EGYPT-CAIRO-UNREST

Il potere militare egiziano sognava una vittoria “trasparente e senza sbavature” in favore del Maresciallo al-Sissi, ma non è andata proprio così. L’astensionismo è stato tale che le autorità hanno dovuto prolungare di un giorno lo svolgimento delle elezioni presidenziali.

Dato come grande favorito per via della mancanza di un candidato potente che potesse rappresentare una vera opposizione, al-Sissi, che ha fatto cadere e arrestare lo scorso 3 Luglio il Presidente Morsi, proveniente dalla cerchia dei Fratelli Musulmani, non immaginava un tale affronto.  Tutto era stato predisposto con grande cura per permettere agli elettori di recarsi ai seggi elettorali. Dei militari si trovavano ad ogni ingresso di seggio per rendere sicuro il voto al Cairo, come nell’Alto Egitto, dove gli islamisti esclusi dal gioco elettorale si erano fatti minacciosi. L’ex capo dell’Esercito, preoccupato di assicurarsi un sostegno popolare massiccio da quando aveva vietato e fatto arrestare i leader islamisti, aveva dichiarato che si aspettava non meno di 45 milioni di voti sui 53 milioni degli aventi diritto al voto di uno dei Paesi arabi più popolati. Ma alla fine di queste presidenziali, denunciate dai difensori dei Diritti dell’Uomo che sottolineano la mancanza dell’opposizione – i cui rappresentanti sono stati interdetti, uccisi o arrestati – i risultati non sono quelli sperati: la partecipazione è stata stimata essere del 37%, molto lontana da quel 51,8% registrato durante le elezioni del 2012 che decretarono la vittoria di Mohamed Morsi, primo capo di Stato eletto dal Paese democraticamente. Il Maresciallo al-Sissi, che si pensava fosse molto popolare, deve rivedere i suoi piani. Lo stato di nervosismo era tale che i simpatizzanti di al-Sissi si sono agitati fino all’ultimo momento per convincere gli astensionisti. Alla televisione di Stato e alla radio, presentatori e commentatori rivaleggiavano per  immaginazione nell’incitare al voto. Alternavano le suppliche alle minacce, mentre si moltiplicavano le voci su possibili multe o persecuzioni giudiziarie per gli astensionisti.

Gli egiziani non hanno dimostrato nessuna fretta neanche mercoledì scorso, terzo giorno di elezione presidenziale aggiunto in extremis,  nell’andare a votare e dare maggiore legittimità al “favorito”. Secondo un diplomatico occidentale che ha seguito le operazioni di voto, il tasso di partecipazione non sarebbe compreso che tra il 10 e 15 milioni di elettori, ossia tra il 19% e il 28% dell’elettorato. Le cifre ufficiali lo danno al 37%. In un Paese diviso dalla rivoluzione popolare che ha destituito Hosni Mubarak nel 2011, l’astensionismo viene attribuito ad una miscela fatta di indifferenza politica e di rifiuto nel vedere nuovamente un militare al potere. Il malcontento dei giovani di fronte alla restrizione delle libertà pubbliche fa anche la sua parte, così come l’appello al boicottaggio lanciato dagli islamisti.  Secondo gli osservatori di Democracy International, la decisione di prolungare lo scrutinio solleva una certo numero di domande sull’integrità del processo elettorale. Questo tipo di decisioni non può essere preso che in casi eccezionali, avrebbe dichiarato Eric Bjornlund, Presidente di Democracy International. Contrariamente alle precedenti elezioni che avevano visto affrontarsi una decina di candidati, queste è sembrata pilotata visto che al-Sissi non aveva che un rivale, il rappresentante della sinistra Hamdine Sabahi. Quest’ultimo ha denunciato il prolungamento delle operazioni elettorali, giudicandole ingiustificate per via della mancanza di entusiasmo dimostrato dagli elettori. In un comunicato, ha definito questa decisione un tentativo che aveva come obbiettivo “di impedire agli egiziani di esprimere la loro opinione manipolando il tasso di partecipazione e la percentuale dei volti”. L’astensionismo può anche essere spiegato dal fatto che al-Sissi non ha chiaramente detto come contava risolvere le molteplici sfide alle quali e confrontato il Paese. Ha presentato le sue priorità a grandi linee: lottare contro l’insurrezione islamista e rilanciare l’economia con il turismo e con l’arrivo di nuovi investitori, ma anche insistito sulla necessità di applicare un piano di austerità chiedendo alla popolazione di prepararsi a grandi sacrifici. Ricordiamo che l’Egitto conta 85 milioni di abitanti e molti di loro vivono in povertà

La vittoria di al-Sissi non è neanche una vittoria a metà. Più del 60% degli aventi diritto al voto non si è espresso, o ha dato la sua preferenza a Sabahi. La “tranquillità” di una vittoria plebiscitaria non c’è. Il passato non è tornato, i generali non piacciono più e questo fa si che i problemi dell’Egitto, e tutte le incognite ad essi legati, sembrano lontani dall’essere risolti.

 

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