Un attentato rivendicato da un gruppo jihadista causa la morte di 27 persone a Idleb, 4 dei 7 umanitari rapiti sono stati liberati. A poche settimane dalla tanto attesa – e più volte rinviata – Conferenza di Pace chiamata Ginevra 2, la Russia ha chiesto agli Stati Uniti di convincere la più che divisa opposizione siriana di parteciparvi, mentre il Segretario di Stato americano John Kerry dichiarava quanto fosse “urgente fissare una data” per questa riunione.
Uno dei principali gruppi dell’opposizione ha in effetti annunciato il suo rifiuto a dialogare con il Regime di Bachar al-Assad a Ginevra, ipotecando così l’incontro introno allo stesso tavolo tra il Regime e l’opposizione previsto per metà Novembre. Il Capo del Consiglio Nazionale siriano, Geroges Sabra, ha anche minacciato di ritirarsi dalla Coalizione Nazionale Siriana (organizzazione che tenta di federare tutte le componenti della ribellione, tra le quali il Consiglio Nazionale) qualora questa si presentasse alla riunione. L’annuncio di Sabra arriva tre settimane dopo quello del capo della Coalizione, Ahmad al Assi al Jarba, disposto a partecipare a questa Conferenza di Pace. Questo ulteriore episodio illustra le profonde divisioni che esistono in seno all’opposizione siriana e le serie divergenze tra i principali sostenitori Regionali, la Turchia e l’Arabia Saudita. I Fratelli Musulmani, appoggiati da Ankara, ma in contrasto con Riyad, sono molto influenti in seno al Consiglio Nazionale. Ahmad al-Assi è invece una personalità molto vicina alla monarchia saudita. Le posizioni contraddittorie tra le due tendenze dell’opposizione siriana riflettono in realtà un conflitto tra la Turchia e l’Arabia saudita. Conflitto che riemerge a causa del “cedimento” americano. Non per niente il Capo della Diplomazia russa, Sergei Lavrov, il cui Paese è notoriamente alleato al Regime di Assad, ha dichiarato che “il principale ostacolo” all’organizzazione di questa riunione in tempi brevi rimaneva “l’incapacità dei nostri partner di fare in modo che l’opposizione, che sostengono, andasse a Ginevra e si sedesse al tavolo dei negoziati con il Governo”. “Da parte nostra – puntualizza Lavrov – esercitiamo un’influenza su Damasco che da risultati tangibili”. Dopo essersi incontrato a Londra con l’emissario delle Nazioni Unite Lakhdar Brahimi, che deve recarsi a breve nella Regione per vedere “più gente possibile”, Kerry ha da parte sua ricordato che non c’era una soluzione militare al conflitto. Ma ha ribadito che Assad aveva “perso legittimità” e sottolineato la necessità di avere “una nuova entità al potere”.
Sabra ha inoltre accusato la Comunità Internazionale di aver lasciato “impunito” il Regime dopo il massacro del 21 Agosto scorso, attacco che aveva fatto planare la minaccia di una repressione armata degli occidentali, minaccia scemata con l’accordo sullo smantellamento dell’arsenale chimico siriano. In questo contesto, l’olandese Sigrid Kaag è stata nominata a dirigere la missione congiunta tra le Nazioni Unite e l’Organizzazione per il Divieto di Armi Chimiche (OIAC), presente in Siria e incaricata di supervisionare l’eliminazione dell’arsenale. Dobbiamo poi ricordare che le Nazioni Unite hanno salutato lunedì scorso l’adesione formale della Siria alla Convenzione che vieta le armi chimiche, sottolineando però che “rimane molto lavoro” per eliminare l’arsenale nei tempi e termini fissati. Questa situazione difficilmente gestibile a causa delle tante variabili che la compongono è anche frutto del fallimento del piano di riequilibrio della situazione militare. L’Arabia Saudita e la Francia avevano dichiaratamente legato la tenuta di Ginevra 2 ad un miglioramento delle posizioni dei ribelli sul terreno, ma l’esercito siriano ha proseguito la sua avanzata intorno a Damasco, ad Homs così come nelle altre regioni. Nello stesso tempo, l’Esercito Siriano Libero (ASL) è retrocesso a Nord e a Est, causa l’incontro di gruppi affiliati di Al Qaeda, tra i quali il Fornte al-Nosra e lo Stato Islamico d’Irak e del Levante (EEIL)
Vista la situazione poco semplice, come convincere Sabra e il CNS ad andare a negoziare? Ci sarà innanzitutto la pressione esercitata dai Paesi occidentali e dagli alleati arabi dell’opposizione. Ma ci sarà anche la possibilità di rispondere a qualcuna delle sue richieste: nella sua dichiarazione di Domenica 13 ottobre, Georges Sabra evoca la situazione drammatica delle popolazioni civili accerchiate dall’esercito siriano soprattutto nelle periferie di Damasco. Bisognerebbe che il Regime accettasse di allentare un po’ la morsa militare intorno a queste zone. Per il momento questo non sembra ipotizzabile. Forse questa volta toccherebbe a Mosca fare pressione su Damasco, affinché le condizioni di una partecipazione dell’opposizione ai negoziati di Pace siano accontentate. Le divisioni dell’opposizione, il ripiego degli Stati Uniti e lo status quo militare rischiano di provocare un nuovo rinvio di Ginevra 2.
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