Leggere la stampa estera è ancora e comunque poco gratificante. Chiusa la parentesi ‘Monti’, che per diversi mesi ci ha fatto sperare in bene, per via della serie di testate schierate con il Professore considerato come ‘salvatore’ della Patria (nostra), da diversi mesi, nonostante la ‘buona impressione’ che ha dato il nostro attuale Presidente del Consiglio, Gianni Letta, e la fiducia riposta nel suoi tentativi di recupero della stabilità economico-politica del Paese, si torna a parlare quasi unicamente di Berlusconi. Passata l’euforia “Concordia” e la valanga di articoli sulle operazioni di salvataggio, finiti i paralleli tra il “raddrizzamento” del transatlantico e il “raddrizzamento” dell’Italia (uno per tutti Philippe Ridet su Le Monde del 10 Settembre Le ‘Costa Concordia’ et Berlusconi: deux défis pour l’Italie), la stampa estera è mestamente tornata a parlare delle nostre ‘tristi’ storie. Sul tedesco Deutsche Welle, Kirstin Hausen titola il suo pezzo del 20 Settembre Silvio’s surreal theater e scrive: “Dovrebbe essere piuttosto semplice. Secondo la legge italiana, un parlamentare condannato a più di due anni di reclusione deve dimettersi dai suoi incarichi politici. Silvio Berlusconi è stato condannato definitivamente a 4 anni di prigione. Ancora siede sugli scranni del Senato. La votazione che dovrebbe decidere quando deve lasciare è stata spostata più volte e non è ancora chiaro se, o quando, dovrà andarsene. Come sempre quando le situazioni gli diventano strette, Berlusconi cerca di guadagnare tempo – il tempo necessario, forse, a comprarsi i voti necessari o a mettere in piedi un accordo sotterraneo? E’ un dubbio legittimo,visto che ci sono non poche voci che dimostrano che in passato questa pratica illegale, seppur efficace, è stata utilizzata per entrare nelle grazie di altri delegati”. Un articolo crudo, che non risparmia nessuna sarcastica critica. Più avanti la giornalista parla della “tragicomicità” del video messaggio dell’ex Premier, che definisce un “mix di ridicolo e ironico” per poi mettere in mezzo anche l’attuale Primo Ministro il cui Governo sembra essere “in balia” del verbo del Cavaliere, così come, precisa la Hausen, il ‘suo’ Partito che, “se cadesse il Governo si sfalderebbe come un castello di carte”. Sullo stesso tono pungente, Philippe Ridet che non riesce a fare a meno di trattenere  l’ironia quando c’è di mezzo Berlusconi. Il 19 Settembre scrive: “Silvio Berlusconi non teme le contraddizioni, né le virate improvvise. Non parliamo qui di coloro che ha preso di mira durante il suo intervento televisivo (…) dove si è presentato in una sorta di Richard Kimble transalpino (Il Fuggitivo) (…) Né della sua strategia fuorviante che consiste nel minacciare un giorno il Governo, per giurare il giorno dopo che l’avrebbe sostenuto. E’ la contraddizione nelle modalità di comunicazione che testimonia una certa vaghezza nella sua strategia mediatica. Il mercoledì, sceglie la televisione, media vetusto che padroneggia a meraviglia (…) Ma tutto cambia a Roma il giorno dopo (…) Silvio Berlusconi è venuto ad inaugurare la nuova sede di Forza Italia (…) La sala riunioni sembra ad una sala da ballo in un film di Luchino Visconti (…) la novità arriva sotto forma di tweet firmato da Berlusconi stesso.” (…) (Le Monde, 19 Settembre 2013 Silvio Berlusconi ultra classique mercredi, modernissime jeudi)  Ridet parla di un Berlusconi che si contraddice e che sembra aver perso di lucidità. Ma potrebbe essere data una chiave di lettura diversa, vi si potrebbe vedere una strategia che mira a colpire tutti: conservatori e non. Di diverso parere Pierre de Gasquet su Les Echos che titola il suo articolo Berlusconi promet de livrer bataille hors du Parlement (19 Settembre 2013) e scrive: “Lontano dal dichiarare forfait, il Cavaliere si impegna a combattere contro il ‘bombardamento fiscale’ (…) Né abbattuto, né rassegnato, è un Cavaliere molto deciso che ha promesso, mercoledì sera, di continuare a lottare, anche fuori dal Parlamento (…). De Gasquet cita anche Letta: “impavido, in occasione della presentazione del Piano destinato a rafforzare l’appeal dell’Italia agli occhi degli investitori stranieri (Destinazione Italia) Enrico Letta ha supplicato i Partiti a non utilizzare il Governo come una punching ball. L’editorialista de La Stampa prevede una stagione di ‘guerriglia’”, conclude il giornalista. Berlusconi destabilizzato o destabilizzante? Comunque venga definito l’ex Premier rimane ‘protagonista’ , offuscando tutto quello che c’è dietro, ossia il recupero del relitto Italia. La preoccupazione maggiore rimane la nostra economia, come scrive Eric J. Lyman su Xinhua del 21 Settembre. “Gli investitori sono preoccupati per questi continui ‘tira e molla’ (…) Se oggi può (Berlusconi, ndr) forse mostrare meno i muscoli in politica, non è rimasto a corto di armi.” Mediaset rimane un impero economico, è quotato in borsa e questo non va dimenticato.

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