l'aquila

L’Aquila è un focolaio di criminalità la cui ricostruzione non è mai partita veramente. Una città che ora si vede priva di Sindaco e Vicesindaco. Dal 2009 ad oggi è in corso la reiterazione dei medesimi reati che coinvolgono attuali e passati funzionari e amministratori pubblici. Il  pugno di ferro della Squadra Mobile delle Questure di L’Aquila, Teramo e Perugia attraverso l’operazione Do ut des è l’unica soluzione. Sicuramente il nome dell’operazione è di buon auspicio, se non considerando la dinamica dei fatti: «Io do affinché tu dia».

A fronte di 4 arresti ai domiciliari e 4 indagati,  mezzo milione di euro in tangenti, oltre a 1 milione e 200 mila euro di sospetta appropriazione indebita, i finanziamenti da sempre presenti, ma convertiti appunto in tangenti, il Sindaco Massimo Cialente non ne sapeva nulla. Non è riuscito a salvare il quadro, nonostante la convocazione di un Consiglio Comunale d’urgenza in extremis. Cialente afferma: “Sto malissimo, mi sento tradito, perché ho sempre raccomandato a tutti la massima trasparenza e il rispetto della legge”.

Un’amministrazione di tecnici non è stata sufficiente; hanno svolto egregiamente il loro lavoro come tecnici del crimine, tra millantato credito, corruzione, falsità materiale e ideologica, appropriazione indebita su appalti relativi alla ricostruzione e alla messa in sicurezza di edifici dopo il sisma. Tutto viaggiava sotto alla parvenza di regolarità: il denaro veniva fatturato, la documentazione contabile veniva dunque contraffatta attraverso un’azienda creata ad hoc da  Pierluigi Tancredi, uno degli arrestati, dirigente dell’ASL 1 dell’Aquila, ex assessore di Forza Italia e all’epoca delle vicende consigliere comunale delegato per il recupero e la salvaguardia del patrimonio artistico della città.

Il GIP Romano Gargarella nell’ordinanza d’arresto motiva le esigenze cautelari: “Gli indagati hanno rivelato una dedizione costante ad attività predatorie in danno della collettività, arrivando a suggerire i metodi corruttivi, a costituire società ad hoc, a rappresentare realtà fittizie, anche in momenti (il post sisma) in cui il dramma sociale e umano avrebbe suggerito onestà e trasparenza”. Il documento riporta la mancanza di alcun rispetto e morale dei protagonisti, i malfattori, altro che benefattori, nel trionfo del peculato.

Sul sofferto processo di ricostruzione Stefania Pezzopane, Senatrice aquilana del PD, sconfortata dice: “Temo che sarà sempre più difficile ottenere consenso alle nostre richieste di risorse e di attenzione nazionale, se si dà spazio  a vicende e comportamenti illegali”. Come non darle ragione. Perdere la credibilità sulla piazza per colpa proprio delle figure designate al servizio dei cittadini significa molto. Non è questa la modalità da impiegare in condizioni disastrate per risollevarsi; non è altro che una forma di sciacallaggio a posteriori, di saccheggio di fiducia e valori culturali.

Sempre Tancredi è riuscito a ottenere 5 Map, ovvero 5 Moduli abitativi provvisori, per un valore commerciale di 40 mila euro l’uno. Moduli che poi in parte ha rivenduto. Si torna al baratto, possibilità alternative di scambio in tempo di crisi; ci si ingegna. Ma come si fa ad arrivare a impegnare e a speculare sopra le unità abitative ottenute con difficoltà dai concittadini che ne necessitano? A queste figure dal profilo pubblico, col potere di compromettere l’intera città, si deve riconoscere un grande coraggio, la capacità di non farsi scrupoli.

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