Il tifone Haiyan soffia sulla 19ma Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, mentre il Sud chiede con urgenza al Nord di riparare i suoi danni.
E’ una lugubre entrata nel pieno del discorso quella di quest’anno e della quale la 19ma Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, riunita da lunedì a Varsavia, avrebbe volentieri fatto a meno. Ma come non cercare un nesso tra il tifone Haiyan e il riscaldamento del Pianeta? Questo nuovo cataclisma e il suo impatto devastante si sommano al “peso delle numerose realtà che fanno riflettere”, come fa notare Christiana Figueras, responsabile per il clima delle Nazioni Unite, in apertura di questo summit che vede riuniti più di 190 Paesi. Propositi che sono in linea con le stime dei climatologi. Senza stabilire un legame formale tra i cicloni e gli scompensi climatici, la maggior parte degli scienziati dicono aspettarsi eventi sempre più violenti, collegati al riscaldamento degli oceani. Queste pesanti dichiarazioni non devono più convincere i Paesi del Sud, che da tempo puntano il dito sui primi Paesi industrializzati (Stati Uniti ed Europa in testa) imputando loro la responsabilità storica del riscaldamento, in quanto per lungo tempo primi emettitori di Co2. Il tifone Haiyan è un “abomino avvenuto non per colpa nostra”, ha denunciato la delegata delle Filippine, Alicia Llaga, chiedendo ai dirigenti del Mondo di far fruttare questo summit mondiale e “passare all’azione”. Alicia Llaga, ha anche ricordato che poco prima della precedente Conferenza delle Nazioni Unite, che si è tenuta a Doha nel 2012, il suo Paese era stato colpito da un altro tifone di categoria 5, Bopha. Ma questo appello si preannuncia difficile da soddisfare, essendo la Conferenza di Varsavia, nella farraginosa tradizione degli ingranaggi delle Nazioni Unite, nata per fissare le basi dei negoziati per un nuovo accordo di riduzione di gas serra (GES) che deve essere firmato a Parigi nel 2015.
La comunità internazionale si è fissata, a Durban, l’obbiettivo di limitare il riscaldamento di 2° rispetto all’era pre-industriale mettendo in piedi un nuovo programma che sostituisca quello creato nel 1997 dalle Nazioni Unte a Kyoto. Ora, se nulla verrà fatto in proposito, la temperatura potrebbe crescere ancora di 5° da qui alla fine del secolo, e gli eventi estremi moltiplicarsi, hanno ricordato già lo scorso Settembre gli esperti del Giec (Gruppo di esperti intergovernativi sull’evoluzione del clima). Varsavia da inizio a due anni di negoziati che devono portare ad un accordo globale, ambizioso e legalmente vincolante per la riduzione di GES, causa maggiore del riscaldamento, e che dovrebbe entrare in vigore nel 2020. Oggi, il solo testo che limita i GES è appunto il Protocollo di Kyoto, che coinvolge però solo i Paesi industrializzati, con l’eccezione ragguardevole degli Stati Uniti che non l’hanno mai ratificato, e non copre ormai che il 15% delle emissioni totali (praticamente quelle della sola Europa). Il prossimo accordo, che sostituirà il Protocollo di Kyoto, deve assolutamente comprendere gli Stati Uniti, così come i grandi Paesi emergenti come la Cina, primo inquinatore del Mondo e che all’epoca non era stata messa sufficientemente sotto pressione. L’accordo di Parigi dovrà mettere fine a questi fuori-gioco.
Sul piano dei risarcimenti, i Paesi meno sviluppati e maggiormente esposti al riscaldamento, rischiano di doversi accontentare di “compromessi istituzionali” promessi lo scorso anno a Doha. La formula è vaga ed evita di dover parlare di un “meccanismo per perdite e danni”, concetto respinto dai Paesi ricchi, tra i quali gli Stati Uniti, che temono il costo delle richieste di indennizzi a raffica. I Paesi del Nord hanno anche promesso cento miliardi di dollari l’anno da qui al 2020 per aiutare quelli del Sud a far fronte ai cambiamenti climatici. Il versamento di questa somma dovrebbe iniziare nel 2014. Ma con il contagocce. I colloqui si preannunciano tesi sia a livello dei vincoli legali del testo, che degli impegni che dovranno prendere le economie emergenti che rivendicano i loro diritti allo sviluppo e della responsabilità dei Paesi industrializzati. Christiana Figueres ha fatto appello affinché le delegazioni “chiarissero i punti del nuovo accordo che modellerà le agende climatiche, economiche e di sviluppo dopo il 2020” ed ha anche chiesto di fare progressi sul dossier degli aiuti finanziari.
Nel corso della seconda settimana di lavori, le delegazioni verranno raggiunte dai Ministri dei Paesi rappresentati che dovranno accordarsi sul testo che verrà adottato alla fine di questa Conferenza. La prossima Conferenza delle Nazioni Unite si terrà a Lima alla fine del 2014, prima di Parigi che verrà ufficialmente designata a Varsavia capitale ospite nel 2015. Ma tifoni ed uragani aspetteranno che la burocrazia faccia i suoi passi?
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Questo è un tipico esempio della mistificazione e della manipolazione dell’opinione pubblica sul tema del riscaldamento globale, in atto da tempo ad opera dei falsi ambientalisti e che è riuscita a plagiare la maggior parte dei mezzi d’informazione e dei governi europei. Infatti il resoconto sembra dare per assodato e accettato dalla comunità scientifica che la frequenza degli uragani sia in aumento a causa del riscaldamento globale e che questo sia causato principalmente dall’aumento della CO2. Ciò non corrisponde a verità. La comunità scientifica è tutt’altro che unanime su questi argomenti, ma sembra ormai dimostrato, da studi molto estesi, che entrambe tali affermazioni siano false o almeno non dimostrate. Sulla prima posso citare ad es.
Nott, J. and Forsyth, A. 2012. Punctuated global tropical cyclone activity over the past 5,000 years. Geophysical Research Letters 39: 10.1029/2012GL052236.
e
Weinkle, J., Maue, R. and Pielke Jr., R. 2012. Historical global tropical cyclone landfalls. Journal of Climate 25: 4729-4735.
Sulla seconda la letteratura è sterminata. Due estese antologie si trovano in:
http://www.meteoportaleitalia.it/clima/dibattito-sul-clima/climoscurati-il-qclimapensiero-liberoq.html
e in: http://www.nipccreport.org/about/about.html