L’ennesimo caso di abusivismo edilizio colpisce il Parco dell’Appia Antica: la costruzione in corso di un quartiere di lusso. Ben 32 palazzi alti fino a 8 piani su 26 ettari, in parte ricavati da ex serre mimetizzate nel verde, in pieno stile abusivo. Sono stati posti i sigilli dalla Magistratura ed è pronto il provvedimento di demolizione, confermato dal TAR e dal Consiglio di Stato. Le prime operazioni di indagine da parte della Procura designano 5 indagati. Da protocollo dovrebbero intervenire anche i Funzionari Regionali e Comunali.

Nonostante i vincoli paesaggistici e archeologici, sembra non sia cambiato nulla. Nel 1954 i cittadini e le associazioni ambientaliste denunciavano la speculazione edilizia e la lottizzazione sregolata, derivate dallo sviluppo del tutto insostenibile in epoca mussoliniana verso Sud. Oggi ci sono tutti i presupposti per la salvaguardia dell’area: il titolo di Parco Regionale (dal 1988), un’Ente di Gestione e un Consiglio Direttivo (dal 1998), uno Statuto (dal 2002).

Neanche avessero ricevuto un premio di cubatura, sorgono numerosi edifici, capannoni industriali, tettoie e depositi a cielo aperto. Per essi il miracolo del condono non attira quasi nessun interesse. E alcune fra le costruzioni del più recente quartiere di charme venivano già pubblicizzate in rete. “Affacciate sulle rovine dell’Appia Antica, presso la Tomba di Cecilia Metella: affitto 900 dollari a settimana”. A chi non invoglierebbe vivere in una dimora del genere? Peccato che la faccenda danneggi parti di necropoli.

Nei 3 400 ettari del Parco dell’Appia Antica sono localizzati monumenti e testimonianze romane (sepolcri, mura, archi, ville, un tempio, un ninfeo, l’acquedotto, un circo), catacombe cristiane, chiese medievali, rinascimentali e barocche. Inoltre, è presente una vasta biodiversità di flora e fauna. 6 sono i percorsi di interesse che attraversano il Parco. Almeno il 95% del territorio è di proprietà privata, il resto costituisce il patrimonio demaniale, diviso tra il Comune di Roma, il Demanio Storico-artistico dello Stato e il Demanio Miliare.

È questo il territorio designato per edificare la via Appia, la regina viarum, in quanto ottimale piattaforma pianeggiante, risultato delle colate del Vulcano Laziale, ora estinto. La via è infatti quasi sempre rettilinea, è larga 4,10 m, tanto da consentire il doppio senso di circolazione, con duplice percorso pedonale e pietre miliari. Fino alla definitiva caduta degli Imperi Romani d’Occidente e d’Oriente è importante per il transito di merci e persone e permette il commercio con il Mediterraneo, inizialmente unendo Roma a Capua per volere del Censore Appio Claudio nel 312 a.C., poi fino a raggiungere Venosa.

La zona è sempre stata vessata dall’incuria, da furti e spoliazioni e ovviamente dallo scorrere del tempo; pensate che l’idea di un grande parco archeologico risale al periodo napoleonico. Questa sezione di Agro romano corre costantemente il rischio di essere vittima del già menzionato abusivismo edilizio, dell’inquinamento, delle discariche abusive, di attività economiche e produttive dannose per l’ambiente e di opere pubbliche non necessarie. Dunque, vi è un continuo bisogno di salvaguardia, restauro, valorizzazione, studio, conservazione e gestione del patrimonio pubblico.

 © Rivoluzione Liberale

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