qatarLe monarchie del Golfo, guidate dall’Arabia Saudita, affermano essere esasperate dal Qatar, accusato di portare avanti una politica araba destabilizzatrice e hanno deciso di mettere in riga il “monello” della regione. Si tratta della crisi più grave in seno al Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) dalla sua creazione nel 1981 per far fronte all’avvento della Repubblica Islamica dell’Iran. Richiamando mercoledì scorso i loro ambasciatori a Doha, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e il Barhein hanno fatto uscire alla luce del sole la loro collera nei confronti del Qatar, il piccolo vicino dalle smisurate ambizioni, tradotte nel sostegno alla spinta islamica che ha avuto inizio durante la Primavera Araba.

La crisi degli ambasciatori è da mettere in relazione con la decisione presa martedì scorso da un Tribunale del Cairo di congelare i beni del movimento palestinese Hamas e interdirgli l’ingresso in suolo egiziano per sospetta alleanza con i Fratelli Musulmani e la possibilità di commettere attentati. Il Qatar è stato preso di mira dalle Monarchie del Golfo per aver anche lui appoggiato i Fratelli Musulmani e l’ex Presidente Morsi. La tensione tra il Qatar e le altre monarchie è latente da una quindicina di anni. Nel 2000 le relazioni con l’Arabia Saudita sono state interrotte a causa della rete televisiva Al Jazeera, che non esitava  a criticare i Paesi vicini. La messa al bando degli islamisti in Egitto ha mostrato l’ampiezza del fossato tra il Qatar, considerato come uno dei principali sponsor dei Fratelli Musulmani e dei gruppi vicini a questa confraternita nei Paesi della Primavera Araba, e l’Arabia Saudita e il resto delle Monarchie del Golfo, che sostengono senza riserve i militari egiziani. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è che il Qatar è accusato dai suoi vicini di aver diffuso il suo spirito interventista nelle Monarchie della Regione, suoi partner in seno al CCG.  Sembra che il Qatar accolga gli oppositori delle altre Monarchie del Golfo, arrivando a naturalizzare alcuni di loro. Gli Emirati avevano già convocato il mese scorso l’Ambasciatore in Qatar per protestare contro i propositi dell’eminenza grigia dei Fratelli Musulmani, il predicatore egiziano naturalizzato in Qatar, lo sceicco Yussef Qaradawi. E hanno condannato lunedì scorso a sette anni di prigione un medico del Qatar, accusato di aver dei legami con gli islamisti degli Emirati. Inoltre, le divergenze vertono anche sul comportamento adottato dal Qatar nei confronti di alcuni gruppi classificati come “terroristi” dagli altri membri del CCG. Tra questi gruppi figurano per primi i Fratelli Musulmani, ma anche alcune cellule sciite in Barhein, dove la contestazione di questa comunità diventa molto violenta. Il Qatar è anche accusato di sostenere i ribelli sciiti zaiditi, chiamati Hutis, che controllano una parte del Nord dello Yemen, proprio alla frontiera con l’Arabia Saudita.  L’abdicazione dell’emiro del Qatar, lo sceicco Hamad Khalifa Al-Thani, nel Giugno del 2013, in favore del figlio Tamim, aveva fatto nascere la speranza di un cambio di politica. Ma la delusione è stata grande. I Paesi del CCG hanno realizzato che si trattava di un cambio di persona e non di politica: è il vecchio emiro che continua a guidare il gioco nel suo Paese.

Annunciando il ritiro dei loro ambasciatori, Riyad, Abu Dhabi e Manama hanno dichiarato in un comunicato aver “fatto di tutto affinché con il Qatar ci si accordasse per una politica unificata (…) che garantisse la non ingerenza in modo diretto o indiretto negli affari interni di ogni Paese membro” del CCG. Gli Stati “accusatori” hanno chiesto al Qatar di non sostenere nessuna azione  che potesse minacciare la sicurezza e la stabilità degli Stati membri, riferendosi soprattutto alle campagne mediatiche: un allusione a Al Jazeera. Questa rete, mezzo della diplomazia del Qatar, ha da sempre esasperato i Paesi della Regione e,secondo gli esperti, si adopera a sostenere gli islamisti, soprattutto in Egitto. Doha si è “dispiaciuta” per questa misura mentre la stampa del Qatar è stata  più pungente: “signori, il Qatar è uno Stato sovrano”, scriveva qualche giorno fa il quotidiano El Watan, mentre il giornale Al-Raya sottolineava che “il Qatar non è il vassallo di nessuno”. Gli osservatori temono che il Qatar non prenda sul serio l’avvertimento che gli è stato rivolto dai tre vicini. A loro avviso questa politica rimane soggetta al peso che ciascuno dei due clan esistenti in Qatar ha sulla politica del Paese. Il clan della scalata e quello della pacificazione, che dovrebbero essere rispettivamente guidati dal vecchio emiro e dal giovane sovrano Tamim. Un dualismo che non dovrebbe però mettere in causa l’esistenza del CCG, che ha resistito ad altre crisi.

Non bisogna dimenticare che in Medio Oriente si oppongono due tendenze: quella dei regimi conservatori, che non approvano le rivoluzioni arabe perché, secondo loro, sono una minaccia per la stabilità della Regione e del loro regime. Sono guidati dall’Arabia Saudita e dalle piccole Monarchie del Golfo. E quella che comprende coloro che hanno sostenuto le primavere in Siria, Egitto e Libia, a cui capo c’è il Qatar,la Turchia e Hamas. Questa crisi è seria, ma la diplomazia del Qatar è sopravvissuta a crisi più gravi. La sua determinazione a farsi spazio sulla scena internazionale è grande. In 15-20 anni, il Paese ha portato avanti una diplomazia attiva, a volte arrogante, per frenare l’Arabia Saudita che oggi vuole controllare i dossier egiziano e siriano. Riyad ha però bisogno delle altre capitali del Golfo per far fronte all’Iran sciita, percepito come una vera minaccia per le monarchie sunnite. Soprattutto da quando gli Stati Uniti hanno deciso di riaprire il dialogo con Teheran rilanciando i negoziati sul nucleare.

Doha rientrerà nei ranghi? Sicuramente la sua posizione oggi è ben salda, che si tratti di sport o diplomazia, la sua forza economica le ha permesso di acquisire una posizione di tutto rispetto che le permetterà di superare questa crisi. Tornerà probabilmente nei ranghi, ma non  smetterà di sostenere le forze della rivoluzione. La scommessa del Qatar mira al lungo termine.

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