qatar 2022

Un’inchiesta della polizia federale americana riaccende i riflettori sul Qatar e la più volte contestata organizzazione dei Mondiali 2022.

Mai nella storia dello sport l’assegnazione di una competizione ad un Paese, o ad una città, avrà mai suscitato tante polemiche, anche se, ad onor del vero,  la sfera sportiva non è immune da brutte vicende come la Coppa del Mondo del 1934 nell’Italia mussoliniana, i Giochi Olimpici di Berlino del ’36  e il Mondiale argentino del 1978 sotto la dittatura del generale Videla, che giustiziava i prigionieri politici a poche decine di metri dagli stadi dove si svolgevano le partite. Anche se in questi periodi storici le contestazioni non sono mancate, nessuna di esse ha mai portato alla seria messa in causa di una decisione proveniente dal Comitato Olimpico Internazionale o dalla Fifa. Solo che oggi è venuto alla luce un meccanismo di corruzione  che potrebbe portare l’importante organizzazione calcistica a ricominciare tutto da capo per quel che concerne la Coppa del Mondo del 2022 in Qatar, votazione compresa. Assegnando l’organizzazione della Coppa del Mondo al Qatar, la Fifa non pensava mettersi  in un tale vespaio. Al di là dello stupore generale che aveva destato la decisione della Fifa il 2 Dicembre del 2010, sono gli scandali che si susseguono da allora che fanno temere il peggio per il piccolo emirato del Golfo Persico. Dopo la questione (non ancora risolta) del periodo durante il quale si dovrebbe svolgere la competizione – estate o inverno – la polemica sulle scandalose condizioni di lavoro degli operai immigrati utilizzati nei cantieri dei futuri stadi, ora sono i sospetti di corruzione avvenute prima,durante e dopo le votazioni del 2010, che coinvolgono sempre più i dirigenti del Qatar, che non possono ormai più far finta di niente.

Già lo scorso Gennaio il quindicinale francese France Football rivelava che episodi pesanti di corruzione avevano animato tutto il procedimento per l’attribuzione del Mondiale 2022. Vi si faceva riferimento a diverse riunioni che avevano avuto luogo all’Eliseo nel novembre del 2010 – a qualche settimana dalla votazione ufficiale – tra Nicolas Sarkozy, l’Emiro del Qatar al Thani, il Presidente dell’epoca del Paris Saint Germain e Michel Platini, Presidente dell’Uefa.  Come contropartita alla proposta di Platini di prendere in considerazione il dossier americano, l’Emiro si sarebbe impegnato a ricomprare il PSG, creare una rete televisiva concorrenziale a Canal+ e offrire alle imprese di costruzione francesi una corsia preferenziale nell’attribuzione della costruzione delle decine di stadi necessari . Nell’immediato ci furono smentite su smentite e una grande arrabbiatura da parte di Platini, poi più niente…fino ad oggi, e questa volta il caso si fa più serio. Le rivelazioni sul dietro le quinte dell’attribuzione del Mondiale non sono più affare unico dei giornalisti di inchiesta, ma anche dei federali americani. Il Daily Telegraph rivela lo scorso 17 Marzo, che l’FBI avrebbe preso in mano la documentazione per investigare più approfonditamente. Con quali motivazioni? La prima simbolica, la seconda giuridica. In effetti, quel famoso 2 Dicembre del 2010, giorno della votazione, il principale Paese ad essere stato “danneggiato” erano proprio gli Stati Uniti. Con solo 8 voti (contro i 14 a favore del Qatar), il Paese che non ha più organizzato Coppe del Mondo di calcio dal 1994 deve arrendersi all’evidenza dei fatti al quarto ed ultimo turno. Irritazione massima, al punto che Barack Obama aveva espresso pubblicamente il suo disappunto, quando in tali circostanze solitamente il vincitore deve accettare la sconfitta e congratularsi con il vincitore.

Ora, gli Stati Uniti non fanno mai le cose a metà, soprattutto quando si tratta di sport, e se ha anche una sola possibilità di ribaltare la doppia sconfitta  Giochi Olimpici 2016 e Mondiali 2022, non mollerà mai l’osso. L’entrata in scena dell’FBI non è priva di significato sebbene si appoggi su prove concrete. Sotto accusa due ex dirigenti della Fifa: Jack Warner, già vice Presidente della federazione, e Mohamed Bin Hammam, molto vicino ai dirigenti degli emirati ed ex Presidente della Confederazione Asiatica (AFC) della quale il Qatar fa parte. Due personaggi chiave che sono stati sospesi nel 2011 dalla Fifa in qualsiasi attività connessa con il calcio per aver (già) tentato di comprare voti quando fu eletto il Presidente della Federazione stessa. Ma quello che ha messo la pulce nell’orecchio dell’Fbi è uno strano trasferimento di soldi versato attraverso una banca di New York. Senza aspettare un secondo l’FBI apre un’inchiesta su Warner. Secondo il Daily Telegraph, l’ex vice presidente e la sua famiglia avrebbero intascato 1,43 milioni di euro da un’impresa del  Qatar di proprietà di Bin Hammam poco prima dell’attribuzione del Mondiale. In poche parole, per ottenere il voto in favore del Qatar da parte di diversi membri del comitato esecutivo della Fifa, Bin Hammam avrebbe chiesto a Warner di utilizzare la sua posizione per smussare qualche angolo, vedi ungere gli ingranaggi.

Se queste informazioni verranno dimostrate, ci sono poche possibilità che la Fifa adotti la sua politica preferita, quella dello struzzo. In effetti, le rivelazioni della stampa, senza controprova giuridica, possono facilmente essere contestate, smentite o dichiarate diffamatorie. Ma se le ricerche dell’FBI arrivassero ad una conferma, gli Stati Uniti non rimarranno a guardare e chiederanno un risarcimento. Avendo le infrastrutture e i mezzi finanziari per organizzare un tale evento in tempo record, la probabilità di annullamento della decisione del 2 Dicembre 2010 e di una nuova votazione non è mai stata così alta. Ma la situazione non è così semplice da “risolvere”. Una nuova votazione varrebbe come un’ammissione di colpevolezza da parte della Fifa. Delle teste dovranno cadere visto che alcuni membri coinvolti occupano ancora posizioni di rilievo nella Federazione. Un tifone sta colpendo il mondo del calcio e sta per distruggere tutto al suo passaggio. La collaborazione con i federali americani di uno dei figli di Jack Warner  non è una buona notizia per i  presunti colpevoli.

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