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“Legge elettorale, tagli a province e costi politica, job act, diritti. Sembrava impossibile, eppur si muove. È proprio la volta buona”, esulta Renzi su Twitter, anche se è ancora presto per cantare vittoria.

La legge elettorale è attesa alla Camera dal 27 gennaio ma “basta che non sia data spot”, avvertono dal Nuovo Centrodestra.  Si parla già di “tempi contingentati”, con un calendario che rischia di “strozzare la discussione”, e si teme inoltre una sovrapposizione di impegni dato che dal 27 al 31 gennaio l’Assemblea dovrà votare anche i decreti a scadenza da mandare al Senato: ‘Destinazione Italia’ e piano carceri.

Dal fronte dell’opposizione i grillini ribadiscono che non sono disposti a trattare con il Pd a proposito di legge elettorale mentre i forzisti affermano di non sapere quando e dove il loro leader incontrerà il segretario democratico. “Magari i due si vedranno di nascosto e lo verremo a sapere solo dopo”, dicono gli azzurri con un’aria da suspense.

Su fronte governativo, il premier sta già lavorando sull’agenda con cui presentarsi a Bruxelles il prossimo 29 gennaio: “Impegno 2014” dovrà essere “dettagliato nelle riforme e nei tempi” oltre che essere generato da un “deciso sostegno politico e parlamentare”. Il premier tende inoltre a rifiutare le ‘geometrie variabili’ disegnate dal segretario del suo partito che per ora non intende abbandonare l’eventualità di un’intesa sulle riforme – elettorale e istituzionale – con Berlusconi e con Grillo. In particolare a proposito di binari paralleli tra agenda del Governo e legge elettorale Renzi precisa: “ Si fa tutto insieme e si fa tutto in fretta, ma non mi faccio fregare da chi pensa di obbligarmi ad un’intesa ma non rispetta quelle precedenti”. Un contratto di coalizione alla tedesca per convincere la Commissione europea della serietà degli impegni assunti dall’Italia è ciò che invece Monti e Scelta civica hanno da tempo suggerito al presidente del Consiglio.

In definitiva lavoro, Europa e riforme sono i dossier fondamentali sui quali concentrarsi cercando di far funzionare i binari paralleli tra agenda del Governo, dibattito pubblico ed esigenze del Paese reale. Il prossimo appuntamento importante è il 16 gennaio data in cui la presidenza del Pd guidata da Renzi  metterà a punto il famigerato “Jobs act” – oggetto di innumerevoli critiche – che il leader democratico assicura sia “un documento aperto, politico che diventerà entro un mese un vero documento tecnico”. In cantiere Renzi mette anche più semplificazione amministrativa e più potere ai Comuni; l’obbligo di trasparenza imposto a partiti, sindacati e amministrazioni pubbliche; una riduzione del 10% dei costi di energia sostenuti dalle aziende; un aumento della tassazione delle rendite finanziare e una contestuale riduzione del 10% dell’Irap per le aziende, in pratica “un segnale di equità e un aiuto a chi investe”.

“Incidere sul sistema, creare nuovi posti di lavoro, modificare le regole” sono le buone intenzioni espresse dal sindaco di Firenze ma è ormai ora di passare dalle parole ai fatti. Come insegna il maestro Croce – maestro di libertà – occorre ricominciare con umiltà e buon senso.

Entro maggio, forse prima dell’election day (25 maggio), sono previste le prime due letture della riforma costituzionale con il monocameralismo e l’approvazione della legge elettorale, chissà se sia davvero l’anno buono. 

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