In mostra presso la Tate Modern di Londra una selezione di disegni, acquerelli e dipinti, provenienti da collezioni di tutto il mondo, presenta il maestro tedesco, svizzero per nascita, Paul Klee (1879-1940). Per la prima volta EY LLP (Ernst & Young), il gruppo a rete mondiale che si occupa di migliorare la qualità del lavoro dal punto di vista assicurativo e finanziario, organizza un’esposizione. Il titolo è Paul Klee: Making Visible.

Piccole ed espressive tele, ricche di significato, sono esposte secondo il volere dello stesso Klee, spesso in relazione alla loro prima. Una trentina d’anni di opere curate sapientemente da Matthew Gale rivelano la personalità dell’artista immancabilmente innovativo e dall’approccio rigoroso nel lavoro, documentando la multiplicità della sua produzione, anche figurativa.

Making Visible: la scelta del titolo non potrebbe essere più azzeccata. Nel primo enunciato del suo saggio Creative Credo (dalla Tribüne der Kunst und Zeit, 1920) afferma: “L’arte non riproduce il visibile; piuttosto, lo rende visibile”. Nel quarto poi scrive: “Oggi riveliamo la realtà che è al di là delle cose visibili, quindi esprimendo la convinzione che il mondo visibile sia meramente un caso isolato in relazione con l’universo e che ci sono molte altre realtà latenti”.

L’esposizione si apre con il periodo della Prima Guerra Mondiale. I primi patchwork astratti di colore, in seguito utilizzati nei dipinti magic square. Seguono gli anni della Bauhaus (1919-1933), di cui egli è stato professore e alunno sperimentatore del collettivo. Realizza allora tele astratte, come la composizione ritmica Fire in the Evening (1929), e viene riconosciuto a livello mondiale.

Gli anni ’30 sono anni di cambiamenti radicali. Viene rimosso dall’insegnamento e cerca rifugio in Svizzera con la famiglia. Infatti i Nazisti nel 1937 requisiscono 102 sue opere dai musei pubblici e viene etichettato come “artista degenerato”. Nonostante il tumulto politico, l’insicurezza finanziaria e la salute in declino, egli diventa più prolifico.

Per colui per cui l’arte è un processo di creatività spontanea e crescita naturale, «tracciare una linea per una passeggiata», la linea è nella fase finale della sua ricerca l’elemento imprescindibile e l’impalcatura dell’immagine. Le linee si inspessiscono e si appesantiscono in barre nere e i colori perdono luminosità. Queste linee con qualità pittorica acquisiscono “ritmo strutturale”, assieme ad altri semplici simboli grafici. Si pongono qui i dipinti polifonici, dove l’elemento temporale ritmico ha valenza spaziale.

Paul Klee unisce in un’unica entità l’eredità primordiale dell’uomo, data da forma e musica. Direttamente dalla natura prende la forma nel suo cambiamento ciclico e nel suo rapporto con il cosmo, per renderla in versione visuale. Così forme naturali identificabili instaurano tra di loro corrispondenze e variazioni non più familiari, per materializzare l’ignoto. È questa l’astrazione.

Egli aggiunge la costante della musica, l’analogia del suo linguaggio iconografico, in particolare per la sua componente emotiva. Ha appunto studiato psicologia della percezione. A ogni strato sulla tela corrisponde un colore e dunque un valore tonale ritrovabile in natura. Il ritmo regola il tempo e per Klee anche l’arte. Immerso nel mondo della musica, suona il violino, ha sposato una pianista, ha per padre un insegnante di musica all’Hofwil College di Berna e sua madre ha studiato canto al conservatorio di Stoccarda.

 Della musica apprezza la sua qualità espressiva, ossia la struttura chiaramente articolata e la sottile e delicata variazione dei temi. Vive il suo momento epifanico nel 1914 durante il viaggio in Tunisia, trova il suo stile, la sua sensibilità coloristica e la luce. Egli dice di sé: “Il colore mi possiede. Il colore ed io siamo una cosa sola”.

 Nel 1923 inizia a impiegare i suoi riconoscibili e caratteristici rettangoli, che diventano la base delle composizioni. I rettangoli sono legati come note musicali per creare l’armonia tra i colori. Paul Klee crea vere e proprie sinfonie, dotate di un motivo principale, variazioni, polifonie, chiavi, toni acuti e bassi.

© Rivoluzione Liberale

 

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