La Biblioteca Universitaria di Pisa vive in questi giorni un periodo delicato, relativo alla cessione di competenza che dovrebbe farla passare dal MiBACT all’Università degli Studi di Pisa. Una situazione già in partenza complicata appare destinata ad aggravarsi attraverso questa sterzata per niente oculata e conveniente che viaggia sulle linee dell’indeterminatezza.

Stiamo parlando di un complesso librario di oltre 60 000 esemplari, provenienti dalle collezioni private di eruditi, dai vari lasciti, doni di privati, smembramenti di biblioteche relative a Corporazioni religiose soppresse. Oltre la naturale fruizione che dovrebbe interessarli, non è certo da trascurare l’interesse archeologico e antiquario, di volumi, codici, manoscritti.

Il palazzo ospitante è dal 1823 il rinascimentale Palazzo della Sapienza, un tempo sede dello Studio Pisano, in mano dal punto di vista fisico-strutturale all’Università dal 2002. A causa dello sciame sismico con epicentro a Reggio Emilia, il 29 maggio 2012 il Palazzo ha chiuso i battenti poiché dichiarato inagibile dai Vigili del Fuoco. Il Palazzo è ancora chiuso, comportando disagi ai frequentatori del Dipartimento di Giurisprudenza con sede nell’edificio.

La Biblioteca occupa l’ala nord-ovest del primo piano, dove sono situati la sale di utenza e di consultazione e gli uffici, l’ala sud-ovest del secondo piano, luogo dei magazzini librari. Completamente originali e dotate di scaffalature lignee antiche sono solo la Sala Lettura e la Sala Riservata all’utilizzo da parte dei docenti dell’Università e degli utenti che devono consultare materiale delicato.

Danni alla struttura esistevano ben prima del terremoto che li ha sicuramente aggravati: i piani superiori sono inadatti a sostenere quasi 2 secoli di libri, così la pavimentazione ne ha risentito in modo massivo. 2mila m², circa 15km lineari di scaffalature, vivono una realtà per niente rassicurante che li condurrà allo spostamento in spazi inadeguati, quantomeno per dimensioni, o al doloroso smembramento. Il futuro dei 35 dipendenti destinati alle sedi di ricerca dei professori universitari è a rischio.

La questione, non discussa pubblicamente e al di fuori del focus delle notizie della stampa, è orchestrata da decisioni operate senza alcuna perizia, in cui un piano complessivo e di sviluppo sono del tutto assenti. È questa la vicenda di un patrimonio librario ceduto gratis senza restauro, non tutelato e allontanato dalla comune fruizione.

Questi libri sono catalogati in maniera antiquata in schede, probabilmente rimarranno solo pochi di essi di particolare interesse, sistemati in vetrina in un paio di stanze. I progetti relativi ai servizi degli studenti e degli studiosi non sono stati presentati. La possibilità di lettura, quindi di accesso, prestito e accesso agli strumenti informatici, sarà riservata agli studenti e al personale, pubblico escluso. Ci si chiede quanto costi la soluzione, in assenza di una risposta effettiva a livello economico, il pensiero va a chi ricerca, agli studenti, ai lavoratori della Biblioteca e indotto di Piazza Dante, ai cittadini e contribuenti pisani.

C’è da osservare che non è mai stata operata la perizia ordinata dal Sindaco «entro 10 giorni» dei danni dovuti al terremoto, come non sono mai stati effettuati i lavori per la messa in sicurezza né prima né dopo la chiusura, la vigilanza non è presente. Tutto viaggia nel totale disinteresse dell’ente interessato, disinteressato, di competenza, incompetente. Lo smembramento è iniziato, senza una perizia che lo giustifichi, proposte e richieste relative che siano documentate. Tutto avverrà senza lasciare traccia secondo la vergognosa malagestione à-la-mode.

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