercito francese, intervenuto a fianco del Mali per liberarlo dai terroristi islamici del Nord, è stato messo sotto osservazione dalle NU: i francesi avrebbero affidato diversi bambini all’esercito del Mali e per alcuni di loro, sembrerebbe che i Diritti del Bambino non siano stati rispettati. I soldati francesi li avrebbero tenuti con i polsi legati e non avrebbero mai chiesto loro l’età. Leila Zerrougui ricorda che esistono agenzie, come l’Unicef, che si occupano della protezione dei bambini. Questi bambini vanno affidati a loro. Come chiede anche Amnesty International. Il Rapporto dell’ONU conta ormai 55 eserciti e gruppi armati di 14 Paesi, trai i quali 11 nuovi arrivati, che operano in Mali, nella Repubblica centrafricana, nella Repubblica Democratica del Congo e in Siria. In Siria, che già faceva parte del Rapporto precedente, la situazione dei bambini si è deteriorata in tutti i campi. Migliaia di bambini sono stati uccisi, torturati, utilizzati come scudi umani dall’esercito siriano, o arruolati dall’opposizione. Secondo le Nazioni Unite, nel Maggio del 2012, le forze governative (siriane) avrebbero fatto irruzione nella scuola di As Safirah ( provincia di Aleppo), preso in ostaggio 30 bambini e 25 bambine di età compresa tra i 10 e i 13 anni, e li avrebbero fatti marciare in testa ai loro squadroni per stanare una unità locale dell’Esercito siriano libero. Anche l’arruolamento di adolescenti da parte dell’opposizione sta aumentando. Sempre secondo il Rapporto, un ex combattente dell’Esercito siriano libero, originario del villaggio di Kufr Zeita, avrebbe ammesso che dei bambini di non più di 14 anni venivano spesso utilizzati per ricaricare le armi, nell’approvvigionamento dei viveri e l’evacuazione dei feriti. Nel 2012, cinque piani di azione per liberare i bambini soldato sono andati a buon fine in Sudan del Sud, Birmania, RDC, permettendo la liberazione di migliaia di bambini. Oggi Nepal e Sri Lanka sono usciti da questa “lista nera”, ma l’Uganda, con il suo sanguinario Esercito di resistenza del Signore (LRA) guidato dal pluriricercato Joseph Kony, ha causato la morte di 100 mila persone nei suoi 25 anni di attività, e la sparizione di più di 60 mila bambini e purtroppo non ha finito di agire.

Ma a rubare l’infanzia dei bambini non c’è solo la guerra. Vittime della povertà, della mancanza di attrezzature e di pregiudizi radicati, in Vietnam migliaia di bambini portatori di handicap vengono abbandonati dai genitori. Qui, i bombardamenti americani continuano, a decenni di distanza, la loro funesta falcidia. Il Paese di 89 milioni di abitanti detiene un triste primato di handicap infantile, il più alto al Mondo, eredità degli effetti collaterali del Napalm, usato in modo massiccio dall’esercito statunitense nella giungla, rifugio dei Vietcong. L’orfanatrofio Bo De Pagoda di Hanoi, dove lavorano 34 volontari, accoglie decine di bambini portatori di handicap mentale o fisico, spesso con entrambi i problemi, bambini con sindrome di Down, ciechi, idrocefali. Secondo Hanoi, tre milioni di vietnamiti sono stati esposti alla diossina presente nel Napalm, e un milione di loro ne porta ancora oggi le conseguenze. Tra loro 150mila bambini nati con malformazioni. Segno della gravità del problema, l’Unicef ha scelto la città di Danang per pubblicare lo scorso 30 Maggio il suo Rapporto sui bambini nel Mondo, dedicato quest’anno ai portatori di handicap. Danang era la base dove gli americani caricavano i loro aerei con la micidiale miscela. Bisogna anche precisare che il Vietnam ha firmato la Convenzione delle Nazioni Unite relativa ai Diritti delle persone  portatrici di handicap, ma non l’ha ratificata. Nei Paesi poveri o emergenti occuparsi di un portatore di handicap è praticamente ingestibile. Infanzia rubata anche ai bambini che lavorano. Il lavoro minorile è uno dei problemi maggiori dello sviluppo umano. Secondo l’UNICEF, 158 milioni di bambini nel Mondo lavorano per sopperire ai loro bisogni e a quelli della famiglia. L’Ufficio Internazionale del Lavoro (BIT) stima che il numero di bambini che lavorano raggiunga i 200 milioni. Problemi familiari, difficoltà economiche e sociali e impossibilità per le famiglie di sostenere i costi della scuola dei loro figli sono tutti fattori che contribuiscono a che questi ultimi si trovino sul mercato del lavoro, vedi per strada, dalla più tenera età. Questi bambini sono obbligati a lavorare per sopravvivere. La soluzione del lavoro minorile è tutta riposta nello sradicamento della povertà. I bambini che lavorano subiscono un rallentamento nel loro sviluppo mentale e fisico. L’assenza di istruzione contribuisce all’analfabetismo e impedisce loro di uscire dalla povertà.

Alcune forme di lavoro, o meglio sfruttamento, minorile sono insostenibili e devono essere combattute con urgenza: tratta dei bambini, conflitti armati, prostituzione, schiavitù, lavori pericolosi e illeciti. L’accesso all’istruzione è un punto cardine nella lotta al lavoro infantile. Una scommessa importante  che, secondo l’Unicef, può essere vinta.In questi ultimi anni, c’è stato un certo miglioramento nell’accesso all’istruzione per i bambini che non potevano permettersela: 115 milioni di bambini non erano scolarizzati nel 2002, sono scesi a 93 milioni nel 2006. Ma la lotta al lavoro, alla povertà, allo sfruttamento e alla violenza dei bambini e nei bambini è ancora lontano dall’essere vinta. Ancora troppi di loro si battono come soldati, ma muoiono come bambini.

 © Rivoluzione Liberale

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