india modi

Secondo i risultati ufficiali provvisori, il Bharatyia Janata Party di Narandra Modi supererebbe la maggioranza assoluta di 272 seggi su 543, e, insieme ai suoi alleati, otterrebbe più di 300 seggi in Parlamento.

Il Partito nazionalista hindu di Narandra Modi ha celebrato venerdì scorso una schiacciante vittoria alle elezioni politiche che si sono chiuse da poco in India, promettendo una “nuova era” fondata sul rilancio dell’economia dopo dieci anni di potere del Partito del Congresso. I risultati venerdì sera davano la maggioranza del Parlamento al Partito Nazionalista di Modi, cosa mai vista negli ultimi 30 anni per un Partito senza alleanze. Secondo i numeri della Commissione elettorale, il BJP avrebbe vinto in 274 circoscrizioni, su di un totale di 543 ed era in testa ad altre otto nelle quali le schede non erano ancora state finite di essere scrutinate. Questo trionfo del BJP ridisegna il paesaggio politico indiano, trasformando il Partito Nazionalista hindu in una potenza politica nazionale in discapito del Partito del Congresso della dinastia Gandhi-Nehru ridotto ai minimi termini, dura sconfitta per una formazione abituata a dirigere il Paese. “E’ l’inizio del cambiamento, la rivoluzione di un popolo e l’inizio di una nuova era”, ha dichiarato un dirigente del BJP, Prakash Javadekar, dalla sede di New Delhi. Le aspettative sono molte in seno alla popolazione indiana che vuol credere che il nuovo uomo forte dell’India potrà riprodurre le ricette economiche testate nel suo Stato di Gujarat, che dirige dal 2001.
Modi, figlio di un venditore di the di 63 anni, ha monopolizzato l’attenzione per tutta la campagna elettorale, promettendo di incarnare un potere forte sufficientemente forte per rilanciare l’economia indiana e cercando di far passare il più discretamente possibile il suo passato di controverso capo nazionalista hindu. Il leader del BJP è guardato con sospetto dalla minoranza musulmana dagli incidenti del 2002 avvenuti nel Gujarat. Per contro, il Partito del Congresso che esce da dieci anni di potere, scandali e corruzione a cascata, è stato punito per la sua incapacità di rilanciare la crescita e frenare l’inflazione. Ha rapidamente riconosciuto la sua disfatta, che potrebbe essere la più bruciante della sua storia. “Accettiamo la sconfitta. Siamo pronti a sedere nei ranghi dell’opposizione”, ha detto il portavoce e dirigente del Partito, Rajeev Shukl, davanti ai giornalisti. “Modi ha promesso mari e monti al popolo. La gente ha comprato questo sogno”, ha precisato. Secondo le proiezioni, il BJP supererebbe la maggioranza assoluta dei 272 seggi su 543, e raggiungerebbe più di 300 seggi con i suoi alleati. Il Primo Ministro Manhoman Singh, che aveva dichiarato a Gennaio che Modi sarebbe stato un “disastro” per il Paese, ha chiamato il suo probabile successore per congratularsi con lui.
I mercati finanziari indiani, dopo essere balzati in avanti nella mattinata nella prospettiva di una netta vittoria di Modi, si sono riequilibrati venerdì dopo un rialzo del 5% dall’inizio della settimana. Gli investitori dimostrano un ottimismo che qualcuno giudica eccessivo, sulla sua capacità di far uscire l’India dalle difficoltà: infrastrutture vacillanti, inflazione galoppante e via dicendo. “Ha davanti a lui un compito titanico che avrà bisogno di tempo perché i problemi economici sono veramente gravi. Non ha una bacchetta magica”, ha fatto notare un capo economista dell’Agenzia di rating Crisil. I grandi industriali del Paese sostengono il leader del BJP per via dell’accoglienza positiva ricevute dalle imprese sulle terre del Gujarat, mentre la sua ascesa sociale ha convinto la parte della popolazione che potrebbe rappresentare il potere forte ed efficiente del quale c’è bisogno nel Paese. Al di là dei nazionalisti hindu, Modi è riuscito a riunire una parte dei più poveri che tradizionalmente votavano per il Congresso e per i suoi programmi sociali. Secondo gli osservatori, Modi è arrivato al momento giusto, proprio quanto la popolazione era sopraffatta dall’abbattimento. La netta sconfitta stravolgere il Congresso e mettere in discussione la capacità della famiglia Gandhi di dirigere il Paese. A 43 anni, Rahul Gandhi ha condotto una campagna elettorale grigia, è stato incapace di dargli lo slancio necessario a ridargli appeal.
L’arrivo di Modi al potere porterà ad un cambiamento radicale per i grandi Paesi occidentali che lo hanno boicottato per dieci anni dopo gli scontri che hanno insanguinato il Gujarat nel 2002. Più di 1000 persone sono morte in quell’occasione, soprattutto musulmani. Modi è stato accusato di aver appoggiato le violenze. Durante la campagna elettorale, si è astenuto a mettere avanti le rivendicazioni nazionaliste più radicali del programma del BJP. Ma la tendenza nazionalista è palpabile nel nuovo Governo di Delhi e va a rafforzare quella già presente nella regione, in Giappone e in Cina. Prevarrà il business o l’ideologia? Per ora non possiamo che osservare il nostro nuovo interlocutore. Per giudicare c’è tempo.

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