PDC Primarie

Le elezioni primarie, introdotte in Italia dalla coalizione di centrosinistra “L’Unione” nel Febbraio 2005, vennero accolte da gran parte dell’opinione pubblica e dal sistema politico-mediatico come una conquista epocale, una panacea per risollevare la sorte dei partiti. Oggi, a distanza di due lustri, quell’esperienza appare appannata, opacizzata, priva di capacità attrattiva. Di certo a pesare la scarsa chiarezza dei meccanismi che le sottendono. Il nocciolo della questione è che esse sono prive di una cornice normativa tesa a disciplinarle dettando chiari e inderogabili principi. Discorso completamente diverso negli Usa in cui il sistema è presente sin dal lontano 1847: esistono regole precise a cui i partiti devono attenersi per garantire la correttezza del meccanismo elettorale interno alle coalizioni. Le cronache locali, poi, raccontano di come questo sistema sembri ormai inesorabilmente inceppato tra rinvii, litigi e denunce penali. Il sentimento di delusione e disullusione pare ancor più evidente quando le primarie vengono organizzate a livello cittadino, provinciale, regionale. In questi casi spesso si assiste a vere e proprie farse. La mancanza di elenchi specifici, di appositi registri contenenti i nominativi degli elettori, la possibilità data a chiunque di votare, in cambio dell’obolo da versare, sembrano aver minato alle fondamenta una pratica che nelle intenzioni di molti avrebbe dovuto garantire una maggiore “partecipazione dal basso” alle scelte politiche. L’entusiasmo iniziale che ha circondato le primarie sembra che stia svanendo lentamente, ma progressivamente. Insomma come spesso capita, i nobili principi figli della teoria non pare trovino concreta corrispondenza nella pratica. Le primarie, così tanto elogiate fino ad essere elevate a feticcio intoccabile, dopo appena un decennio dalla loro apparizione hanno già un sapore stantio, poco capace di avvicinare, aggregare, affascinare. Una buona, semplice legge finalizzata a dettarne regole precise potrebbe essere un modo per rilanciarle rendendole nuovamente coinvolgenti per i partiti e i cittadini. In assenza di ciò, il meccanismo è destinato ad assumere esclusivamente un carattere di autoreferenzialità di cui, a dire il vero, non se ne sente affatto il bisogno.

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