Una selezione di 90 capolavori provenienti dal Tesoro di San Gennaro è eccezionalmente in mostra fino al 16 febbraio presso Palazzo Sciarra a Roma. Il Tesoro di Napoli: I Capolavori del Museo di San Gennaro è stata realizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei in collaborazione con il Museo del Tesoro di San Gennaro, che ospita 7 secoli di donazioni al Santo Patrono della città partenopea. Di altissimo valore artistico e culturale, gli oggetti, che ne fanno parte, sono opera in prevalenza di maestri orafi napoletani; la loro perizia e scelta in merito alle pietre preziose rendono l’intero corpus superiore al tesoro della Corona d’Inghilterra e a quello dello Zar di Russia.
Con un boom di visitatori (26 mila nel primo mese e mezzo), la trasferta romana è la prima per la mirabile collezione, che consta di 21 610 pezzi, resa pubblicamente visitabile solo dal 2003 al Museo del Tesoro di San Gennaro e rimasta miracolosamente indenne da possibili spoliazioni, alienazioni e danni durante le guerre. Papi, Imperatori, Re d’Europa e cittadini comuni si sono avvicendati nel rendere devozione al Santo martire, che con 25 milioni conta il più alto numero di fedeli.
A cura di Paolo Jorio, Direttore del Museo del Tesoro di San Gennaro, e Ciro Paolillo, esperto gemmologo e Professore presso l’Università La Sapienza di Roma, le meraviglie esposte sono accompagnate da documenti originali, dipinti, sculture, disegni e arredi sacri, necessari a restituire la storia del culto di una città e di un popolo. Ovviamente a Napoli questi elementi non erano così strettamente complementari, in quanto la sede naturale conferiva di per sé il contesto.
Il percorso espositivo indaga il culto di San Gennaro (272-305), dal principio allo splendore dei 2 capolavori più straordinari della collezione: la Collana di San Gennaro e la Mitra, che quest anno festeggia il suo terzo centenario. Ogni pietra è scelta con inestimabile cura in relazione al suo significato, per onorare al meglio il Santo che durante la prima metà del XVI secolo salvò la città dalla peste (1526-1529), dalle guerre intestine ed esterne, dalla fame e dall’eruzione del Vesuvio.
La Collana di San Gennaro, in oro, argento e pietre preziose, conclusa in 5 mesi da Michele Dato nel 1679, rivela più di qualunque altro pezzo la costante devozione tributata a San Gennaro nel corso della Storia. È composta da elementi di varia fattura che risalgono ad epoche diverse e sono dono di personaggi illustri differenti.
Nel 1679 i Deputati decidono di utilizzare alcune gioie (13 maglie in oro massiccio al quale sono appese croci tempestate di zaffiri e smeraldi) per creare un ornamento per il busto in argento del Santo che ospita la sua testa. Napoleone in un caso singolare non depredò, ma ordinò ai propri parenti, il fratello maggiore Giuseppe Bonaparte e il cognato Gioacchino Murat, di partecipare attivamente al patrimonio del Santo.
La mitra, commissionata da Carlo II d’Angiò a Matteo Treglia nel 1713, è in argento dorato con 3 964 gemme, tra diamanti, rubini, smeraldi e 2 granati, e vide la luce direttamente nell’Antico Borgo Orefici. I diamanti simboleggiano la fede inattaccabile, i rubini il sangue dei martiri, gli smeraldi l’unione della sacralità del Santo con l’emblema dell’eternità e del potere. Gli studi rivelano che le pietre impiegate derivano da miniere dell’America Latina.
Sono inoltre presenti il barocco San Michele Arcangelo a spada sguainata, in argento, bronzo, bronzo dorato e rame dorato, e numerosi santi in argento fuso, sbalzato cesellato, e rame dorato. Seguono ostensori, pissidi, calici e croci episcopali in oro e pietre incastonate. A proteggere il Tesoro è la Deputazione della Real Cappella del Tesoro, organizzazione laica sancita con il voto della Città di Napoli nel 1527, deputata prima alla sovrintendenza sulla costruzione della Cappella dedicata al Santo nel Duomo, poi alla difesa della collezione da minacce esterne. Ancora oggi essa è formata da dodici famiglie che rappresentano gli antichi “seggi” di Napoli.
© Rivoluzione Liberale
