1 – Ostacoli alla competitività

          La competitività economica è il problema principale dell’Italia, come testimoniato dal costante ritardo rispetto agli altri paesi europei.

          Le attività produttive e sociali sono fortemente ostacolate da congestione logistica e burocrazia/ingorghi normativi

          I governi degli ultimi due decenni poco o nulla hanno fatto per la competitività e per la modernizzazione del paese, nemmeno preoccupandosi di due fattori chiave di modernizzazione e competitività: informatica e inglese. Dimenticati.

          La voragine è la spesa pubblica improduttiva, e la spesa pubblica improduttiva è annidata nell’inefficienza e nella burocrazia degli enti locali. Monti non è stato nemmeno capace di guardare oltre il proprio naso di ragioniere del fisco e ipotizzare l’unica vera riforma strutturale senza effetti recessivi. E cioè l’abolizione dell’ordinamento regionale così come era stato concepito negli anni ’70 con il loro potere legislativo e impositivo sovrapposto a quello statale e la riduzione dei comuni da  8000 a 1000 massimo, con informatizzazione centrale e demolizione del controllo politico locale delle attività economica e dei servizi amministrativi per il cittadino. 

2 –  La marcia indietro verso la devoluzione è un nuovo ostacolo

          In un mondo globalizzato, dove le dimensioni degli stati e dei sistemi produttivo/finanziari crescono e contano sempre di più, dove le banche e le industrie sono organizzate su scala mondiale, soprattutto grazie alla tecnologia e alle economie di scala che le dimensioni permettono, pensare o peggio progettare un’Italia divisa in 20 governucci inefficienti è antistorico, autolesionista e sciaguratamente perdente. Bisogna razionalmente abituarsi all’idea che le Regioni sono invece una istituzione anacronistica, costosissima e inefficiente, la vera zavorra inutile dell’Italia produttiva. La frammentazione e l’autonomia degli enti locali sono la più grande ed efficiente fabbrica di inefficienza che la storia d’Italia ricordi.

          I primi passi del federalismo e il caos delle gestioni comunali e regionali (bollo auto, gestione rifiuti, tassa rifiuti, trasporti locali, Imu, con uffici a procedura manuale) hanno rappresentato la dimostrazione anticipata della incapacità di gestire localmente con efficienza fiscalità e sanità, urbanistica e promozione delle imprese.

          alla competitività dell’Italia non serve una inutile e costosissima gara fra regioni e comuni più o meno virtuosi, ma la costruzione di un sistema nazionale modernissimo ed efficiente, meglio ancora se federato a un sistema europeo

          Esempio: l’organizzazione della sanità non è un problema locale. Come gestire un ospedale è un tema sovranazionale. Oggi sarebbe possibile un protocollo europeo di gestione di un servizio sanitario pubblico, con regole e procedure di servizio guidate dai migliori esempi di gestione a livello europeo. E una governance sovranazionale, l’unica garanzia anticorruzione che sarebbe ragionevole pensare per un sistema che considera normale la corruzione

          E’ sufficiente uno scambio di idee con qualsiasi medico di ASL per avere la stessa sconsolante risposta: qualsiasi iniziativa o opportunità di miglioramento nel nostro sistema straparcellizzato e strapoliticizzato è destinata al fallimento o all’isolamento.

3 – La congestione

          La congestione pesa moltissimo sulla competitività del sistema Italia.

          Tutto il paese si muove nelle stesse ore, uffici, scuole, negozi, aprono e chiudono quasi contemporaneamente, mentre i cittadini impazziscono per riuscire ad assolvere tutti i bisogni e gli adempimenti che si moltiplicano. Il tempo rubato alle attività produttive è distruzione di ricchezza, gigantesca e invisibile.

4 – Il paese più bello del mondo sta distruggendo il suo patrimonio

          Va fermato lo scempio edilizio e urbanistico dell’Italia. Non si può lasciare nelle mani di 8000 sindaci e altrettanti urbanisti improvvisati la custodia del nostro patrimonio. Capannone selvaggio e palazzina selvaggia, così cari alla Lega e al Nordest, sono pessimi esempi di infrastrutture che peggiorano la qualità della vita di intere comunità e aumentano la congestione. Peggio: tengono lontani i turisti e contribuiscono senza merito alla lievitazione immotivata dei prezzi degli immobili, che si riversano su tutto il sistema dei costi del sistema Italia.

5 –  Centrosinistra e centrodestra uniti nell’incapacità

          I governi di centrodestra, a dispetto dello sbandieramento di liberismo e attenzione ai ceti produttivi, sono rimasti appiattiti sul federalismo, voluto non dai cittadini, ma da un partito a vocazione localistica, che dà risposte provinciali a problemi globali. Il centrosinistra e la sinistra, per tutt’altre ragioni, cioè la vocazione all’estensione del controllo politico e la difesa delle nomenclature locali di professionisti della politica, sono altrettanto appiattiti sui localismi.

          Questa concezione sociale e normativa provinciale e localistica non ha fatto altro che indebolire proprio quei piccoli imprenditori e quei ceti produttivi che devono operare nel mercato globale.

          Quindi dal punto di vista dei ceti produttivi Centrodestra e Centrosinistra sono forze politiche votate alla marcia indietro.

          Il costo diretto e indotto della politica è elevatissimo e rappresenta un pesantissimo fattore di freno alla competitività e allo sviluppo

 © Rivoluzione Liberale

 

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